Se ripetere non giova…

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Alta tensione a Pianura. Nulla a che vedere con la Padania del "senatur", il luogo del contendere è squisitamente a Sud, nel napoletano.

Nulla a che vedere con la Padania del "senatur", il luogo del contendere è squisitamente a Sud, nel napoletano. Uno degli angoli più incantati e funestati del globo, dal 1992 è impegolato nel malaffare-rifiuti, e proprio in questi giorni la situazione è giunta sull’orlo del precipizio. Basterebbe una spallata, un urto, una carica a farla crollare nel baratro, un abisso senza fondo di incuria e tonnellate di immondizia; una carica come quelle che la popolazione, inferocita, ha tentato contro gli assetti antisommossa delle forze dell’ordine. Dove ordine è un vocabolo vano, ché fra mucchi di rudo s’è persa la bussola, e pure la ragione. Gruppi di manifestanti esasperati hanno dato fuoco a cassonetti, borse, sacchi di plastica ai bordi delle strade, con tutti i rischi del caso, diossina compresa. "Non vogliamo vivere tra i rifiuti" gridano, ma la città del colera è un problema da gestire con calma, secondo le istituzioni, che fra un esame logistico e uno tecnico da oltre quindici anni si rimpallano la questione. Dagli uffici alle piazze il salto è breve; la pazienza dei locali è andata esaurendosi, e qualcuno ha rovesciato il vaso di Pandora. Rabbia & ribellismo una volta tanto giustificati, perché parlare di criminalità organizzata è sinonimo di burodisattenzione ed amore per la facile scusa. Risanare si poteva e si doveva; allo stato attuale non resta che ritagliare spazi e tempi necessari a un intervento rapido, coerente, puntuale. I mezzi di Polizia e Carabinieri fanno fronte agli assalti dei dimostranti, spesso in forte contrasto d’intenzioni: si passa dai cori di pace al lancio di pietre assassine, sassi e mattoni che nulla hanno a che spartire con la civile protesta. Arma a doppio taglio.

 

I camion che dovevano arrivare a Pianura, così, sono tornati all’ovile. Duecento persone presidiano la mulattiera che conduce alla discarica e altri nuclei più o meno organizzati piantonano le zone di transito dei mezzi. Da Soccavo a via Spallucci, fino alla stazione di Pozzuoli, bloccata per alcune ore. Bollettino di guerra? Feriti contusi acciaccati bollati offesi massaggiati bastonati quasi arrestati e tutto uguale a prima, tutto ruota attorno a stanze lontane. In quelle di palazzo Chigi il ministro dell’Interno Amato ha incontrato il presidente del Consiglio per un consulto straordinario, e l’attesa è quanto mai spasmodica. Riusciranno i Prodi statisti, coadiuvati dal ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio a definire una strategia plausibile? Saranno al corrente della reale situazione, o sono stati informati del nodulo attraverso comunicati stampa, tivù e voci di corridoio? In Campania la Rivolta dei Rifiuti ha origini arcaiche, imputabili al cattivo uso delle discariche (riempite a dismisura), nella vana attesa dell’impianto di cinque termovalorizzatori, ormai preda di inchieste sul dissesto operativo e sull’umoralità dei residenti. È di questi ultimi, infatti, la ferma opposizione, con tumulti e sollevazioni. La salubrità dei luoghi sarebbe in pericolo se fossero attivati, oltre all’inceneritore di Lo Uttaro, quelli di Serre, Savignano Irpino, Terzigno e Sant’Arcangelo Trimonte. Ben venga la salvaguardia del patrimonio ambientale, ma forse coprire le città di spazzatura è una soluzione migliore? O proiettarla nello spazio grazie a immensi immonderazzi è più furbo? Abbiamo inquinato la Terra, ora vogliamo spedire i nostri scarti ammorbanti nel cosmo: davvero un esempio di astuzia. Continuare a parlare di smaltimento alternativo, magari di pirolisi, sarebbe ripetitivo, ma dal tempo dei saggi è arcinoto che repetita iuvant. Se a qualcuno non fischiano le orecchie, probabilmente è colpa di tutti.