. CINQUEMANI ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLO STUDIO DELLA SINDONE

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IL Professor Cinquemani per la nostra inchiesta ha voluto fornirci una sua opinione

Riguardo alla posizione della Chiesa sulla Sindone è utile riportare alcune parti della
omelia pronunciata il 24/05/98 a Torino da Giovanni Paolo II:
“La Sindone è una sfida dell’intelligenza. Non trattandosi di una materia di Fede la
Chiesa non ha competenza specifica per pronunciarsi su tali questioni…. La Chiesa esorta ad affrontare lo studio della Sindone Senza posizioni precostituite che diano
Per scontati risultati che tali non sono. Invita gli scienziati ad agire con libertà
Interiore e premuroso rispetto sia della terminologia scientifica sia della sensibilità dei credenti”.
Dopo queste parole del Santo Padre devono essere fatte alcune considerazioni: nel campo della scienza si dovrebbe essere pronti a riconoscere i propri errori.
Questa umiltà dovrebbe essere posseduta in modo particolare dagli studiosi della Sindone che siano veramente cristiani. Appare invece con chiarezza la caparbietà di molti di essi che continuano a sostenere delle vere assurdità.
Negli ultimi libri dell’autore sulle doppie immagini della Sacra Sindone vengono confutate molte di queste errate asserzioni. La cosa più fastidiosa è la constatazione che questi studiosi non leggono quello che hanno scritto gli altri studiosi. Si continua a sostenere che vi è stata l’inversione dei colori sul telo come avviene nella normale fotografia, mentre già sul primo libro dell’autore registrato per i diritti d’autore nel 1995 era accertata la caratteristica atomica dei colori scuri riprodotti sul Telo con i colori scuri e dei colori chiari riprodotti con i colori chiari.
Nel secolo passato diversi medici hanno studiato la Sindone mettendo in luce importanti caratteristiche fra questi citiamo Gedda, Masera, Caselli e Sava. Erano medici che trattavano questioni di medicina in modo corretto perché era la loro materia. Una delle eccezioni è costituita da Barbet. Pur essendo un chirurgo è responsabile di molte inesattezze che ancora oggi continuano ad essere ripetute, come quella dei chiodi nello spazio di Destot, e che non è il solo errore da lui commesso.
L’impronta contusiva sulle spalle dell’uomo della Sindone dovuta alla caduta in posizione supina sul patibolo (Cinquemani – Congresso in S. Marino sulla Sacra Sindone – 1997) è stata interpretata da Barbet come un insieme di escoriazioni dovute al trasporto di un ipotetico patibolo del peso di 70 kg. simile ad una traversa ferroviaria. Uno dei tre patiboli uguali rinvenuti negli scavi fatti fare dall’imperatrice Elena a Gerusalemme nel IV secolo, è conservato a Roma nella Basilica di S. Croce.
Questo patibolo, attribuito al buon ladrone Desma, ha un peso intorno ai 6 Kg.
Secondo Barbet Gesù, nell’ultimo tratto del percorso sul Calvario, non era in grado di portare il patibolo per l’eccessivo peso. Ancora oggi esistono degli studiosi che continuano a sostenere questa inesattezza.
Riguardo alla teoria dei chiodi nei polsi è sufficiente misurare l’altezza del coagulo sanguigno, che è di 56 mm., per comprendere che non vi è superficie cutanea sufficiente per localizzarlo intorno allo spazio di Destot. Questa semplice misura poteva essere fatta da mezzo secolo e non è stata fatta.
Barbet ha superato se stesso in una personale interpretazione dell’anatomia dello spazio di Destot: la flessione del pollice da lui ipotizzata per spiegare la sua assenza sulla Sindone sarebbe dovuta alla stimolazione nervosa data dal chiodo. Purtroppo per lui l’unico nervo che poteva essere stimolato dal chiodo è il nervo ulnare che avrebbe provocato la flessione del mignolo e non del pollice.
Forse il peggior errore da lui commesso, i cui effetti permangono è l’interpretazione della doppia striscia sanguigna a livello delle creste iliache. Secondo Barbet sarebbe dovuta ad una fascia fatta passare sotto questa regione per sostenere il corpo. La fascia avrebbe consentito a due seppellitori posti ai lati del cadavere di trasportarlo nel sepolcro. Se Barbet avesse letto bene i Vangeli avrebbe compreso che era cosa impossibile perché l’ingresso del sepolcro doveva avere una larghezza di poco superiore a un metro. Di recente, in una tomba egizia, sono stati scoperti e fotografati diversi perizoma in tutto simili a quelli attuali: triangoli di stoffa sostenuti da una cordicella. In Palestina, al tempo di Gesù, erano ritenuti di gran pregio i manufatti egizi. La veste scelta per l’ultima dimora di Gesù proveniva dall’Egitto. Può sembrare cosa singolare ma la presenza del perizoma sul corpo del crocifisso ha un’enorme importanza.
Quando la lancia trafisse il torace il chiodo era stato estratto dai piedi da circa 30 minuti, le gambe erano estese e i piedi erano ancora sovrapposti, il sinistro sul destro, gravando sull’aragonite del Calvario perché lo stipes era troppo basso per Gesù, la cui altezza era gigantesca per quell’epoca. Tre litri di sangue seguiti dal siero erano colati sulla corda del perizoma permeandolo su tutta la sua circonferenza. Dalla corda il sangue si era diffuso su tutta la metà inferiore del corpo. Molte gocce di sangue avevano avuto il tempo di coagularsi sugli arti perché il cadavere fu rimosso dopo circa 30 minuti solo dopo l’autorizzazione data da Pilato. Sulla pellicola a luce trasmessa all’infrarosso l’assenza delle ferite da flagello sul dorso e la presenza delle macchie di sangue sugli arti inferiori dimostrano che il condannato non è stato fustigato sugli arti inferiori. Il sangue secco da molte ore dovuto alla flagellazione sul dorso, non poteva macchiare la tela.
La corda del perizoma era unica, satura di sangue tracciò sulla pelle una striscia sanguigna che ebbe il tempo di coagularsi nei 30 minuti antecedenti la deposizione. Durante il trasporto la corda si sarebbe spostata. Per questo motivo sul telo si sarebbero stampate due strisce sanguigne, una dovuta all’unica corda, la seconda dovuta alla striscia sanguigna formatasi sulla pelle.
Ricci, ritenendo erroneamente materia di fede questioni di medicina ha esercitato un’influenza negativa nello studio della Sindone, i cui effetti si avvertono ancora come ostacolo alla diffusione di studi più progrediti. Questo comportamento è contrario alla vera scienza, ma vi sono delle conseguenze ancora più gravi: la resurrezione di Nostro Signore è il cardine della religione Cristiana. Se la Sindone è testimone della Resurrezione ogni mistificazione nei suoi riguardi è un grave peccato di cui dovranno rispondere il giorno del Giudizio coloro che per accidia e mancanza di umiltà avranno sostenuto elle falsità per mantenere posizioni di prestigio. Uno studio approfondito della Sindone richiede molto lavoro e molta fatica. Molti di quelli che parlano della Sindone appartengono alla categoria degli accidiosi che non si sono nemmeno degnati di leggere quanto hanno scritto i medici che hanno veramente studiato la Sindone.
Un argomento di medicina come la morte dell’Uomo della Sindone non viene trattato da medici qualificati, ma da persone che non conoscono la medicina, che sono giornalisti, scrittori, laureati in filosofia e in teologia. Essi esprimono giudizi avventati dovuti all’ignoranza della materia. I loro messaggi forvianti determinano la diffusione dell’ateismo perché molti si accorgano della falsità di quanto dicono e deducono non solo che la Sindone è un falso ma che anche la Resurrezione non esiste, come non esiste il Tribunale Divino che li giudicherà dopo la morte.
Negli ultimi anni il mancato interessamento dei medici qualificati ha portato fuori strada lo studio della Sindone che contiene prove della Resurrezione.
Gedda aveva considerato l’Uomo della Sindone in completa estensione con una lunghezza di 188 cm.In epoca successiva Ricci, che non era un medico, con varie correzioni arbitrarie aveva concluso che l’Uomo della Sindone doveva avere un’altezza minima intorno a 160 cm., ritenendo dato fondamentale la basa statura degli uomini contemporanei di Gesù.
Altra “scoperta” di Ricci è che l’Uomo della Sindone sarebbe stato sepolto fasciato come una mummia egizia.
I seguaci di Ricci non possono negarlo perché sono state pubblicate le fotografie di questa ipotetica mummia che è in posizione semiseduta perché il suo creatore sosteneva che le gambe erano rimaste flesse per la rigidità cadaverica iniziata in modo assurdo agli arti inferiori prima che agli arti superiori.
Lo stato di contrattura di molti gruppi muscolari, secondo Ricci sarebbe stato provocato dalla trazione degli arti per la sospensione alla croce. Qualsiasi medico o paramedico sa che è proprio la trazione sugli arti che determina il rilasciamento dei muscoli contratti come avviene nel trattamento delle fratture scomposte.
Già negli anni ’50 il medico Masera aveva negato l’esistenza di rigidità cadaverica al momento della sepoltura perché le articolazioni non apparivano forzate.
La mummia bendata non è scomparsa definitivamente con la morte di Ricci, ma è riapparsa completamente fasciata nel 2004 nella rubrica televisiva “Enigma” della terza rete nazionale, presentata dal filosofo Messori che non ha dato alcuna spiegazione sul meccanismo di riproduzione dell’immagine sul telo di un cadavere posto in quelle condizioni.
Il radiologo Caselli nel lavoro “Caratteri di anormalità delle impronte sindoniche” aveva notato che i muscoli dei glutei, delle cosce e dei polpacci non sono appiattiti come dovrebbero essere in un cadavere, ma sembrano di marmo perché conservano la loro rotondità”.
Già da diversi anni l’autore di questo lavoro aveva scritto che la foto dorsale a luce trasmessa di Barrie Schwortz mostra l’impronta sanguigna di tutta la superficie dorsale del cadavere.
I glutei, le cosce, i polpacci sono appiattiti dalla forza di gravità su un piano orizzontale. Il confronto delle foto a luce trasmessa con quelle a luce diretta dimostrerebbe che il corpo appiattito sul piano sepolcrale in un determinato momento ha riacquistatoli tono muscolare e la rotondità delle parti anatomiche come avviene ad un vivente che è passato alla stazione eretta.

Dopo mezzo secolo Mario Moroni e Francesco Barbesino che non sono dei medici, invece di notare la stranezza rilevata dal Caselli che era anche anche un medico legale, nel quaderno numero 19/20 della rivista Sindon del 2003, traggono una strana conclusione che “l’immagine è quella di un cadavere poiché le aree di appoggio del corpo non sono allargate e che le zone dei glutei sono bloccate dalla rigidità cadaverica”!!
Anche uno studente di medicina può valutare l’assurdità di queste deduzioni se ha visto un cadavere disteso sul tavolo di un obitorio.
Il chirurgo americano Anthony Sava aveva già contestata la teoria della morte per emopericardio dovuta a rottura delle fibre cardiache che raramente si verifica in soggetti anziani affetti anche da malattie degenerative come la sifilide.
Ancora oggi si difende questa favola che fra l’altro presuppone una raccolta di almeno due litri di sangue nel sacco pericardio impossibile a verificarsi perché è una membrana in estensibile che può contenere al massimo 500 cc.
Nel libro La Sindone rinnovata – misteri e certezze del fisico Fanti e della biologa Marinelli si continua a sostenere la possibilità di raccolta di 2 litri di sangue nel sacco pericardio.
Nella rottura improvvisa del muscolo cardiaco, come avviene negli incidenti automobilistici per l’urto dello sterno sul piantone dello sterzo, il versamento ematico si ferma a soli 80 cc cubici perché si ha il tamponamento cardiaco che consiste nell’arresto del battito del cuore che non riesce più a dilatarsi compresso dalla raccolta.