LO SCENARIO DELLE IPOTESI
Un punto interessante che affronta anche il prof Recami (storico biografo di Majorana) è cosa i fisici di allora sapevano sullo sfruttamento e la potenzialità dell’energia nucleare, in particolare cosa sapeva Majorana?. Un suggerimento di cui tener conto ci viene dato proprio da Majorana nelle parole che sanno di profezia e che furono l’inizio del corso che stava tenendo nel suo primo e ultimo anno di insegnamento a Napoli il 13 Gennaio del 1938: ( cito dal testo di Bartocci p.92 che riprende un passo di Recami il caso Majorana p.61
"La fisica atomica, di cui dovremo principalmente occuparci,nonostante le sue numerose e importanti applicazioni pratiche – e quelle di portata più vasta e forse rivoluzionaria che l’avvenire potrà
riservarci – rimane innanzitutto una scienza di enorme interesse
speculativo […]"..
Senza dubbio sia Fermi che Majorana e poi tutti gli altri fisici intuirono di avere tra le mani qualcosa di veramente grande che connessa alla famosa formula E=Mc2 di Einstein si poteva arrivare a una “ reazione relativistica” molto importate. E i giovani di Roma non erano certo gli unico a capire che la fisica nucleare portava in se delle energie nascoste con grandi potenzialità.
Ricevendo il Premio Nobel insieme a sua moglie, nel 1935, Frédéric Joliot-Curie
dirà: ‘Si può ritenere che gli scienziati, i quali a loro piacimento
possono creare e distruggere elementi, riusciranno anche a realizzare
formazioni nucleari di carattere esplosivo’" (citazione da Bartocci p.94). Parole che parlano da sole. Tenuto conto del mutato atteggiamento di Majorana discusso in precedenza, e di questi fatti, non possiamo escludere a priori l’ipotesi che Majorana possa essere stato coinvolto emotivamente oltre che psicologicamente nel vedere scenari poco piacevoli. Ricordo le parole di Majorana alla famiglia : “ la fisica sta su una strada sbagliata”- “ siamo tutti su una strada sbagliata..”. Oppure è possibile che Majorana volesse fermare o mettere in guarda il gruppo, ma non fosse ascoltato e che abbia deciso di allontanarsi da esso progettando una scomparsa. Ma questo è solo una delle tante ipotesi che possiamo fare basandoci su tutto il materiale che amici, come Segrè e Amaldi e biografi hanno fornito per ricostruire la vicenda.
Esaminiamo ora tutte le ipotesi: Suicidio, Ritiro spirituale, Fuga in altro paese, che non sia mai salito sulla nave, ma anche quelle forse piu’ scomode di Rapimento e quella di Omicidio.
SUICIDIO:
"Fu sempre savio ed equilibrato e il dramma della sua anima o dei
suoi nervi sembra dunque un mistero. Ma una cosa è certa, e
l’attestano con grande sicurezza tutti gli amici, la famiglia, ed io stessa
che sono la madre: non si notarono mai in lui i precedenti clinici o
morali che potrebbero fare pensare al suicidio; al contrario, la serenità
e la severità della sua vita e dei suoi studi permettono, anzi
impongono di considerarlo soltanto come una vittima della scienza".
Così scrive Dorina Corso Majorana Madre di Malora a Benito Mussolini, in una lettera dopo la scomparsa. Premesso questo fatto importante procediamo con il dire che il 25 marzo del 1938 Majorana si imbarca sul piroscafo “ città di Palermo” della compagnia “Tirrenia” da Napoli a Palermo. Ritira tutti gli emolumenti che fino ad allora non aveva mai ritirato e scrive una lettera al prof Carelli che era il direttore dell’istituto di fisica dell’università di Napoli dove Majorana da poco insegnava. La lettera è la seguente: “Caro Carrelli,
Ho preso una decisione che era ormai inevitabile. Non
vi è in essa un solo granello di egoismo, ma mi rendo conto delle noie
che la mia improvvisa scomparsa potrà procurare a te e agli studenti.
Anche per questo ti prego di perdonarmi, ma sopra tutto per avere
deluso tutta la fiducia, la sincera amicizia e la simpatia che mi hai
dimostrato in questi mesi. Ti prego anche di ricordarmi a coloro che
ho imparato a conoscere e ad apprezzare nel tuo Istituto,
particolarmente a Sciuti, dei quali tutti conserverò un caro ricordo
almeno fino alle undici di questa sera, e possibilmente anche dopo
E. Majorana” . ( cito dal testo di Bartocci p.14 che cita da Recami p. 11 e 168-169).
Poi la mattina del 26 è visto sbarcare a Palermo. Prende una camera al Grand Hotel di Palermo. Qui c’ è una cambiamento sulla lettera precedentemente scritta a Carelli. Infatti spedisce un secondo telegramma che è inoltre l’ultimo documento che scrive: (cito dal testo di Bartocci p.15 che cita da Recami p. 12 e 169 " Palermo, 26 marzo 1938 – XVI
"Caro Carrelli,
Spero che ti siano arrivati insieme il telegramma e la
lettera12. Il mare mi ha rifiutato e ritornerò domani all’albergo
Bologna, viaggiando forse con questo stesso foglio. Ho però
intenzione di rinunciare all’insegnamento. Non mi prendere per una
ragazza ibseniana perché il caso è differente. Sono a tua disposizione
per ulteriori dettagli
aff.mo E. Majorana"
Da questo momento in poi di le tracce di Majorana incominciano a perdersi fino a scomparire nel nulla. Da qui l’ipotesi del suicidio in mare. Che Majorana abbia avuto un ripensamento nel viaggio di ritorno e che sia gettato in mare, ma possibile che nessuno abbia visto nulla? Le cronache di allora parlano che sul piroscafo c’era molta gente. E poi dagli scritti che abbiamo presentato non sono di un uomo che si vuole suicidare :” e ritornerò domani all’albergo
Bologna…. Sono a tua disposizione
per ulteriori dettagli… e poi se davvero si voleva suicidare perché farlo sulla nave, dove poteva essere visto? Inoltre c’è da dire ricordare un vecchio detto dei marinai :” ciò che in mare prende il mare restituisce” : qui mai nessuno a trovato nessun corpo ne di Majorana ne di altri nei giorni e nei mesi successivi all’accaduto. Majorana era nervoso da anni, chiuso, spesso impenetrabile, negli ultimi tempi c’era qualcosa che lo turbava molto, angosciato, stanco forze di essere incompreso, stufo di essere troppo elogiato, in altre parole si sentiva in quel momento particolare della sua vita troppo solo, ma la seconda lettera scritta a Carelli dovrebbe quanto meno far riflettere piu’ volte sulla vera intenzione di Majorna sul suicidio. La madre non credette mai al suicidio tanto che lasciò nel testamento dei beni al figlio Ettore. Mi permetto di aggiungere che uno scienziato genio come Majorana avrebbe potuto trovare, se davvero si voleva suicidare, mezzi meno appariscenti che buttarsi in mare. E poi c’è un aspetto importate, Majorana era siciliano e come tale attaccato alla famiglia e ai suoi affetti in particolare alla madre come dimostrano molte lettere di affetto mandate alla famiglia ( vedi Recami epistolario p.131) e anche come abbiamo visto dalla lettera a Carelli ai suoi allievi. Mussolini incaricò il capo della polizia Bocchini per ritrovare Majorana, dopo aver cercato allungo Bocchini sintetizzò il risultato delle sue ricerche con la seguente frase, che mi sembra giusta per concludere l’ipotesi del suicidio: “ I morti si trovano, sono i vivi che possono scomparire..”.
La VIA DELLA SPIRITUALITA’
Leonardo Sciascia nel suo libro induce il lettore a pensare che Majorana, per una crisi mistica, forse dovuta ad alcune difficoltà intellettuali dovuti ai suoi studi, si sia ritirato in un convento certosino ( piu’ avanti nell’inchiesta intendo approfondire questo punto delle certose con materiale di incontri fatti con padri certosini…).
. La convinzione che Majorana fosse entrato in un convento venne alimentata da alcune persone che dichiararono di aver riconosciuto il fisico presso la chiesa della di Gesu’ Nuovo di Napoli dove chiese di fare un ritiro per un esperimento religioso, ma non se ne seppe mai nulla di certo.
Anche la famiglia seguì questa ipotesi aiutata dalle parole del prof Stazzeri che secondo le cronache, divise la cabina con il docente scomparso e uno straniero di cui non se ne è saputo nulla un certo Carlo Prine. Stazzeri scrisse una lettera al fratello di Ettore datata 31.5.38 dove alla fine il professore propone di trovare conforto nel pensiero che il giovane possa essersi “ chiuso in qualche convento”. La madre di Majorna in una lettera ( del 27/07/1938- Recami p.98)a Mussolini dove chiede aiuto per ritrovare il figlio, sostiene che nei primi giorni di Aprile Majorana si è presentato agitato per un ritiro spirituale alla chiea detta del Gesu’ Nuovo di Napoli, ma non fu’ accettato e si persero le tracce. Majorana non era molto religioso, ma neanche sdegnava il fascino miracoloso della Natura da lui studiata corigore scientifico. Non è da scartare con quello che abbiamo detto in precedenza sull’avanzamento della fisica Nucleare, che Ettore abbia capito quello che forse i fisici non capirono all’istante, e forse si accorse di avere contribuito a qualcosa di veramente grosso o catastrofico se veniva usato in maniera sbaglaita. Sono solo delle ipotesi, ma in un mente scientifica, introversa, e a non fini bellici come quella di Majorana, è un’ipotesi degna di un’attenta riflessione. Nel periodo della seconda guerra mondiale, ma anche prima, le certose o luoghi mistici , aprivano spesso le porte anche a persone comuni, a generali di guerra pentiti di aver ucciso e intraprendevano la via del silenzio per riflettere sul male fatto. Majorana non aveva fatto nulla di male, ma forse per lui, un convento poteva essere il mare dove annegare tutti i suoi tormenti e incomprensioni. Se fosse davvero ritirato in un convento, sarebbe difficile ricostruirne le tracce perché chi varca la soglia di un convento, lascia dietro di se la vita passata, nome compreso.
La fuga in altro paese
Qualcuno sostiene che Majorana sia fuggito in Argentina o in qualche altro paese. L’idea della fuga è forze stata inseguita dal fatto che nella stanza d’albergo dove soggiornava a Napoli il “ Bologna “ non mancava nulla tranne il passaporto. Questo indizio è certo un particolare che invoglierebbe a pensare, che Majorana fosse intenzionato ad andarsene via, ma ci sono altri particolari che rendono la traccia poco convincente, pur restando nel beneficio del dubbio. C’è un’interessante lettera (28/11/1978) di Tullio Regge scritta al prof Recami per il suo libro, dove dice che parlando con Rivera gli fu’ confermato l’incontro a Buenos Aires con la madre di Tuglio Magliotti, “…secondo la quale il figlio era amico di un certo Majorana fisico, che scriveva formule, e che aveva Fermi in gran antipatia e che per questa ragione aveva lasciato l’Italia…”(dal testo Il caso majorana di E.Recami p.231). Seguendo ancora l’interessante epistolario di Recami, troviamo una smentita della presenza di Majorana a Buenos Aires forse scambiato per un omonimo: Recami p.236). Una fuga, se vogliano seguire questa strada poteva anche starci, se consideriamo il fatto che Majorana poteva essere nervoso, turbato da chi sa cosa, oppure, parliamo chiaro come abbiamo fatto fino ad ora, da quello che avrebbe fatto il nucleare, e decidere di uscire di scena per un po’ potrebbe essere una pista plausibile. Dico un po’, perché mi rifaccio a quanto detto prima, che Majorana era attaccato alla famiglia, e anche se non avesse fatto sapere nulla di se poteva o avrebbe dato sue tracce in seguito ( anche con una lettera anonima), per non far impensierire troppo a lungo i suoi cari che disperatamente lo stavano cercando. Non dico che la fuga sia una possibilità, da scartare a priori, nessuna ipotesi mi sembra in questo caso che si possa escludere con certezza , ma la fuga in un paese estero avrebbe lasciato una minima traccia della figura di Majorana, sarebbe stato registrato il passaporto e sarebbe comunque stato riconosciuto, in quanto non dimentichiamo che si trattava di un fisico a livello internazionale. Quale stato non avrebbe evidenziato una presenza di tale livello, se non subito ma almeno negli anni futuri? A meno che non si segua la pista dei servizi secreti che abbiamo tenuto forzatamente nascosta la presenza di Ettore per scopi militari, malgrado il suo dissenso, ma in questo caso siamo sul confine di un ‘altra ipotesi quella del rapimento.
Il Rapimento
Questa ipotesi, come quella dell’omicidio, fanno parte di quelle supposizioni che si trovano dentro un campo minato, che possono esplodere in mano da un momento all’altro, e che molti non vogliono prendere nemmeno in considerazione, nonostante in un caso di scomparsa o in un inchiesta non si di dovrebbe scartare niente fino all’ultimo. Si potrebbe pensare ad un rapimento a fini di scienza. Per esempio qualcuno su incarico potrebbe aver rapito il famoso Majorana per “usarlo” in qualche esperimento di fisica forze proprio nella nuova ricerca sul nucleare. Sulla scia delle suggestioni possiamo intraprendere anche la via mafiosa vedi: La pista mafiosa C’e da dire che il governo sovietico lo invitò più volte a dirigere l’istituto superiore di fisica, e poi da altri come Cambridge e Yale già citati in precedenza, ma Majorana rifiutò di andare ritirando nella solitudine e respingendo la corrispondenza al mittente: “ .. Si respinge al per morte de destinatario… su queste parole molti vedono un annuncio della sua morte, giudizio a mio avviso un po’ troppo forzato. La pista che Majorana fosse andato in Russa ( o costretto ad andare), è stata alimentata da un articolo del 19.2.95 sul quotidiano Il Tempo dove Sudoplatov, direttore dei rapporti speciali del Cremino sostenne che scienziati illustri (Pontecorvo, Fermi) avevano collaborato con loro per costruire l’atomica . Magli storici non credono a questa tesi per scarsità di prove. Ed ancora la “Gazzetta di Losanna”del 1946 crede di poter rilevare che il governo sovietico ha fatto di tutto per venire in possesso dei quaderni di Majorana. Anche in questo caso pare di fosse trattato di futili illazioni. Molti sostenevano invece che fu Germania ad “attirare” Majorana più che la Russia, visto che in quel posto Ettore era un po’ piu’ capito che a Roma e lo legava molto una bella amicizia con Heisemberg, leader del progetto atomico tedesco di allora. E’ lo stesso Majorana in varie lettere alla famiglia che evidenzia tale amicizia, e quando tornò a Roma in via panisperna, era cambiato, non era più lo stesso Majorana. Purtroppo anche qui non ci sono degli elementi certi che Majorana avesse partecipato al progetto atomico, anche perché si intravedevano le prime mosse, ma che Ettore trovare maggiore libertà in Germania non è da escutere. Poi da li a concretizzare più con le parole che con le prove che la Germania abbia rapito Majorana è un’affermazione fragile, con i pochi elementi che abbiamo. Nel 1944 all’epoca della repubblica di salò Mussolini venne informato della presenza di un fisico italiano nell’equipe dei tedeschi che stavano lavorando alla terribile arma segreta. Mussolini si ricordò di Majorana e ritenne che fosse lui. L’ambasciatore di Berlino, Anfuso, indagò su ordine di Mussolini, ma non si anno più traccia delle informazioni relative al caso, a causa del crollo della Germani, dove apre alcuni documenti sono andati distrutti. L’amico e grande fisico Eduardo Amaldi che conosceva Majorana dai tempi di Via Panisperna, non ha mai creduto alla pista del rapimento sostenendo che la tesi è assurda e priva di ogni fondamento sia sul piano storico che su quello umano. Di stesso avviso è il prof Recami che sostiene il rapimento una fantasia e che a quel tempo i politici non avevano alcun idea della fisica nucleare. Il materiale che ho trovato in merito a questa ipotesi è molto scarso, e dove qualcuno sposa questa teoria sembra arrampicarsi sugli specchi, spesso lasciandosi prendere troppo da una forma narrativa di spionaggio. Comunque la tesi del rapimento è da considerare, anche se con qualche riservo.
L’omicidio
Per obbiettività di esposizione, esaminiamo anche il caso forse più scomodo di tutti: l’omicidio.
Qui un buon investigatore inizia a chiedersi chi poteva volere morto Majorana, e perché?
Invidia per la sua intelligenza? Ucciderlo era l’unico modo per sfruttare a pieno i suoi lavori e le sue scoperte? Chi incontrò a Palermo non lo si è mai saputo se mai qualcuno doveva incontrare. È c’è chi mette in dubbio le ricerche ufficiali di allora, intorno a quest’incontro, sostenendo che potevano essere condotte con maggior approfondimento.
Tra il gruppo di Via Panisperna, c’era tensione e forse qualche punta di invidia per il genio di Majorana, ma la cosa finiva certo lì. Quello che allontanò dal gruppo Majorana, oltre al suo carattere introverso e “ ribelle” va ricercato in un lettera Lipsia 22.5.del ’33 che il prof Bartocci nel suo libro “la scomparsa di Ettore Majorana: un affare di stato?…” ci presenta una lettera inedita di Majorana tratta dal libro Recami p. 143 144 edz 91, ritrovata dopo tanto tempo da Segrè, dalla quale viene fuori un Majorana simpatizzante per la Germania, lui che non era appassionato di politica, trovava ammirazione per le ideologie tedesche e non risparmiò neanche i suoi commenti sull’antisemitismo e sugli ebrei . La lettera non piacque molto a Segrè che era ebreo ne agli amici di via Panisperna quasi tutti di origine ebraica. Anche Amaldi ricorda questa lettera in mal modo :” inaccettabile”. Quelle parole provocarono una rottura non credo morte.
Dopo poco la scomparsa di Majorana, Fermi si impegnò a fondo a cercare l’amico, ma si dovette rassegnare, ricordando quello che lui stesso aveva supposto, che con l’intelligenza che aveva Majorana se non voleva farsi trovare ne da viso ne da morto, ci sarebbe sicuramente riuscito. Da li a poco il gruppo si sfece per le cause precedentemente affrontate, e molti di loro non si occuparono mai più di fisica come testimonia Rasetti in una lettera a Recami dove dice che si è dato alla geologia e alla botanica. Un omicidio, a meno che non si muri da qualche parte il corpo, lascia sempre dietro di se degli indizi anche a distanza di anni. E ricordo che nessun corpo venne mai ritrovato nella zona.
Il fatto, è che se per le altre ipotesi le prove sono scarse o confuse, per quella dell’ omicidio sono quasi inesistenti, o per lo meno quelle poche che farebbero pensare ad un raggiro politico secreto, non sono in grado ( o per lo meno non lo sono io, nonostante mi sia documentato) di supportare il peso di una così grave “ accusa” come l’ipotesi di omicidio.
Majorana salì davvero sulla nave ?
Un pista interessante, e anche la possibilità che Majorana non sia mai salito sul piroscafo di ritorno da Palermo-Napoli la sera del 26 Marzo, visto le poco chiare dichiarazioni di chi dice di averlo visto. A sostenere questa ipotesi è anche Sciascia dove analizza la confusa testimonianza del prof Strazzeri, che abbiamo visto sostiene di aver riconosciuto e condiviso la cabina del piroscafo con Majorana, o quello che credeva che fosse, Majorana.
Bisogna dire che in una lettera ( 31.05.38)Recami p.205) al fratello di Majorana prof. Strazzeri afferma con convinzione di aver viaggiato con Majorana, e dice al fratello che sicuramente :” …egli non si è soppresso, almeno fino a Napoli..” escludendo quindi il suicidio. Ma Strazzeri fa di piu’, probabilmente per dare un po’ di conforto alla famiglia, suggerisce che Majorana :”…si fosse chiuso in qualche convento…, ipotesi come abbiamo visto abbracciata fortemente dalla madre. In realtà nella lettera non ne fa una descrizione minuziosa dell’aspetto di Majorana, dice soltanto che era giovane, perché aveva i capelli al completo…. Esaminando la lettera vediamo che Strazzeri inizia con la totale convinzione che quello fosse Majorana:…e’ mia assoluta convinzione… poi verso il termine della lettera mette lui stesso il dubbio: …se il giovane che a viaggiato con me era suo fratello…. Egli non si è soppresso sicuramente….
Strezzeri è convinto di aver viaggiato con Majorana, ma non è convinto che quello fosse il fratello di quello a cui scriveva, in più non parlò mai con il silenzioso passeggero che lui identifica con Majorana. Inoltre Strazzeri, e stavolta lo scrive esplicitamente, a dei dubbi sul fatto del terso uomo un certo Carlo Prinse creduto inglese ma che parlava molto bene l’italiano, anzi dice : parlava italiano come noi… cioè come la gente del Sud. Sciascia fa un’ipotesi degna di attenzione: Strazzeri parlò con Carlo Prince, e nessuna parola con quello che doveva essere Majorana, Ettore probabilmente non ripartì con quella nave, ma abbia regalato il biglietto a un altro passeggero. Questo misterioso uomo, sempre secondo Sciascia, fu scambiato da Strazzeri per Carlo Prince, mentre quest’ultimo taciturno fu scambiato per Majorana.
Ettore, poteva aver architettato tutto per far perdere le sue tracce. Regalare il biglietto a un passeggero che ne stava facendo uno, di simile aspetto e di età a lui, e svanire così per sempre, un modo banale, semplice, geniale.
Nel 1965, una signora di Pistoia Fiorenza Tebalducci, rivelò una storia, smentita dai familiari, ma che vale la pena di raccontare, per aggiungere particolari alla nostra inchiesta anche se possono sembrare assurde.
La donna affermò ( e mi chiedo perché dovrebbe aver inventato una storia così particolareggiata) di aver conosciuto il giovane Majorana a Firenze nel 1934, dove frequentavano insieme il circolo degli studenti. Lei sostenne che con Majorana ci fu un’ amicizia strana, non un flirt, ma una strana amicizia. Il racconto della donna toscana, si fa intrigante quanto ella stessa sostiene, che spesso la lasciava sola per avvicinare un gruppo di stranieri. Insospettita da questi incontri ne parlò con il fratello che prestava servizio nei carabinieri. Dopo alcune indagini fatte dal fratello la Tebalducci sostiene che era usata dal giovane Majorana come copertura. Peccato che non si sia indagato piu’ a fondo su tale storia, perché se davvero il racconto della donna fosse vero, c’e da capire chi erano quelle persone che Majorana incontrava? Straniere per altro, e cosa volevano da lui, o lui da loro. Purtroppo, non lo sapremo mai, le persone a cui poter chiedere approfondimenti non esistono più.
E anche questa storia, che non ha trovato conferma come detto dai famigliari, rimane appesa come tutto il caso al fascino del mistero, condito da un logorroico dubbio.