La SINDONE :Intervista al Prof Giulio Fanti — SECONDA PARTE

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Se noi fotografiamo il Lino ci accorgiamo che è in negativo, ci aiuti a capire il perché di questo strano fatto.
Devo innanzitutto chiarire che non tutta l’immagine corporea si presenta come un negativo fotografico; per esempio l’immagine negativa del Volto presenta i capelli chiari, quasi bianchi, mentre l’Uomo della Sindone, che era una persona sulla trentina, aveva i capelli scuri.
Confermo però che l’immagine corporea è simile ad un negativo fotografico perché le parti più prominenti come la punta del naso appaiono più scure mentre quelle infossate sono più chiare perché sono state meno impressionate dalla radiazione che ha generato l’immagine; se invece osserviamo una normale immagine fotografica in positivo, constatiamo che le parti più prominenti (naso) essendo più illuminate risultano più chiare e viceversa.
Il fatto può quindi sembrare strano nell’ottica di un falsario, ma è assolutamente naturale se si fa riferimento alla formazione di un’immagine causata da una radiazione proveniente dall’interno del Corpo: la radiazione uscente dalla pelle del cadavere che era più vicina al Lenzuolo (es. naso) era più intensa e quindi ha imbrunito di più il lino di quella uscente dalla pelle più distante dal Lenzuolo (es. occhi) perché la radiazione si riduce con la distanza; quindi le punta del naso risulta più scura rispetto alla zona degli occhi.
Nell’impronta sindonica è codificata un’informazione tridimensionale. Questo vuol dire che il Corpo ha lasciato la traccia durante la Resurrezione ?
Sono convinto che l’immagine corporea possa essere un sottoprodotto della Risurrezione, ma la logica scientifica non permette di dedurre direttamente la prova della Risurrezione dall’informazione tridimensionale (anche perché la Scienza nulla può dire sulla Risurrezione che è un fenomeno non riproducibile). Come ho detto prima, la radiazione uscente dalla pelle del cadavere più vicina al Lenzuolo è più intensa perché la radiazione si riduce con la distanza: questa è la causa che ha generato la tridimensionalità dell’immagine. È possibile infatti codificare una relazione di distanza Corpo-Lenzuolo dall’analisi dei chiaroscuri dell’immagine: ecco appunto in cosa consiste l’informazione tridimensionale (vedi per es. http://www.dim.unipd.it/fanti/3D.pdf).
Ci sono molti studi sulla Sindone, e tutti seguono cammini diversi che portano a volte non alla risoluzione di un problema ma ne aprono di nuovi. Altre discipline scientifiche seguono delle teorie ben precise, mentre per la Sindone pare che ognuno prenda la propria strada.

Non pensa che sarebbe meglio inseguire una linea scientifica comune per giungere alla verità?
La risposta è molto complessa e necessiterebbe di più spazio; più sinteticamente posso dire che sarebbe estremamente importante che venisse seguita una comune linea di studi e questa dovrebbe essere coordinata da un gruppo scientifico apposito. Purtroppo non mi risulta che la commissione ristretta nominata dall’Arcidiocesi di Torino sia sufficiente a svolgere queste mansioni e sarebbe invece importante che il Vaticano, che dal 1983 è proprietario della Sindone, istituisse una commissione scientifica in grado di promuovere e controllare nuovi studi sul Sacro Lenzuolo. Bisogna infatti sottolineare il carattere estremamente multidisciplinare che è tipico degli studi sindonici e che interessa moltissime discipline tra cui la medicina, la biologia, l’ingegneria, la fotografia, la fisica, la chimica, la storia, l’archeologia, la religione e tra queste le diverse branche; per esempio nell’ingegneria si trova l’analisi di immagini, le misurazioni, la costruzione di modelli tridimensionali in scala e di modelli radiativi, etc..
Il fatto poi, tipico degli studi sindonici, che nel tentativo di risolvere un problema se ne trovino altri da affrontare mi sembra una dimostrazione indiretta dell’autenticità dell’Oggetto che si sta studiando; è noto infatti che una copia o un falso ha caratteristiche limitate perché solo quelle caratteristiche sono riprodotte dall’artista; nel caso invece di qualcosa non prodotto dall’uomo, come potrebbe essere l’immagine sindonica o un qualsiasi animale o pianta (che ancora l’uomo non sa riprodurre) più si va nel dettaglio, più si scoprono caratteristiche capaci di aprire nuovi orizzonti.
Pensa che la ricerca sulla Sindone possa condurre ad una ricerca verso Cristo?
Ho già detto che bisogna separare il più possibile la Scienza dalla Fede e qui le rispondo da uomo di fede illuminato dalle scoperte scientifiche. So che l’Uomo della Sindone è il Risorto e quindi studiando la Sindone ho potuto avvicinarmi a Cristo nei suoi momenti della Passione Morte e Risurrezione. Per esempio nei Vangeli si afferma semplicemente che Gesù fu flagellato, ma osservando la Sindone da vicino, con l’aiuto di immagini digitalizzate ad altissima risoluzione, ho potuto contare ben 159 ferite da flagello sull’immagine frontale e 213 sull’immagine dorsale ed ho quindi capito meglio quali sofferenze abbia patito il Salvatore per noi uomini e per la nostra salvezza.
Siamo arrivati all’ultima domanda dove le lascio lo spazio come ho dato al professore Cinquemani, per parlare di una cosa che le sta a cuore e che vorrebbe ancora dire sulla Sindone.
Vorrei dire ancora tante cose, ma quella che mi sta più a cuore è la seguente. Due anni fa con l’ing. Roberto Maggiolo abbiamo pubblicato (www.sindone.info/FANTI.PDF ) una scoperta importante: come aveva postulato qualche anno prima il fisico americano J. Jackson, alcune zone dell’immagine frontale della Sindone come il Volto e forse le mani sono doppiamente superficiali. Ciò significa che in quelle zone l’immagine sindonica è si estremamente superficiale, ma lo è su entrambe le facce del tessuto, mentre in mezzo al tessuto non c’è alcuna traccia di immagine. Questo fatto è molto importante nella ricerca scientifica perché pone diversi limiti alle ipotesi di formazione dell’immagine (e l’effetto corona soddisfa questa condizione).
Il prof. N. Balossino della Commissione Torinese per la Sindone ha più volte negato ufficialmente l’esistenza della doppia superficialità fornendo dati soggettivi; questa dichiarazione non fa altro che confondere le informazioni disponibili sulle caratteristiche dell’immagine sindonica.
In seguito ad una mia richiesta al congresso di Dallas del 2005, Mong. G. Ghiberti Assistente del Custode Pontificio della Sindone combinò a Torino un incontro scientifico fra il sottoscritto ed il prof. Balossino per chiarire una volta per tutte la disputa dal punto di vista tecnico-scientifico. Purtroppo durante il cortese invito a pranzo a Torino di G. Ghiberti fui informato che Balossino non poteva essere presente all’incontro perché era impegnato a casa a badare al suo giovane figlio. Parlandogli al telefono mi disse che in quel momento non poteva discutere sulla doppia superficialità, ma che mi avrebbe chiamato per fissare un altro incontro. Se il prof. Balossino, che leggerà queste righe, non troverà l’occasione per chiamarmi e chiarire quindi il dilemma, dovrò confermare la mia deduzione che la controparte non è in grado di sostenere la propria tesi e quindi sarà ulteriormente confermata indirettamente l’esistenza della doppia superficialità dell’immagine sindonica.

La ringrazio molto professore E’ stato un piacere grazie a lei.