Si è conclusa la visita in Cina della delegazione indiana, capeggiata dal premier Manmohan Singh, volta a migliorare i rapporti fra le due super potenze emergenti.
Iniziato tre giorni fa, il viaggio nel Paese di Mezzo del gruppo di politici indiani è stato ricco di appuntamenti, i quali hanno avuto sia carattere economico che politico. Va sottolineato che in agenda erano presenti i meeting fra Singh ed il primo ministro cinese Wen Jiabao ed il presidente Hu Jintao. Da una parte questo viaggio è stato visto da molti come un appuntamento chiave per delineare il futuro delle relazioni fra questi due grandi Stati, che insieme contano circa un terzo dell’intera popolazione mondiale. Alla vigilia della partenza di Singh il ministro indiano del Commercio, Priya Ranjan Dasmunshi, ha affermato che si prevedeva il raggiungimento di 5 importanti accordi in altrettanti settori che comprendevano la cooperazione fra due importanti industrie ferroviarie ed altri in materia immobiliare, gestione del territorio, medicina tradizionale e studi geologici. Di diversa opinione invece il ministro degli Esteri indiano, Pranab Mukherjee, il quale ha invece affermato di non aspettarsi molto da questa serie di incontri di vertice. Forse più che per sfiducia verso il viaggio del premier indiano Mukherjee ha voluto sottolineare con questa dichiarazione che, anche senza tale visita, i rapporti fra Cina ed India si stanno naturalmente intensificando di per sé. L’interscambio fra i due Stati infatti è progressivamente aumentato dagli 1,8 miliardi di dollari del 1999 ai 20 miliardi di dollari previsti per quest’anno. Se si tiene conto che la Cina è ormai la principale partner dell’India si comprende come un forte legame fra i due Stati sia ormai un dato di fatto.
Questo aumento delle relazioni commerciali fra Pechino e Nuova Delhi potrebbe far sorgere qualche timore nel mondo economico europeo che si vedrebbe diminuita la capacità di penetrare in queste due grandi economie che sempre più interessano il mondo intero. Giancarlo Lamio, direttore dell’ufficio ICE, Istituto per il Commercio Estero, di Nuova Delhi, ha però spiegato a News ITALIA PRESS che “essendo già ora la Cina il primo fornitore dell’India, le cose non possono poi peggiorare più di tanto. Sicuramente la Cina è un grosso concorrente per l’Europa qua in India, ma non su tutte le linee di prodotti. Ce ne sono alcune su cui forse è bene pensare che è impossibile vincere la sfida con la Cina e si tratta di quei beni di fascia medio bassa dove il prezzo è la principale determinante della scelta d’acquisto, come i prodotti dell’industria elettronica, di cui per fortuna noi Italiani non siamo grandi produttori. Vi sono dei segmenti di mercato, però, dove sicuramente abbiamo ancora grandi possibilità e mi riferisco a quei prodotti di qualità elevata, dove il prezzo passa decisamente in secondo piano nel criterio di valutazione dell’acquirente". Anche per Paolo Lemma, direttore dell’ufficio ICE di Canton, questo avvicinamento non deve essere visto con particolare timore. “E’ naturale – ha affermato a News ITALIA PRESS – che questi due Paesi cerchino di raggiungere un’intesa, specie in campo economico. Sta agli Europei trovarsi uno spazio in cui inserirsi. In questi casi credo che sia deleterio parlare subito di guerre commerciali e di assumere un atteggiamento pessimista, specie quando si parla di Cina. Bisogna imparare a vedere questo Paese non come una minaccia, ma come una opportunità”.
Bisogna poi considerare che, se economicamente i due Stati si avvicinano sempre più, tenendo ben presente le ovvie rivalità, politicamente invece le relazioni appaiono ancora non del tutto amichevoli. Ci sono quei 4.660 chilometri di confine ancora contesi, i quali hanno anche dato origine nel 1962 ad uno scontro armato. Entrambi gli Stati rivendicano porzioni di territorio che considerano loro di diritto e, nonostante si sia espressamente parlato di sostanziali passi avanti in questo tema, un vero e proprio accordo non lo si è ancora raggiunto. L’India continua ad ospitare gli esuli tibetani guardati con odio da Pechino. Anche dal punto di vista militare ci sono parecchie incomprensioni visto che Nuova Delhi lamenta la scarsa trasparenza della Repubblica Popolare Cinese e questa ha accolto con sospetto e timore le esercitazioni navali effettuate dall’India insieme a Giappone, Stati Uniti ed Australia. E’ ancora presto pertanto parlare di completa armonia fra i due Paesi anche se da questi incontri sarebbe emersa la volontà cinese di appoggiare la candidatura dell’India ad ottenere un seggio permanente all’Onu, chiaro segno di effettiva distensione dei rapporti. Le stesse relazioni economiche sono comunque viste come necessarie, ma anche con un certo timore, specie dall’India, che come i Paesi europei teme per la sua bilancia fortemente in negativo. Nuova Delhi contesta le pratiche scorrette che le industrie cinesi utilizzano sul mercato internazionale visto che spesso non rispettano i diritti di proprietà intellettuale e la difficoltà ad esportare in Cina a causa delle barriere non tariffarie. Paolo Lemmo ha spigato a proposito che “effettivamente questo è un problema che molti Stati contestano alla Cina, non solo l’India. Ufficialmente l’attenzione verso una maggior protezione della proprietà intellettuale ed una maggiore apertura si stanno attuando ed anche sostanzialmente si stanno raggiungendo dei risultati. All’ultima fiera di Canton, per esempio, si è creato un apposito ufficio dove si poteva andare a reclamare nel caso in cui si riscontrassero falsificazioni o altri tipi di violazioni. La strada però è ancora lunga e probabilmente una reale soluzione del problema avverrà solamente quando l’industria cinese si sarà evoluta e incomincerà essa stessa a subire il problema delle falsificazioni”.