CITTA’ DEL VATICANO.Sono già 60.000 le persone coinvolte negli scontri politici ed etnici seguiti alle contestate elezioni presidenziali in Kenya
La Caritas fornisce cibo, alloggio, acqua e assistenza sanitaria alle persone costrette ad abbandonare le proprie case, che ora cercano rifugio in luoghi come le chiese e le stazioni di polizia.
Secondo i dati forniti da questa organizzazione della Chiesa cattolica e dall’ONU, le persone finora sfollate a causa della violenza scoppiata dopo le accuse di brogli elettorali, in seguito alla rielezione del Presidente Mwaki Kibaki, oscillano tra le 180.000 e le 250.000.
La Caritas afferma che quella che è iniziata come una crisi politica è andata assumendo i toni di un confronto etnico. La gente di alcune etnie è stata presa di mira e ha visto le proprie case date alle fiamme.
Manca il cibo perché i magazzini sono stati bruciati o la gente ha troppa paura di andarci. I prezzi dei prodotti di base sono saliti alle stelle, al punto che per alcune verdure si parla di un aumento del 500%. Il Governo ha invece magazzini pieni di cibo nella Rift Valley e nel Kenya occidentale.
La Caritas afferma che è ancora possibile trovare una soluzione politica prima che la situazioni si deteriori ulteriormente trasformandosi in un bagno di sangue. Questa ipotesi, indica, deve implicare la riapertura del dialogo tra Kibaki e il leader dell’opposizione Raila Odinga.
Anche se si teme una recrudescenza della violenza nel Paese, sembra improbabile che si riproponga una situazione simile a quella del Ruanda o dell’ex Yugoslavia.
Il coordinatore per le emergenze di Caritas Kenya, Stephen Kituku, ha detto che “la priorità in termini di risposta umanitaria è rappresentata da cibo, alloggio, acqua e assistenza sanitaria. La gente nei campi improvvisati non ha accesso ai servizi di base”.
“La situazione è deteriorata – ha denunciato –. Non possiamo dire quanto peggiorerà, ma la stiamo monitorando da vicino. Tutto dipende dalla possibilità che i due principali partiti politici riescano a trovare insieme una soluzione”.
Il Segretario generale di Caritas Internationalis, Lesley Anne Knight, ha osservato che “la violenza contro il popolo del Kenya è fonte di grande preoccupazione. I leader politici kenyoti devono cercare rapidamente il dialogo, porre fine agli scontri prima di una loro escalation e affrontare le cause del problema”.
Per una risposta immediata nelle zone più colpite (Eldoret e Bungoma), i membri della Caritas hanno promesso 30.000 dollari. Nel frattempo, si continuano a valutare i bisogni per farvi fronte.
La Chiesa cattolica in Kenya ha esortato alla calma i sostenitori di Kibaki e di Odinga e al dialogo i due leader. I Vescovi hanno anche chiesto che venga predisposta una commissione elettorale destinata a rivedere i risultati della consultazione del 27 dicembre scorso.
Nel frattempo, la Chiesa chiede a tutti di mantenere la calma e di astenersi da qualsiasi atto di violenza.
foto:food-force.rai.it