SANITA’: DONNA MUORE DI MALARIA, RISCHIO SOTTOVALUTATO

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Si tratta di un trend in diminuzione, ma i casi di malaria continuano a registrarsi anche nel nostro Paese: 630 nel 2006, con tre morti.

Quasi sempre ad ammalarsi sono immigrati residenti in Italia e che rientrano dai paesi di origine, ma consistente e’ anche la quota di italiani viaggiatori che sottovalutano il pericolo e non si sottopongono alla necessaria profilassi prima di partire per mete esotiche. E dopo il caso della donna di Arezzo, rientrata da un viaggio in Senegal e morta per le complicanze della malaria dopo 20 giorni di agonia, gli esperti invitano ad alzare la guardia. Il rischio di malaria, avverte il direttore del Centro Oms di Medicina del turismo Walter Pasini, ”si presenterà quasi certamente in altri viaggiatori di ritorno dalle vacanze invernali in paesi tropicali e subtropicali”. Con l’aggravante che in gennaio, mese in cui si verifica il picco dell’epidemia influenzale stagionale, vi può essere il rischio che la sintomatologia malarica venga confusa con quella influenzale”. E’ quindi di fondamentale importanza, sottolinea, che il viaggiatore con febbre, reduce da un viaggio in aree tropicali, dia al medico l’informazione del viaggio effettuato. Il periodo di incubazione della malaria è di una settimana fino a 3 mesi e pertanto, rileva Pasini, ”si deve sempre sospettare la malaria in un soggetto di ritorno da un viaggio in paesi tropicali che presenti febbre. Se diagnosi e terapia sono tempestive, infatti, il paziente ha ottime probabilità di guarire ma ogni ritardo, può essere fatale”. Attenzione, quindi, prima di mettersi in viaggio: ”Il consiglio – afferma Roberto Romi dell’Istituto superiore di Sanita’ (Iss) – e’ informarsi sempre prima di partire per Africa, Asia o America latina e, se consigliato, effettuare la profilassi. Al ritorno, poi, non sottovalutare i sintomi in caso di febbre, rivolgersi al medico e, soprattutto, non dimenticare di riferire del viaggio effettuato”. I viaggiatori, insomma, devono dimostrare maggiore responsabilita’ anche perche’, spiega il direttore generale dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della poverta’ (Inmp) Aldo Morrone, ”la profilassi antimalarica ha effetto solo per il periodo in cui viene fatta e non da’ immunizzazione; va dunque ripetuta, anche nel caso ci si rechi spesso in aree a rischio”. Anzi, chi viaggia spesso in Africa (come nel caso della donna di Arezzo, che in occasione dell’ultimo viaggio aveva pero’ deciso di non sottoporsi ad alcuna profilassi), aggiunge Morrone, ”dovrebbe sentire il parere di uno specialista per avere consigli circa la profilassi migliore, sia in relazione al periodo in cui si effettua il viaggio sia alla zona che si visitera’. Questo perche’ alcune forme di malaria sono resistenti a determinati farmaci in uso”.- I NUMERI DELLA MALARIA, PIU’ CASI TRA IMMIGRATI: I casi di malaria registrati in Italia segnano un trend in diminuzione a partire dal 2000. Si passa, rileva l’Iss, da oltre 1.000 casi nel 1999 ai 630 del 2006 (3.354 casi complessivi dal 2002 al 2006). Più colpiti gli immigrati (483 nel 2006, contro 147 italiani) che si recano nei paesi di origine senza aver effettuato l’adeguata profilassi ma avendo ormai perso la naturale ‘immunizzazione’ alla malattia dopo anni trascorsi in Italia. La malaria fa registrare nel mondo 2-300 milioni di nuovi casi l’anno e 1-2 milioni di morti specie nella popolazione infantile sotto i 5 anni ed in Africa.- I SINTOMI: La forma più grave é quella causata dal parassita plasmodium falciparum e la patologia si contrae quando la zanzara Anopheles infetta si nutre di sangue umano. La malaria si manifesta solitamente con febbre, brivido, cefalea, dolore muscolare, astenia, ed a volte con diarrea e vomito. Fonte: Ansa/Federfarma cybermed ( in collaborazione con itlaoueropeo.eu)