INTERVISTA al Marchese Torrigiani

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Autore: Filippo Baglini
fatto il : 7 Settembre 2007

L’Italia, grazie alla sua storia particolare, che la vede per secoli politicamente frazionata in numerosi piccoli stati, e’ ricchissima di castelli di tutte le epoche e gli stili, offrendo così un panorama estremamente variegato, sia dal punto di vista architettonico, che delle funzioni storicamente e localmente differenziate del castello: dalle fortezze poste a guardia dei passi alpini, alle dimore di signorotti locali, alle raffinate corti quattrocentesche fino ai castelli reali dell’ottocento.

A Fosdinovo piccolo paese della provincia di Massa Carrara c’è un castello, che ancora oggi domina con la sua intatta mole trecentesca, dall’alto dei suoi 550 metri di altitudine, gran parte della costa Tirrenica sottostante. E’ un castello che è rimasto in piedi nonostante le numerose battaglie e terremoti, un castello che conserva intatto il fascino della vita di corte, abitato oggi dal suo proprietario il marchese Vieri Torrigiani-Malaspina, che ho avuto il piacere di incontrare.


Sig. Marchese ci racconta la storia della sua famiglia, dei Malaspina, e di questo bellissimo castello?

La storia dei Malaspina è quella di una grande famiglia longobarda che viene vestita da Federico I Barbarossa il quale conosce in guerra un certo Obizio prima come avversario poi come amico riscontrando in lui ottime qualità militari. Federico I decise di allearsi con Obizio e gli affida la marca (da qui Marchese) del suo impero centro meridionale che permetteva all’imperatore di avere un controllo sia della costa tirrenica sia di quella adriatica. La famiglia, incomincia, da Parma poi si allarga verso la Lunigiana fino al mar Tirreno, era molto importante il controllo delle coste in quanto venivano attaccate dai mori e dai saracini, quindi il controllo delle coste rivestiva una ruolo importante . Inoltre era importante anche il controllo della via Gallia che passa proprio qui in questa zona e la via Francigena, quindi chi aveva il controllo di questi punti strategici aveva grande potere. Obizio Malaspina inizia così l’avventura di questa famiglia che nei secoli si allargherà sempre più nell’Italia centrale e nord della Toscana raggiungendo la Sardegna dove abbiamo ancora oggi dei castelli fino al Sud a Napoli, a Palermo dove ora il castello è adibito a Prigione. Essendo una Famiglia Longobarda ci sono stati nel tempo dei problemi di discendenza, in quanto tutti i figli maschi avevano diritto al feudo non c’era il primascato. Fu così che la famiglia nel tempo si è frammentata in vari piccoli feudi. Nel 1200, infatti, dovettero dividere la famiglia in due grandi rami, lo spino SECCO e lo spino FIORITO. Lo stemma dei Malaspina, infatti, è un ramo di pruno selvatico, e si decise che alla destra del Magra stavano la famiglia dello spino SECCO e alla sinistra quelli dello spino FIORITO. Fostinovo era uno dei tanti feudi dello spino FIORITO,ed era un feudo molto grande, aveva una posizione strategica di controllo verso il mare da un lato e verso i monti dall’altro come può vedere dal balcone. La famiglia Malaspina finisce nel 1700 quando arrivarono i Francesi con le loro idee nuove, l’ultimo feudatario di Fostinovo progressista si avvicinò alle nuove idee, ma alla fine perse tutto. Alla fine del 700 dopo molte avversità il castello fu acquistato da un discendente Piacentino che lo riadattò alle esigenze dell’800 ma soprattutto gli ridette una forma medioevale che con il tempo aveva perso, quella di corte per intenderci, riportandolo ad alcuni stili del 500. Poi nell’800 assume una forma più leggiadra neogotica, con le merlature con i mobili neogotici che ricordano un po’ il medioevo e che sono arrivati ai giorni nostri. Noi come discendenti abbiamo mantenuto questa struttura nella sua forma integrale, nonostante le vicissitudini dei terremoti e delle guerre. Nel 1985 mio padre muore e tra noi fratelli ci mettemmo d’accordo, e io sono oggi il proprietario unico, e cerco ogni anno di apportare delle ristrutturazioni per mantenere vivo il castello e la sua storia.

Quanto ci vuole per mantenere un castello oggi?
Ma, per una manutenzione ordinaria possono occorrere mediamente circa 50mila euro l’anno, questo per fare piccole riparazioni. Per la manutenzione grossa ci vogliono ditte esperte e li i costi sono maggiori. Devo dire la verità, che fino ad oggi, molte case storiche hanno avuto l’aiuto della comunità europea e poi lo stato che aiuta la conservazione delle dimore storiche con aiuto diretti di contributi ai lavori. C’è una certa attenzione per queste dimore storiche, non tutte certo hanno questo marchio di dimore storiche, bisogna avere dei requisiti, e per questo c’è una associazione che si fa carico di queste problematiche, e che interagisce con lo stato, proprio come un vero e proprio sindacato, si chiama Associazione delle dimore storiche italiane, nata per tutelare la storia e la struttura dei castelli.


Come è stata la sua infanzia tra le mura di un castello? Che ricordi ha?

Ho due ricordi, uno legato al palazzo di Firenze, e me lo ricordo come una prigione, aveva un giardino immenso e noi bambini non si uscivamo mai, tranne per andare a scuola, ma la nostra vita era rilegata nelle mura di quel giardino. Infatti ricordo che ai miei genitori chiedevo spesso come era Firenze perché non la vedevo mai. Invece quando venivo qui al castello di Fosdinovo le cose andavano meglio, vivevo con i ragazzi del paese, mi divertivo a fare molti giochi, e quasi sempre scommettevo il castello. Qui a questo castello venni quando avevo 15, 20 anni, e non avevo più quelle oppressioni castellane che avevo a Firenze. Il castello di Fosdinovo lo consideravo un rifugio
dove potevo svolgere liberamente la mia grande passione, che non è la caccia come qualcuno potrà pensare, bensì il bricolage, mi piace molto farmi i lavoretti da dolo usare chiodi e martello. E questa voglia di mettere a posto usando gli attrezzi fin da giovane si è trasformata nel tempo nell’amore per la conservazione del castello. Tutt’oggi se de
vo fare un lavoro mi metto la tuta e vado a lavorare, nel mio laboratorio di falegnameria.

Come è il rapporto oggi con gli altri Marchesi di Italia? Vi incontrate?
Questa è una domanda interessante. Vede in questo ambiente mi sento un po’ a disagio, può sembrare assurdo, ma è la verità. Rispetto ai miei fratelli, soprattutto mio fratello più piccolo, che ha un atteggiamento di aristocrazia più di me, va a caccia con i colleghi nobili, teatro, pranzi ecc, io sono un pochino….come posso dire ..una volta si diceva, liberale, progressista, insomma posso dire che sono un pò più semplice in tutto, dal vestire ai rapporti con la gente. E’ vero che sono in continuo contatto con tutti i nobili, con il sindacato ecc.., ma a volte mi trovo in disaccordo con delle prospettive che alcuni nobili propongono. Nell’ambiente mi considerano un po’ originale diciamo così, ma sono contento di esserlo.

Lei oltre al castello ha una sua attività molto bella riguardo il Giardino Torrigiani che è il più grande giardino privato entro le mura di Firenze, rappresenta un capolavoro unico di storia, architettura e varietà botaniche, ce ne può parlare?
Vede la mia scelta di fare il giardiniere rientra nel mio stile di vita, in quel fare da se che le dicevo prima. Partiamo con il dire che anche la nobiltà non vive più di rendita come facevano i nostri genitori o nonni. Oggi, come me, anche altri si sono messi a fare gli impresari, chi di vino, chi di ristoranti e io di giardini, questo anche per mantenere i castelli.
Il giardino di cui lei parla, nasce alla fine del ‘700, da una certo Torrigiani, o meglio non si chiamava Torrigiani, ma Pietro Guadagni, aveva uno zio ricchissimo (segretario del vaticano), e gli lascio tutta l’eredità. E questo signore che prese il nome di Torrigiani costruì un giardino di 10 ettari nel cuore di Firenze ed esiste ancora. Il giardino oggi è in comproprietà con i miei fratelli. Mio padre aveva una piccola attività di piante, e mi spinse dopo la laurea in agraria a portare avanti l’attività. Così nel’75 misi su un’azienda di piante, e iniziai dal basso a fare mercati ecc, prendendo perfino la qualifica di coltivatore diretto. Piano piano mi venne l’idea di noleggiare le piante e farne la manutenzione, e venne fuori una meraviglia, un lavoro nuovo con grande soddisfazioni economiche e di progresso.
La Famiglia dei Torrigiani, mi chiedeva?Bene, la famiglia è del ‘300, veniamo da Lamporecchio, dove vendevano il vino, e vennero a vendere il vino a Firenze commerciandolo con tutto, iniziando il commercio europeo del vino. Nel 1850 uni dei Torrigiani senatore del regno sposa la mia bisnonna Malaspina ed ecco che le due casate Torrigiani Malaspina si unirono.

In questo castello si dice che c’è stato Dante, è proprio così Marchese Torrigiani?
Bisogna dire che sull’esilio di Dante non sappiamo quasi nulla, anche gli storici spesso si arrampicano sugli specchi. Ci sono degli studi che cercano di attaccarsi a delle parole ritrovate su dei documenti per vedere se sia possibile stabilire il percorso di Dante, ma si sfocia sempre in leggende. Di assolutamente certo e documentato è un atto notarile di Sarzana che Francesco Malaspina dà a Dante la delega di parlare a suo nome con il vescovo di Luni per la pace di Castelnuovo Magra. Dante quindi effettivamente è venuto in questi luoghi, ma a quel tempo i Malaspina non avevano ancora questo castello, probabile nel castello c’è venuto, almeno di passaggio. Ospitato sicuramente a Mulazzo dove c’erano i Malaspina dello spino Secco.

Per rimanere ancora tra storia e mito, si dice che qui, nel castello ci sia la presenza dell’anima della marchesina Bianca Maria Aloisia Malaspina, che si innamorò di un giovane stalliere e che poi fu murata viva.
E’ una storia che ho sempre sentito dire fin da ragazzo. La giovane Bianca Maria Aloisia Malaspina è esistita davvero e davvero è stata murata viva dentro una segreta del castello. La storia è semplice, lei si innamorò perdutamente di un giovane stalliere. A nulla valsero i consigli, le esortazione e le minacce dei familiari per fare cessare tale relazione amorosa. Dopo una fuga dal convento di S. Croce del Corvoe il rifiuto di sposare il nobile imposto dai genitori, ai parenti non rimase che tentare di eliminare il ragazzo realmente esistito e Maria Aloisia Malaspina si dice che fu murata viva. Ora bisogna dire la verità, durante dei lavori di ristrutturazione sono state rinvenute delle ossa umane, fatte analizzare ci si accorse che erano ossa di una giovane. Qualcuno addirittura dice di sentire delle urla, e devo dire che io e mia moglie una volta, di sera, si sentì dei rumori strani e forti aprire e chiudere dei cassetti e nella stanza non c’era nessuno, noi siamo scettici, ma quella volta fu d’avvero impressionante e reale. Ci hanno insegnato che i Fantasmi non esistono, ma possono esistere delle energie particolari tra il regno dei vivi e quello dei morti, ma qui si entra in un campo che non è di mia competenza, ognuno può credere e pensare cosa vuole.

In ogni castello c’è sempre una oggetto più prezioso di altri, in questo quale è?
Sicuramente dal punto di vista artistico l’oggetto più prezioso è l’affresco del’300 del Cristo risorto che le ho fatto vedere prima, è molto bello e unico. Come oggetti particolare del Castello, forse è un letto nella camera del cavaliere, dove si sente (dicono) correnti di aria fredda! Il letto appartenne a Gabriele Malaspina, proprietario del Castello nella metà del ‘700, che lo rimaneggiò graziosamente e che costruì la magnifica Villa Malaspina a Caniparola, ai piedi della collina di Fosdinovo. Più abbiamo il forziere in ferro e in legno ancora funzionante del ‘600, poi delle ceramiche di Montelupo, ecco direi proprio che questi sono le cose più belle che abbiamo.

Come è il rapporto tra Lei Marchese e la gente del paese?

E’ buono. Durante l’estate facciamo la festa medioevale e tutti si addobbano e si vestono come nel medioevo e il paese rivive quel periodo intorno al castello. E’ molto bello, il rapporto non è come quello che c’èra in passato tra il popolo e la nobiltà. A volte come nelle migliori famiglie può capitare che ci siano delle incomprensioni, delle gelosie, ma alla fine vince sempre il buon senso.
Il mio castello è sempre aperto a tutti.

Signor Marchese l’intervista è finita fosse per me continuerei altre 5 ore, ma il tempo mi è tiranno. Le faccio i complimenti per come ha conservato il castello, è d’avvero un castello vivo che mantiene il suo sapore medioevale. Grazie.
Per me è stato un piacere, grazie a lei, ho passato un piacevole pomeriggio. Auguri per il giornale e torni a trovarmi.

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