La Chiesa, mistero di intima unione con Dio, spiega il Papa

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 12 dicembre 2007 (ZENIT.org).- La Chiesa è il "sacramento dell’intima unione con Dio", considera Benedetto XVI. 

Da questa prospettiva si intende anche il senso dell’amicizia cristiana, ha spiegato presentando nell’udienza generale di questo mercoledì la figura di San Paolino di Nola, morto nel 431, che fu politico, poeta, sposo, padre, monaco, presbitero e infine Vescovo. 

Nato in Francia, a Bordeaux, dopo aver ricevuto una straordinaria formazione letteraria fece una rapida carriera politica, venendo nominato governatore della Campania. Lì si convertì al cristianesimo.

Si sposò con Teresa, una bella nobildonna di Barcellona, con la quale ebbe un figlio la cui morte, dopo appena pochi giorni, lo scosse profondamente, portandolo a offrire insieme alla moglie la propria vita a Cristo e ai poveri, ai quali donò tutti i suoi beni. 

A Nola (Campania) fondò insieme alla moglie, con la quale a partire da allora visse in castità, una comunità di vita ascetica e di accoglienza ai poveri. San Gregorio Magno dice che si offrì come prigioniero al posto del figlio di una vedova.

Sosteneva che donare tutto ai poveri non era il culmine della conversione, ma l’inizio, perché, come accade con gli atleti, il cristiano si spoglia delle sue vesti per correre con più libertà lungo il cammino della vita cristiana. 

Nella comunità creata dal santo, ha ricordato il Papa, "la vita scorreva nella povertà, nella preghiera e tutta immersa nella ‘lectio divina‘. La Scrittura letta, meditata, assimilata, era la luce sotto il cui raggio il Santo nolano scrutava la sua anima nella tensione verso la perfezione".

Ai poveri, Paolino non dava solo elemosina: "li accoglieva come fossero Cristo stesso", ha spiegato il Papa alle migliaia di pellegrini riunite nell’Aula Paolo VI. "Aveva riservato per loro un reparto del monastero e, così facendo, gli sembrava non tanto di dare, ma di ricevere, nello scambio di doni tra l’accoglienza offerta e la gratitudine orante degli assistiti". 

"Chiamava i poveri suoi ‘patroni’ e, osservando che erano alloggiati al piano inferiore, amava dire che la loro preghiera faceva da fondamento alla sua casa".

Fu amico di molti santi: da Martino di Tours a Girolamo, da Ambrogio ad Agostino, da Delfino di Bordeaux a Niceta di Remesiana, da Vittricio di Rouen a Rufino di Aquileia, da Pammachio a Sulpicio Severo… 

Spiegando la sua concezione di amicizia, scriveva a Sant’Agostino di Ippona: "Non c’è da meravigliarsi se noi, pur lontani, siamo presenti l’uno all’altro e senza esserci conosciuti ci conosciamo, poiché siamo membra di un solo corpo, abbiamo un unico capo, siamo inondati da un’unica grazia, viviamo di un solo pane, camminiamo su un’unica strada, abitiamo nella medesima casa".

"Come si vede, una bellissima descrizione di che cosa significhi essere cristiani, essere Corpo di Cristo, vivere nella comunione della Chiesa", ha spiegato il Papa. 

"La testimonianza di san Paolino di Nola – ha concluso – ci aiuta a sentire la Chiesa, quale ce la presenta il Concilio Vaticano II, come sacramento dell’intima unione con Dio e così dell’unità di tutti noi e infine di tutto il genere umano".

La catechesi del Papa continua la serie di meditazioni sulle grandi figure della Chiesa delle origini.