INTERVISTA a Mons Slawomir Oder Postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II

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Roma 02.05.06 Mons E’ passato appena un anno dalla morte del servo di Dio Giovanni Paolo II, ed è ancora vivo l’urlo della folla che vedeva il santo Padre “Santo Subito”.

Autore:  filippo baglini
fatta il : 4 Maggio 2006

Roma 02.05.06 Mons E’ passato appena un anno dalla morte del servo di Dio Giovanni Paolo II, ed è ancora vivo l’urlo della folla che vedeva il santo Padre “Santo Subito”. Quanto ha inciso l’opinione della gente sull’inizio della causa di beatificazione?
Non conosco le decisioni di Papa Benedetto XVI di abbreviare i tempi del processo, perché c’è un’aspetto noto e sicuramente qualche aspetto che a noi ci sfugge essendo coperto dal secreto del conclave. Ma alcune indiscrezioni di quei giorni ci hanno fatto sapere di una iniziativa firmata da alcuni partecipanti di quell’incontro dove chiedevano al successore di Giovanni Paolo II di indire subito il processo appena possibile.
Quello che noi sappiamo con certezza è quell’urlo della folla, e sappiamo anche che nella prassi ordinaria i cinque anni che passano dalla morte dell’eventuale candidato all’altare dall’inizio del processo, servono soprattutto per accertare la presenza di così detta fama di Santità.
Qui ci troviamo di fronte ad un fenomeno che sicuramente ha permesso a Papa Benedetto di accertare questa fama di Santità diffusa nel mondo non soltanto con il grido Santo Subito, ma anche con la presenza massiccia dei rappresentanti del mondo intero in quei giorni del funerale qui a Roma. Sicuramente la percezione della fondata fama di Santità come è apparsa nei giorni del funerale ha potuto dare al papa un ulteriore elemento per poter ridurre i tempi del processo e abbreviare i cinque anni.

Quanto la Causa di Beatificazione di Giovanni Paolo II stia a cuore a Papa Benedetto XVI si evince dal saluto rivolto ai pellegrini polacchi durante l’Udienza Generale dello scorso 6 luglio 2005, che peso ha avuto l’affetto personale di Papa Ratzinger sulla riduzione dei tempi di beatificazione?
Anche qui rimaniamo nell’ambito delle supposizioni e convinzioni personali, comunque, ancora prima di essere eletto Pontefice, il Cardinale Ratzinger ha dato una chiara testimonianza della personale convinzione di affetto verso Giovanni Paolo II, basti ripensare all’omelia fatta durante i funerali. I venti anni di consuetudine quasi quotidiana che il Cardinale Ratzinger ha avuto con Giovanni Paolo II l’hanno portato a quelle affermazioni spontanee, pur non sapendo che poi come Papa Benedetto doveva tener conto nel suo ministero.

A che punto siamo con il processo di Beatificazione?
Al momento attuale siamo nel pieno svolgimento della fase dell’ inchiesta diocesana. Ogni processo di beatificazione è diviso in tre fasi: la prima ordinaria necessità di attendere cinque anni, che serve al vescovo competente per iniziare il processo a raccogliere i segni della fama di Santità, e questa come sappiamo è stata saltata o meglio è stata abbreviata. La seconda fase è la fase dell’inchiesta diocesana la quale deve raccogliere tutta la documentazione, diciamo la materia prima. In questo momento oltre alla documentazione studiata dalla commissione storica, c’è l’ascolto attento dei testimoni. Contemporaneamente si sta svolgendo un altro processo che non ha nulla a che fare con il processo Romano, è il così detto processo al miracolo, che è stato aperto su una segnalazione pervenuta al mio ufficio, e come Postulatore ho fatto accertamenti e vista la serietà del caso ho preso contatti con il vescovo competente in una diocesi in Francia e si è dato inizio al processo al miracolo. La terza fase, quella conclusiva, è alla chiusura dell’istruttoria diocesana e dopo di che tutta la causa passa alla congregazione per le cause dei santi, dove avviene lo studio di merito del materiale raccolto. Oggi noi siamo alla seconda fase.

Sò che anche gli scritti di Giovanni Paolo II sono stati messi sotto esame, cosa pensate di trovare, una parola, un messaggio che possa far presumere a un miracolo?
Non si fanno ricerche straordinarie, quello che muove la commissione storica, è semplicemente la necessità processuale di ritrovare tutta la documentazione del Servo di Dio. Non dobbiamo dimenticare che il processo di beatificazione oltre a proclamare il beato, è un momento per studiare tutta la profondità e la ricchezza dell’insegnamento e della personalità di Giovanni Paolo II. Allora lo studio dei documenti ha come obbiettivo la ricostruzione dell’insegnamento del Servo di Dio. Ci sono stati due momenti dello studio degli atti, il primo ordinariamente appartiene alla prima fase, dove il vescovo competente ha l’obbligo di sottoporre ai teologi censori gli scritti pubblicati del candidato all’altare. Anche in questo processo nonostante il rito abbreviato, è stata costituita la commissione dei teologi censori e hanno studiato gli scritti pubblicati da Giovanni Paolo II prima dell’elezione al soglio pontificio. Poi ci sono gli scritti in veste privata come poesie libri ecc.. anche questo che non fa parte del magistero dovrà essere sottoposto all’esame della commissione.
Poi c’è un altro studio fatto dalla commissione storica, che deve studiare gli scritti inediti, e questo è un lavoro immenso, perché quelli sottoposti alla commissione teologica sono conosciuti, mentre la commissione storica deve scavare negli archivi, nei diari, nelle lettere mai pubblicate, ma non solo la commissione storica deve raccogliere tutta la documentazione detta anagrafica della presenza di Giovanni Paolo II nella storia. E poi c’è una terza categoria di scritti da analizzare, quella sul servo di Dio ed anche questo è facile immaginare l’immensità del lavoro, basti pensare a tutto il materiale che è stato scritto su Giovanni Paolo II.

Riguardo Giovanni Paolo II, si parla di un miracolo fatto a una suora francese affetta dal morbo di Parkinson, è stato confermato? Si può ritenere una guarigione fatta dal Santo Padre? Si può parlare di vero miracolo?
La mia risposta deve essere senz’altro cauta, perché non posso anticipare l’esito del processo. Ma senza dubbio posso dire che si tratta di un fenomeno inspiegabile, noi siamo davanti a un caso veramente particolare, ha tutti i presupposti per essere un miracolo, ma di vero miracolo possiamo parlarne solo dopo il processo esaminata tutta la documentazione, dei medici e dei teologi. Se invece vogliamo parlare su cosa sia un miracolo posso dire che è un intervento di Dio, che supera le forze della natura. Ma successivamente per decidere se davvero lo è dobbiamo verificare che riguardi effettivamente una guarigione, che avvenga in modo istantaneo, inspiegabile dal Punto di vista umano e totale, ecco, sono questi gli elementi che devono essere accertati per poter parlare di vero miracolo. E lo studio viene diviso tra la scienza che deve cercare di dare una spiegazione umana se c’è, e la commissione teologica che deve capire se c’è stata davvero un’intercessione del candidato agli altari in questo caso di Giovanni Paolo II.

Dove vanno trovate le origini del processo di Beatificazione e canonizzazione? Durante i secoli hanno subito dei cambiamenti?
Per questa domanda forse dovevo prepararmi, però posso dirle che questo processo nasce nel tempo. I primi Santi sono stati i martiri. Il Martirio era già una forma della canonizzazione, che avveniva immediatamente senza bisogno di alcun miracolo, in quanto il martirio in se è considerato un miracolo, perché la testimonianza del sangue o dare la propria vita nel segno della propria fede è un’evidente segno della eroicità della fede vissuta dal martire. Poi con il passare del tempo nacquero i Santi confessori, che venivano considerati santi in virtù della qualità della loro vita, della testimonianza resa non piu’ con il versamento del sangue, ma proprio della vita vissuta quotidianamente. Naturalmente la chiesa primitiva non conosceva il processo canonico come lo conosciamo oggi, successivamente con lo sviluppo della chiesa e della sua organizzazione amministrativa, i santi venivano proclamati all’interno delle chiese locali, e il ruolo fondamentale veniva dal popolo, vox populus. La gente acclamava un Santo e sottolineava questa sua convinzione con la pratica del culto personale e questo ne è rimasta traccia anche oggi. Con il tempo e con una maturazione della chiesa, è stato definitivamente assegnato al Papa il diritto di pronunciarsi in forma definitiva sulla causa dei santi.

Ci può fare chiarezza sulla differenza tra Beatificazione e Canonizzazione, e quale è l’iter che porta alla gloria degli altari.
Normalmente quando un processo a inizio, non comincia come un processo di beatificazione, ma come in questo caso, si parla di un processo di beatificazione e canonizzazione e bisogna ricordare che non è a carattere costitutivo ma dichiarativo, cosa significa: che uno che muore la chiese crede che va al cospetto di Dio alla sua beatitudine come pienezza della sua vita. Chiamare qualcuno beato o santo non cambia nulla in questa sua situazione oggettiva, ma cambia il suo modo di essere “presente” nella vita della chiesa. La beatificazione è una proposta della chiesa che fa del culto locale una realtà eclesiale “limitata”, invece la canonizzazione è la proposta che la chiesa fa alla chiesa Universale. Dal punto di vista formale la beatificazione è un atto meno vincolante per la chiesa, invece la canonizzazione coinvolge la figura del Papa.

Giovanni Paolo II, ha celebrato 147 cerimonie di Beatificazione dove ha proclamato 1338 beati. Ha fatto 51 Canonizzazioni per un totale di 482 Santi. Secondo Lei perché ha voluto fare tutti questi Venerabili, forse ha voluto sottolineare l’importanza di pregare i Santi, visto i tempi storici che ha vissuto?
No, non soltanto questo. Io penso che l’intento principale del santo padre debba ricercarsi nella sua formazione personale, come emerge dai suoi scritti, sulla vocazione personale alla santità. Il fatto che il santo padre abbia proposto tante figure di santi non è soltatanto un proporre alla chiesa i modelli da imitare, ma soprattutto indicare che la santità è possibile. Proprio il concilio vaticano II ha parlato di questa vocazione universale alla santità, è una vocazione che costituisce la dimensione più profonda della vocazione cristiana. Ogni cristiano è chiamato alla santità. Credo che Giovanni Paolo II a voluto dare un segno di grande speranza alla chiesa e all’uomo.
Speranza perché ha ribadito che l’uomo non si realizza pienamente ed esclusivamente nella storia, ma è la sua dimensione meta-storica che va al di là dell’uomo, ed è proprio la santità, il traguardo che ogni cristiano deve e può raggiungere. Dio chiama l’uomo, e lo chiama alle cose possibili e non lo chiama a quelle impossibili, allora se la nostra vocazione è alla santità, vuol dire che l’uomo con l’aiuto di Dio ha la potenzialità di farlo. E’ stato un modo da parte del santo padre di dirci svegliateci dal buio della mediocrità potete uscire, e vivere la misura alta della vita che è la Santità.

Alcuni pensano che intorno a Giovanni Paolo II prima e dopo la morte ci sia stato troppo fanatismo e che abbia portato ad un commercio blasfemo, cosa ne pensa?
Ma io penso che non si tratti di fanatismo, direi piu’ un’atteggiamento di isterismo, ma questo fa parte della natura umana, non penso che bisogna dare peso a questa cosa. Il modo in cui viene gestita la causa da parte del Papa Benedetto XVI e della santa sede, purché ridotta, ma pur sempre rigida nelle sue regole, mira ad acquietare un’ po’ gli animi, altrimenti si cadrebbe in una situazione poco sana.
Secondo me prevale un’affermazione di sentimenti profondamente autentici e cristiani, che hanno ricevuto molto dal santo Padre.

Davanti a fenomeni inspiegabili razionalmente si grida subito al miracolo. E spesso le persone si convincono prima della chiesa che quel fatto o quell’ evento sia un miracolo. La chiesa invece è quasi sempre l’ultima a prendere posizione, non pensa che questo porti a non avere fiducia nelle decisioni della Chiesa? Voglio dire se i processi di riconoscimento da parte della Chiesa fossero piu’ rapidi, e decisivi, non si ridurrebbero i dubbi e le incertezze che spesso nascono davanti a fatti o eventi inispiegabili?
I fatti inispiegabili, sono eventi misteriosi e come tali richiedono sempre particolare attenzione e serietà. Non penso che la Chiesa voglia tardare nel prendere posizioni, anzi con il suo studio cerca di accertare con fermezza la verità ed è proprio su questo cammino che viene fuori tutta l’esperienza e ricchezza della Chiesa accumulata attraverso i secoli.

Ci sono tantissimi gruppi di preghiera nati in tutto il mondo per Giovanni Paolo II, sono importanti ai fini del processo di Beatificazione? E se lo sono in che modo?
Certamente che sono importanti. Nel senso che sono espressione di uno degli obbiettivi da accertare nel processo di fama di santità diffusa nel mondo. All’attuale sono presenti 298 gruppi di preghiera in tutto il mondo, e certe segnalazioni sono straordinarie, come il gruppo di preghiera che viene da uno dei paesi islamici per eccellenza, vuol dire che è una realtà forte e importante. I gruppi di preghiera sono nati spontaneamente e in nessun modo sollecitati dalla Postulazione ed è anche per questo che sono ancora più belli e straordinari.

Ho davanti la nuova rivista “TOTUS TUUS” ce ne vuol parlare?
E’ un’ idea che nasce parallelamente al sito ufficiale internet, ed abbiamo visto un’enorme interesse da parte di tutto il mondo, persone che vogliono conoscere le fasi del processo, che voglio esprimere il loro amore per Giovanni Paolo II.
La rivista vuole essere di aiuto alle attese della gente, abbiamo pensato di dare una risposta alle curiosità naturale della gente che vogliono conoscere il processo. Nel piccolo e in modo semplice vogliamo con questa rivista rendere il processo piu’ vicino alla gente, un po’ come sta’facendo lei con questa intervista, ma anche riprendere il percorso della preghiera del santo padre e continuare il suo cammino.
Saranno fatte varie edizioni in varie lingue, dopo quelle attuali italiano, polacco, spagnolo, inglese e francese, ma non vogliamo fermarci, vogliamo arrivare anche in terre difficili come la Russia e la Cina, con le edizioni in queste lingue, ed bello che con la parola di Giovanni paolo II, con il suo pensiero possiamo arrivare là dove umanamente gli è stato negato l’ingresso.

Il piu’bel ricordo che ha di Giovanni Paolo II.
E’ difficile risponderle perché, al momento presente guardo la figura di Giovanni Paolo II, non soltanto con la prospettiva della mia esperienza personale, ma anche attraverso l’ esperienza delle persone, cioè attraverso l’eco dei suoi insegnamenti.
Guardi le dico,che proprio stamani, ho ricevuto una lettera di una madre, che dopo un’avvio splendido della vita familiare, e dopo una splendida bambina, le è nata dopo due anni una seconda figlia con un male incurabile. E mi scrive che durante gli anni ha cercato di rassegnarsi ma rifiutava questa situazione. Una volta venne a Roma quando era ancora vivo il santo padre, in piazza San Petro faceva caldo e lei cercava un’ po’ d’ombra per la figlia malata. L’addetto alla piazza vista la situazione la portò davanti al Papa. E questa donna ricorda lo sguardo di Giovanni Paolo II che si è posto sopra di lei e alla bambina. Certo umanamente e dal punto di vista oggettivo la bambina è rimasta malata, ma la madre, scrive, che in lei qualcosa è cambiato nella sua vita, ha ritrovato il senso e il valore della sofferenza che vive e della presenza di questo angelo come lei chiama la sua bambina.
Ma certamente anche io ho dei ricordi molto personali. Il ricordo piu’ simpatico che ho è senza dubbio quello da seminarista, in un incontro molto informale durante le feste natalizie,
quando stavamo tutti insieme come in una famiglia condividendo i dolci natalizi e cantando le canzoni di natale, è stata una cosa molto bella, è l’incontro che ricordo con più gioia, non la dimenticherò mai.

La ringrazio molto Mons, le auguro un buon lavoro e spero di ritornare quando il processo sarà concluso

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