L’anniversario della Repubblica

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 Sessant’anni e non sentirli. La costituzione Italiana nasce il 27 Dicembre1947 ed entra formalmente in vigore il primo Gennaio del Quarantotto; il suo linguaggio era attuale al tempo e tale è rimasto nel terzo millennio. Ha passato indenne bufere (ideologiche) e cicloni di varia natura, assalti e critiche, incursioni di barbari e mercenari, preservando il valore dei suoi 139 articoli. Nel loro midollo spinale c’è la nostra identità: chi siamo, le origini dei nostri valori, gli obiettivi primari di una nazione e del popolo che rappresenta. Numerose saranno le iniziative per dare risalto all’evento, perché nulla come la Liberazione ha dato all’Italia la fisionomia esteriore e interiore che oggi conosciamo. Pregi e difetti annessi, per non cadere nella retorica: le nuove generazioni potranno ancora contare sulla saldezza dei predecessori. Gli statisti attuali sono indegni, forse, di esserne discendenti, ma quell’insieme di capisaldi resta (per ora) al di sopra delle commistioni, delle ingerenze, delle brutture di una caduta scomposta. L’organo filatelico del Ministero delle Comunicazioni, presieduto dal ministro Paolo Gentiloni, ha deciso di emettere un francobollo per celebrare la Carta fondatrice della democrazia, e il presidente del Consiglio Romano Prodi ha rimarcato la validità dei suoi principi fondamentali. Il governo si è impegnato, lo scorso 25 Ottobre, nel presentare una campagna di informazione capillare per promuovere la conoscenza della Costituzione in ogni recesso del Paese. A Palazzo Chigi c’erano fior di testimoni, tra cui i ministri Barbara Pollastrini e Vannino Chiti, ma c’era soprattutto la coscienza di uno stato intero. Uno stato pensato libero e responsabile da un antico compromesso, un proposito elevato e unitario; basti ricordare l’articolo 10 sul diritto d’asilo, l’articolo 11 sul ripudio della guerra, l’articolo 21 sul diritto di manifestare liberamente il pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione. Un esempio ne siamo noi stessi, con l’umiltà di questo tributo/ringraziamento ai padri costituenti. Senza frasi fatte, né proselitismo al politicamente corretto. Soltanto, semplice onestà.

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