Tutto è pronto per la distruzione, ma c’è un ordine che la ferma.
Queste parole chiosano il capitolo VII dell’Apocalisse, e non vanno distanti dall’immagine di cadente, spettrale vergogna, che l’Italia sta dando di sé nel mondo. E di chi ne ha fatto le (ascose) veci, fino ai giorni odierni. Il NYT, Le Figaro, Financial Times e i principali quotidiani del globo mostrano in prima pagina il ludibrio dell’immondezzaio campano. L’esercito ha raggiunto i punti nevralgici, salutato da applausi e sollievo generale, ma restano i blocchi, restano i perché. Restano i mucchi di sacchi, sacchetti e lordure impacchettate; resta uno scempio incivile ai fianchi delle strade, che nessuno in tanti anni s’è degnato di affrontare sul serio. I milioni di euro stanziati dalla Comunità Europea sono finiti in tasche capaci e imprendibili, ché nessuno ruba in casa dei ladri. Una colossale sconfitta per tutto il Paese. La crociata dei prigionieri dell’immondizia aggiunge ogni giorno nuove “imprese” al tototruffa: il rischio ambientale, la salubrità del territorio compromessa, i veleni chimici e quelli dell’animo dei residenti, che faticano a uscire di casa, e mostrano le ricevute dei pagamenti delle tasse sulla raccolta dei rifiuti. Le ruspe hanno spostato i cumuli di spazzatura, l’hanno pressata in angoli e cantoni sempre più maleodoranti, ma settemila tonnellate fanno ancora (brutta) mostra di sé. E altre se ne accumulano a ritmo vertiginoso. Le attività scolastiche sono sospese a data da destinarsi, gli ospedali sono assediati da truppe di plastica e sostanze organiche putrescenti, i quartieri periferici sono irraggiungibili e l’ASIA, l’azienda napoletana di igiene ambientale, concentra le energie sul centro storico della città. I servizi della CNN, intanto, fanno il giro del mondo. Il supercommissario De Gennaro sta “lavorando per tutti”, mentre tutti lavorano per il consuetochissachi. La psicosi delle navi-cassonetto e delle colonne fetenti di TIR a zonzo per l’Italia ha infiammato la polemica, subito decentrata dalle Regioni alle province, e dai palazzi comunali agli scenografi di piazza. Effetto boomerang. A che serve consegnare il tapiro d’oro a Rosa Russo Iervolino, se nessuno riesce poi a individuare i responsabili e porre rimedio a una situazione in caduta verticale? Perché certi disastri si compiano serve buona agibilità politica, con tanto di coperture e possibilità di scaricabarile all’occorrenza. Niente soggetti, dunque, ma figure complesse, articolate, in cui perdersi prima di trovare il bandolo della matassa. Il messaggio che il commissario dell’ambiente UE Stavros Dimas manda al Bel Paese non tollera più alibi. Sanzioni, multe, pesanti penali sono previste per l’Italia, se non avvierà un deciso provvedimento in tempi ristretti. “Non ha senso fare appello la criminalità organizzata, per nascondere che la causa della crisi dei rifiuti è la mancanza di azione e di volontà politica”, afferma contrariato. La risposta? Accuse alla maggioranza, accuse all’opposizione. Accuse all’inazione e al malgoverno, accuse alla camorra e sì, anche alla stessa Commissione UE. Non avrebbe sorvegliato, vigilato, controllato che i fondi stanziati fossero spesi con senno. Se il saggio muta consiglio, lo stolto resta della sua opinione.