Naturalmente queste parole (e il complessivo impianto della ricostruzione sciasciana, che faceva riferimento alle scoperte di fisica che sarebbero sfociate di lì a poco nelle applicazioni dell’energia atomica a fini bellici, e alla sopravvenuta estraneità tra Majorana e gli altri "ragazzi di via Panisperna") non fecero piacere ai diretti interessati, e puntualmente Edoardo Amaldi replicò a Sciascia dalle pagine de L’Espresso6. "Fantasioso ed infondato" il ritenere che il fisico siciliano possa aver "previsto specificamente il pericolo delle armi atomiche incombente sull’umanità", in quel tempo non ci pensava nessuno; ma soprattutto falso supporre che esistesse "una forma di contrapposizione fra Ettore Majorana ed Enrico Fermi. I rapporti fra i due sono stati sempre più che buoni".
Soffermiamoci su quest’ultima affermazione: proviene da un testimone oculare, ed è in teoria9 degna di essere presa in maggiore considerazione delle deduzioni di chicchessia. Elemento fondante del ragionamento di Sciascia è la constatazione che, dopo la cessata frequentazione da parte di Majorana dell’Istituto di via Panisperna (ma non degli studi di fisica!10), Fermi non andasse mai a trovarlo, segno che "i loro rapporti non erano mai stati amichevoli o non lo erano più" (p. 48 – enfasi del presente autore). Ma senza pretendere di dirimere la questione teorica di quale delle due categorie di indizi sia più rilevante, ed invitando il lettore ad agire nella veste di vero e proprio giudice11, portiamo in scena un’altra testimonianza diretta, di solito ignorata da chi si è occupato finora del "mistero" in parola. Si tratta di quella che viene offerta da Oscar D’Agostino, uno dei primi attori delle ricerche che condussero infine alla bomba atomica12:
"[Majorana] Tornò più volte in via Panisperna per discutere con Fermi su tutte le questioni teoriche che erano state, per così dire, messe sul tappeto dalle stesse scoperte di Fermi e da quelle immediatamente precedenti dei coniugi Joliot-Curie. Un pomeriggio Amaldi ed io arrivammo all’Istituto di Fisica verso le due. Fatti pochi passi cominciammo a percepire grida ed esclamazioni assai vivaci. Riconoscemmo la voce di Fermi e ci stupimmo non poco. Non avevamo mai udito Fermi urlare. La porta dello studio era aperta: Fermi e Majorana, davanti a grosse lavagne piene di numeri e di strani segni più o meno cabalistici, si davano reciprocamente del cretino e dell’asino. La disputa era incominciata verso mezzogiorno. Nel calore della discussione nessuno dei due fisici aveva pensato di andare a pranzo. Fu quella l’ultima volta che vidi Majorana."
Non ce ne sarebbe ovviamente bisogno, ma sottolineiamo pure, per i "distratti", che, secondo le dichiarazioni di quest’altro testimone oculare, come già detto da tutti solitamente trascurato, Amaldi stesso fu presente all’episodio, e che quella sopra riferita non può essere considerata una naturale comune sfuriata, con successiva rappacificazione, perché dopo di allora D’Agostino non vide mai più Majorana in via Panisperna! (l’accaduto si riferisce alla tarda primavera del 1934, quindi a ben 4 anni prima della scomparsa del povero Ettore).