Lo sperimentatore, il teorico ed il matematico

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…stavano camminando negli highlands della Scozia. Giunti sulla cima di una collina, videro dinanzi a loro una pecora nera solitaria. Lo sperimentatore disse:«Sorprendente! Le pecore scozzesi sono nere». Il teorico disse: …stavano camminando negli highlands della Scozia. Giunti sulla cima di una collina, videro dinanzi a loro una pecora nera solitaria. Lo sperimentatore disse:«Sorprendente! Le pecore scozzesi sono nere». Il teorico disse:«Strano! In Scozia alcune pecore devono essere nere».Il matematico disse:Uhm. In Scozia almeno una pecora è nera, per lo meno da un lato».Ciò è quanto recitava un vecchio aneddoto. Il significato che esso vuole trasmettere è che il progresso nella scienza consiste nel saltare a conclusioni, purché queste siano utili ed interessanti. Se si generalizza a partire da scarsi dati empirici si può essere indotti in errore, ma se ci si attiene rigorosamente solo ai dati limitati di cui si dispone e si rifiuta di ammettere tutto ciò che non sia dimostrabile direttamente, non si arriva da nessuna parte. Gli scienziati devono produrre idee ed ipotesi nuove, e poi lavorare su di esse. In sostanza, si dice in gergo che bisogna “sporcarsi le mani” un poco per poter giungere a qualche conclusione utile, che non sempre si può afferrare la “verità” dalla distanza. Non sempre i puristi, a prescindere dal loro campo di conoscenza, sono disposti a contaminarsi con materie affini che vengono considerate di rango inferiore o che addirittura si ignorano per motivi di principio: loro possono risolvere i problemi dell’Universo. Personalmente ho sempre avuto l’impressione che chi per esempio fosse un fisico teorico di professione dicesse che la matematica non era la soluzione al problema, ma un utile strumento. Che l’intuito, il fiuto da risolutore di rompicapo ti viene a furia di lavorare duro, che il vero esperto non è colui il quale non compie errori, ma piuttosto colui che li ha compiuti tutti. I teorici conducono esperimenti col loro cervello. Gli sperimentatori, invece devono usare anche le mani. I teorici sono pensatori, gli sperimentatori sono artigiani. Il teorico non ha bisogno di lavorare in associazione con altri. Lo sperimentatore deve invece fare ricorso a studenti, deve tenersi buoni meccanici di laboratorio e coccolare gli assistenti. Il teorico opera in un luogo incontaminato, libero da rumori, vibrazioni, sporcizia. Lo sperimentatore sviluppa intimità con la materia, lottando con essa, plasmandola, instaurando un rapporto con essa. Il teorico si inventa i suoi compagni. I compagni dello sperimentatore sudano, piagnucolano e fanno rumori osceni. Teorico e sperimentatore hanno bisogno l’uno dell’altro, ma hanno permesso che nel loro rapporto entrassero certe disuguaglianze fin dai tempi antichi, in cui uno scienziato era l’una e l’altra cosa. Anche se i migliori sperimentatori hanno qualcosa in sé del teorico, non vale l’inverso. Voglio ricordare uno degli ultimi grandi fisici italiani che era di eccezionali competenze sia nello sperimentale che nel teorico, parlo del fisico Enrico Fermi. Purtroppo lui era e resta l’eccezione. Negli ultimi tempi il prestigio è andato accumulandosi dalla parte del teorico. Specialmente nella fisica delle alte energie, la gloria va ai teorici, mentre gli sperimentatori sono diventati tecnici altamente specializzati, che controllano apparecchiature costose e complesse. Dall’altra parte dell’aneddoto ci sono i matematici e la matematica. Questa ultima differisce dalla fisica e dalle altre scienze applicate sotto l’aspetto seguente. Una branca della fisica, una volta divenuta superata o improduttiva, tende ad appartenere per sempre al passato. La fisica defunta può essere una curiosità storica, forse fonte di qualche ispirazione per uno scienziato moderno, ma di solito è defunta per buone ragioni. La matematica, di contro, è piena di canali e di vie traverse che in un periodo sembrano non condurre da nessuna parte mentre in un altro periodo possono diventare aree di studio principali. L’applicazione potenziale di un elemento di pensiero puro non può mai essere predetto in anticipo. Ecco perché i matematici apprezzano l’aspetto estetico del loro lavoro, ricercando eleganza e bellezza come artisti. Spesso essi sono sorpresi che le loro idee rappresentino la natura. L’astrazione concettuale è dei matematici, non ne dubito, ed è per questo che ci vogliono occhi diversi che possano sfruttare lavori eleganti ed esteticamente impeccabili in lavori utili. Parlare del concetto di “utilità” sarebbe lungo a questo punto, molto ci sarebbe da dire, magari sarà oggetto di un prossimo articolo. Concludo riportando un pensiero del grande scienziato Henry Poincaré: “La matematica è troppo importante per essere lasciata ai matematici”. La fisica è la scienza delle approssimazioni e queste sporcano. Se i matematici non vogliono sporcarsi, se vogliono mantenere il rigore formale, lascino il campo ai fisici pasticcioni…