O la borsa o la vita, intimavano i ladruncoli del cinema e quelli di galline dei fumetti. Da Fantomas alla Banda Bassotti, il mestiere del birbante non è cambiato, quel che si è affinato sono le modalità, lo stile.
Oggi, la ruberia, è su larga scala: di massa e di classe. Il ventaglio di opzioni è in continua espansione; le tecniche si affinano con gli anni, l’esperienza, e coi mezzi a disposizione. Scippatori, borseggiatori da due soldi e teorici dell’escamotage sono i maestri elementari, passaggio obbligato per chi non ama puntare al bersaglio grosso, o almeno non prima di aver fatto palestra di destrezza. Al massimo si rischiano due ceffoni e una denuncia, che scivola nel solito nulla-di-fatto. Topi d’appartamento, di gioielleria e d’automobile, attentatori ai beni altrui senza il culto della violenza, ma con mire più sostanziose, si mettono in cattedra alle scuole Medie Inferiori, mentre alle Superiori imperversa una varietà bieca e più sottile, infida: truffatori, estorsori, mafiosi di quartiere e bande organizzate, proseliti della Beretta, Arancia Meccanica e Società Per Azioni della delinquenza. In ateneo, però, si accede solo per meriti manifesti, per acclamazione. Occorre avere influenze nei palazzi che contano, illustri conoscenze e il sostegno del popolo vessato ma indifferente. Insomma, complice. L’Università del Crimine rilascia certificati di laurea a pochi eletti: grandi speculatori, petrolieri, capi di stato e occulti strateghi dell’economia alternativa. Bisogna dimostrare alla Commissione di “saperci fare”, di essere in grado di illudere intere nazioni, masse eterogenee di risparmiatori, dirigenti, operai, impiegati, formichine operose. È un’arte a vantaggio di pochi, che regge i codici nella destra e un cappio nella sinistra, che ha parole di Giustizia e smorfie di squalo al tempo stesso. Sa mettere in ginocchio un paese col benefit della legge e della ragion di stato; dai testi di storia alle pagine di attualità, lo si apprende ogni giorno. Il malcostume diffuso avvantaggia l’espandersi della cancrena, e si passa dai mutui a tasso usura agli espropri, fino alla chirurgia della devastazione. Il bisturi ha nome petrolio, è l’oro nero l’arma più tosta in mano alla Holding della Sottrazione, poiché è la risorsa capace di condizionare il ménage nazionale, se maneggiato con cura. L’impennata di prezzi, in Italia, lo dimostra appieno. Formalmente, scioperi a catena e costo dei trasporti incidono sull’inflazione, ma se il prezzo del greggio non ha squassato le risorse di molti stati, rivoltando come un calzino soltanto le nostre, ci dev’essere una precisa ragione. Spiega Marco Valli, esperto di Unicredit MIB, che i nuovi aggravi (tutti figli più o meno legittimi del caro-benzine) incideranno ben oltre il 2,9% annuo d’aumento. Un valore continuamente corretto al rialzo, il più sostanzioso dal 2001 a questa parte. La Banca centrale Europea potrebbe rivedere la sua politica, ma il nodo, una volta tanto, non è a monte. Perché gas, acqua, luce, ferrovie, alimentari, autostrade, attività ricreative, non possono distintamente risentire di una scusa abusata. Non sarà questo l’ennesimo richiamo alle energie alternative, ma una sana riflessione sarebbe più che mai utile. O preferiamo insignire di un’altra laurea criminale i soliti (ig)noti?