L’uomo comune crede che la razionalità sia la dote per eccellenza di cui uno scienziato debba disporre. Non sempre l’uomo comune ha ragione. Talvolta gli scienziati sono ben diversi da quei perfetti razionalisti che si manifestano agli occhi di molti.
L’uomo comune crede che la razionalità sia la dote per eccellenza di cui uno scienziato debba disporre. Non sempre l’uomo comune ha ragione. Talvolta gli scienziati sono ben diversi da quei perfetti razionalisti che si manifestano agli occhi di molti.
La scienza normale consiste in gran parte in un “lavoro di ripulitura”. Gli sperimentalisti eseguono versioni modificate di esperimenti che sono stati eseguiti già molte volte prima. I teorici aggiungono un mattone qui, sistemano una cornice là, in un muro di teoria, e difficilmente potrebbe essere altrimenti. Se tutti gli scienziati dovessero ricominciare dal principio, mettendo in discussione gli assunti fondamentali, avrebbero moltissima difficoltà a raggiungere quel livello di raffinatezza tecnica che si richiede per fare del lavoro utile. L’idea è che la scienza normale si occupi della risoluzione di problemi, i tipi di problemi che gli studenti conoscono la prima volta che aprono i loro libri di testo. Tali problemi definiscono uno stile di soluzione accettato, che guida la maggior parte durante l’università, quando si lavora alla tesi di dottorato e quando si scrivono gli articoli per i periodici scientifici che costituiscono la sostanza della carriera accademica. In condizioni normali lo scienziato ricercatore non è un innovatore ma un risolutore di rompicapo, e i rompicapo su cui concentra la sua attenzione sono quelli che egli pensa possano essere sia formulati sia risolti all’interno della tradizione scientifica esistente. Poi ci sono le rivoluzioni. Una nuova scienza ha origine da un’altra che è venuta a trovarsi in un vicolo cieco. Spesso una rivoluzione ha un carattere interdisciplinare: le sue scoperte centrali provengono non di rado da persone che si spingono oltre i normali confini delle loro specialità. I problemi che ossessionano questi teorici non sono linee di ricerca legittime. Certi argomenti proposti per tesi di dottorato non sono accettati dai professori e taluni articoli presentati per la pubblicazione vengono rifiutati dalle riviste scientifiche. I teorici stessi non sono certi di saper riconoscere una soluzione se la vedessero. Essi accettano il rischio come parte integrante della loro carriera. Alcuni scienziati dal giudizio indipendente che lavorano da soli, incapaci di spiegare in quale direzione sia indirizzata la loro ricerca, hanno timore persino di dire ai loro colleghi che cosa stanno facendo!
La vita professionale di un teorico può essere talvolta molto difficile, si vive in completo isolamento, si lavora ad un progetto unico, di cui solo tu sei a conoscenza e di cui solo tu possiedi la soluzione. E’ per questo che la comunicazione dei risultati avviene tramite seminari, conferenze o pubblicazioni.
Prossimamente vi parlerò di un teorico solitario statunitense che il sottoscritto conosce abbastanza bene, essendo nel suo gruppo di ricerca.