Ci sono fatti, che non dovrebbero accadere. Ci sono, storie che non dovrebbero mai essere raccontate. Avvenimenti talmente atroci ed insensati che facciamo fatica a sopportare il peso della verità.
Ci sono fatti, che non dovrebbero accadere. Ci sono, storie che non dovrebbero mai essere raccontate. Avvenimenti talmente atroci ed insensati che facciamo fatica a sopportare il peso della verità. Spesso, l’incredulità scuote le nostre menti, che si incollano su quelle notizie macabre che la televisione ci proietta, magari durante un quieto pasto in famiglia. Lo sappiamo tutti, che è realtà e non un film thriller proiettato in prima serata, ma l’assurdità di quei fatti, ci riserva un isola come rifugio, dove naufraghiamo un commento: “Non è possibile!”.
Ma il possibile, è proprio lì, spalmato sulla nostra bella Italia. Una bambina di due mesi uccisa dalla giovane madre che poi si è inferta alcune coltellate e si è rimessa a letto, un uomo ha stretto a sé il figlioletto di sette mesi e si è buttato dall’ottavo piano di un palazzo sfracellando le due vite e una ragazza di vent’anni che ha chiuso il bimbo in un sacchetto di plastica e nascosto in un armadio subito dopo averlo partorito. Tutto questo è accaduto in un unico giorno, a poche ore di distanza l’uno dall’altro.
Comunque ritengo che racchiudere il malessere nella depressione, sia vero solo per certi casi. Per quelli macabri e inconcepibili, ci deve essere altro, qualcosa che sfugge anche allo studio minuzioso e indagatore della scienza. “La madre a ucciso suo figlio “: …Era depressa. E il caso si chiude dietro a una montagna di carta, e sotto pene a volte ridotte, appellandosi al fatto che non era nel pieno delle sue facoltà mentali. Allora chi li aveva per lei?. Mi sembra un’ottica giusta nella sua partenza, ma da scandagliare piu’ in profondità. Ci sono stati tanti casi e altri ce ne saranno ancora, quindi, vuol dire, che non abbiamo risolto il problema, e anche studiare la depressione a tavolino, non ha portato fino ad ora a una cura vera e propria che limiti i danni della mente. No! a mio avviso ci deve essere qualcosa di piu’ grosso, di piu’profondo che entra indisturbato attraverso i canali piu’ deboli del nostro corpo, sfruttandoli come un ascensore per scendere nelle zone piu’oscure del cervello, nelle parti piu’ profonde, forse proprio in quelle non ancora scoperte dall’uomo, e si impossessa della mente e del corpo. Spesso quando vengono interrogati gli assassini, sembrano stupiti, a volte dichiarano di essere stati rapiti come da una forza strana e altre invece sono coscienti di avere fatto qualcosa di orribile ma che non si spiegano il perché, e rimangano in una fase tra lo stordimento e lo sciok, fissi a guardare il vuoto, con i loro corpi di nuovo lasciati a se stessi. Pensiamo per un attimo, ai casi delle bestie di Satana del Varesotto, o quelle giovani ragazze che uccisero a coltellate in una sera di giugno la povera suora a Chiavenna. I risultati sono sempre quelli, atrocità e assurdità. Facciamo un parallelo con i casi di questi giorni. Sempre giovani a compiere gli omicidi, risucchiati dalla follia di un istante, e dalla staticità della freddezza poi, nel ritornare alla realtà, se mai si possa parlare di un vero e proprio ritorno al mondo reale.
Spesso, siamo portati subito a guardare l’aspetto psicologico e psichiatrico, che senza dubbio avvolge gli assassini, ma che è un risultato a mio avviso di una possessività, avvenuta in tempi piu’ remoti, lontani dall’insorgere della malattia vera e propria. I fatti accaduti in queste giornate a Roma, Rimini e nel Varesotto di bambini uccisi massacrati, sono troppo folli, sono troppo disumani per racchiuderli in una malattia figlia del nostro tempo.