INTERVISTA A ROBERTO BIGNOLI

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Roberto Bignoli Ha ricevuto cinque premi Unity Awards conferiti dall’U.M.C.V.A. (United Catholic Music and Video Association) .Il 9 ottobre 2007 Arizona Phoenix ha vinto due premi "Unity Awards" 2007 UCMVA "Grammy" della musica cristiana mondiale, che si tiene ogni anno negli USA.

 
Mi chiamo Roberto Bignoli, sono sposato, con due bellissime bambine, Maria Chiara e Maria Stella, hanno una bellissima voce, fanno già concorrenza al loro papà, poi ringrazio il buon Dio di avere una moglie straordinaria, Paola, perché sopportare un elemento da sbarco come il sottoscritto veramente ci vuole una santa pazienza, sono un soggetto abbastanza difficile, al di là di quello che racconto, al di là di quello che canto, però sono contento e soprattutto sono contento di quello che faccio, comunicare una storia attraverso una canzone, una vita, in fondo anche la storia, la vita di tante persone che incontro, in questi anni, in questo mio pellegrinare, e spero di poterlo fare finché ne avrò le forze.
 
Quando hai iniziato a fare musica?
Io ho iniziato fin da ragazzino, e mi ricordo che quando ero in collegio, essendo portatore di handicap ho vissuto 15 anni in vari istituti tra cui il Don Gnocchi di Milano, oltre diciamo ai giochi tipici dei bambini, pistola e soldatini, chiedevo anche di portarmi degli strumenti musicali, tanto é vero che ogni volta che accendevo una televisione già mi vedevo in quel contenitore crescendo ho coltivato questa passione e questo amore, prima con canzoni più romantiche, successivamente molto più dure, più impegnate, che facevano parte di un periodo della mia vita abbastanza violento, per poi arrivare alla riscoperta di Dio e cantare canzoni usando un linguaggio musicale , ho sempre amato la musica, cercando di portare una testimonianza di fede soprattutto raccontando con semplicità tutta la mia storia, tutto quello che ho vissuto, che é successo, senza pretendere di fare grandi miracoli, grandi prodigi, senza prendere che la gente debba credere in ciò che propongo e ciò che dico, l’importante che io creda in quello che faccio, in quello che canto, quello che comunico, con la speranza che attraverso la mia semplicità, la mia storia, le mie canzoni possa aiutare qualcuno che si é trovato, come mi sono trovato io da ragazzino, in momenti bui e difficili.
 
1984, Madjugorie: cos’è stata per te questa esperienza?
Sicuramente è stata un’esperienza bellissima, semplice. Intanto quando si parla di Madjugorie si parla di apparizioni mariane, e anche io come tanti ragazzi ero affascinato e incuriosito, da tutto quello che sentivo raccontare, questa Madonna che scendeva dal cielo sulla terra, che faceva grandi miracoli, ovviamente io mi trovavo in una situazione molto difficile della mia vita, un periodo veramente molto buio, e avevo bisogno di un miracolo, ma non il miracolo di una guarigione fisica, ma interiore; quindi ci sono andato anche io e ho vissuto questa esperienza nella semplicità molto bella e devo dire che questo miracolo è entrato a far parte della mia vita, sono felicissimo di questa mia esperienza e mi rendo perfettamente conto che quando io la racconto non tutti riescono a digerirla, e a capirla, ma questo non conta, quello che conta é che la mia vita é cambiata e che sia sicuramente più sereno….
che cosa pensa la chiesa? Beh io non voglio dare giudizi, chiaramente di fronte alle apparizioni, giustamente, é abbastanza restia, nel senso che prima di confermare certe realtà, c’è bisogno di un giusto percorso, ma credo che la cosa più importante è guardare quello che é successo e quello che sta succedendo, cioè questa moltitudine di conversioni, di cuori che cambiano, questo é il grande miracolo, e che secondo me la Chiesa dovrebbe farne tesoro e capire che c’è bisogno anche del soprannaturale, se parliamo di Dio, insomma, questo benedetto Dio non é che esistito solo 2000 anni fa e ha fatto i suoi bei miracoli, con Gesù, quando é venuto, Dio interagisce anche nei tempi moderni, in maniera molto particolare e anche molto normale, in maniera straordinaria, in maniera ordinaria, nel mio caso, in maniera straordinaria e ordinaria, ma quello che conta alla fin fine é che io sono felice oggi, che sono protagonista, con le mie stampelle, la mia storia, ma con la mia grande gioia, unto e basta
 
Com’è cambiata la tua vita dopo l’incontro con Dio e la fede?
È stato molto difficile, intanto a quei tempi io vivevo a Varese, non avevo una bella reputazione, perché negli anni ‘80 ho vissuto un’esperienza legata alla contestazione, frequentavo l’autonomia operaia, avevo le stampelle, ero un tipo abbastanza visibile, nelle piazze mi vedevano, mi vedevano quando facevo gli espropri proletari, io ero anche orgoglioso, perché ero convinto che attraverso tutte queste cose sarebbero cambiate le cose, il mondo… avevo questo colore, avevo un’immagine di tipo molto ribelle, molto cattivo, da evitare a tutti i costi, oltre che poi, per la mia esperienza musicale mi conoscevano, per i miei piccoli successi, quindi quando la mia vita é cambiata già chi credeva non ci credeva, diceva “Non é possibile che questo improvvisamente entra in una Chiesa e comincia a pregare, a fare il rosario e a cantare delle canzoni che prima sappiamo benissimo cosa cantava…”e io ho fatto molta fatica, perché ho avuto paura soprattutto dei giudizi della gente, e soprattutto avevo paura dei miei amici, i miei amici che non mi avevano capito, quando sono tornato e con semplicità gli ho raccontato del mio viaggio e della mia storia, mi hanno preso per un pazzo e mi hanno riso in faccia e chiusa la porta. per me é stata una sofferenza, perché ho detto “ma che razza di amici siete?”, l’amicizia vuol dire anche condividere, tu puoi anche non credere, però certe esperienze, ascoltarle non fa male, quindi fra dubbi e incertezze, tra sofferenze sono arrivato a questa conclusione ma insomma nella mia vita ci sono state un sacco di pazzie, allora io ho usato la droga a non finire, ho creduto nella beat generation, ho fatto l’autostop, i figli dei fiori, ho creduto nella violenza, ho dato tutte le mie energie perché volevo diventare una grande star, non sono una grande star, sono molto contento, ma alla fine di che cosa è che devo vergognarmi e avere paura? Di dire che credo in Dio? No, questo no.
 
Nelle tue canzoni si parla di un Dio che deve intervenire attivamente nella vita dell’uomo, quasi incapace di amore e di amare…
Probabilmente sai, in fondo é perché io ho sempre avuto bisogno di amore, cioè, se tu pensi alla mia storia, la mia infanzia l’ho vissuta tra ospedali e collegi, quindi a me é mancato l’affetto, al di là del fatto che io avessi dei problemi fisici, in fondo io volevo stare nella mia casa, con la mia famiglia, quindi non riuscivo a capire perché anno dopo anno venivo sballottato da u istituto all’altro, questo mi ha fatto molto soffrire, avevo questo bisogno forte di amore, infatti anche queste esperienze che ho fatto da ragazzino le ho fatte perché comunque io credevo in questi ideali, si parlava di amore, io mi ricordo a parco Lambro, eravamo insieme, d’accordo degli spinelloni , sballati…ma cercavamo l’amore, l’unità. Io cercavo tutto questo, forse l’ho trovato certamente nelle strade più sbagliate della mia vita, ma che poi ho trovato questa solitudine e sofferenza anche in carcere, io sono stato in carcere per uso di droga, l’ho provata nelle esperienze più dure, ho continuato a cercarla, e girando mi rendo sempre più conto che c’è questo bisogno d’amore, i miei concerti si realizzano molto spesso nelle carceri, negli ospedali, nelle comunità di recupero, io ho fatto delle bellissime esperienze l’anno scorso in quattro carceri di Panama, i carceri italiani a confronto sono hotel a quattro stelle, ed è straordinario vedere questi ragazzi, perché in fondo é la mia gente, é gente che io amo, perché ho vissuto queste esperienze. Il messaggio nelle canzoni che voglio dire é piantatela di giudicarli, di emarginarli, piantatela perché i fondo dovete capire il dramma e le sofferenze di queste persone, c’è dietro una storia amara, una storia particolare, ma perché non incominciate ad aprire il vostro cuore? Giudicate voi stessi, e cercate forse di amare, probabilmente queste persone che soffrono, sanno veramente amare e quelle persone che apparentemente stanno bene probabilmente hanno bisogno d’amore, allora il mio messaggio va su una e sull’altra direzione
 
Alcuni versi delle tue canzoni parlano del non poter fare a meno di Dio. Un non-credente potrebbe obiettare che sia una forma di dipendenza da Dio e dalla fede…
Io sono stato dipendente da situazioni più difficili, più amare, non penso di essere, se vogliamo, “tossicodipendente” di fede, ci credo e basta, io sono convinto di questa mia scelta, sono felicissimo, non mi vergogno, ho bisogno di Lui perché credo in Lui, cerco di proporlo, col massimo della trasparenza e semplicità, non voglio catechizzare nessuno, non voglio fare il profeta, non voglio fare l’eroe perché non lo sono. Voglio solo trasmettere qualcosa in cui credo fortemente, sono consapevole che, quando vado soprattutto nelle piazze, in giro, che dico o faccio certe affermazioni la gente dice “Ma questo da dove viene fuori, da quale pianeta, questo é pazzo”, ma non é importante, però guarda, io ho capito una cosa dalla mia esperienza, che se tu sai trasmetterlo con il massimo della sincerità, allora gente che non crede capisce che in fondo sei sincero, e ammira la tua sincerità, e chissà che magari attraverso la tua sincerità, di una persona che nn vuole forzare a tutti i costi, che non vuole imporre a tutti i costi, riesca ad arrivare alla stessa conclusione, in fondo questa é la mia storia e questa é diventata la mia missione, questo é diventato il perché di tutte le mie canzoni, della mia vita.
 
La tua storia, fatta di errori e conversione, è motivo di attrattiva e di dialogo con i più giovani, magari emarginati?
Soprattutto, se pensi che molto spesso vengo chiamato in alcuni licei in alcune università, dove noi sappiamo che chiaramente, ci sono moltissimi bravi ragazzi, cioè, sono a digiuno sul discorso della fede, però é interessante quando si instaura un rapporto, un contatto, ti fanno delle domande. Molto spesso mi fanno questa domanda “Bella musica, bella storia, bravo a raccontarla, ma tu parli di Dio, di amore, ma voi cristiani alla fine, date un pessimo esempio della vostra fede”, e io dico “Avete ragione, molto spesso noi inganniamo, siamo dei bravi predicatori, probabilmente son stato anche io un bravo predicatore, probabilmente sono diventato anche un bravo comunicatore, però, alla fin fine, parliamoci chiaramente, siamo degli uomini, quindi anche noi cristiani non siamo quei santi…io non voglio sembrare un santo, abbiamo le nostre debolezze, i nostri dubbi, i perché, i nostri deserti, possiamo anche noi cadere in contraddizioni, se noi dovessimo guardare al lato negativo di ogni persona, non crederemmo più a nessuno, forse é meglio guardare il lato positivo di ogni persona, di chi crede e di chi non crede.
 
Una canzone deve formulare dubbi o dare certezze…?
Vanno bene sia i dubbi che le certezze, l’importante è stimolare e provocare, anche perché alla fine la conclusione nn la dai tu, io non ho la bacchetta magica dei problemi della gente, se no farei un sacco di miracoli, proprio perché in primis ho vissuto queste esperienze e mi dà fastidio veder soffrire la gente, mi dà fastidio nn perché voglio apparire sensibile alla sofferenza, ma proprio perché l’ho vissuto sulla mia pelle e lo capisco, é molto bello e molto facile parlare, é importante parlare, dare una speranza, ma é molto difficile entrare nel dramma di una persona, io non ho una soluzione, l’importante è provocare l’ascoltatore, poi lascio a lui, perché parto dal presupposto che chi ascolta è una persona intelligente indipendentemente dal fatto che creda o non creda, sta a lui scegliere quale strada intraprendere per la propria vita, l’importante é che sia la strada dei buoni valori, lasciamo da parte la fede, che creda comunque nella solidarietà, nell’unità, che creda in quella forza con cui costruire un mondo migliore, sembrano delle frasi fatte, o forse magari é solo follia, o solo utopia, ma io credo che anche attraverso follia o utopia, se noi ci crediamo, fede o non fede, insieme possiamo cambiare il mondo, io cerco nel mio piccolo, unito a quelle persone che condividono e quelle che non condividono, l’importanza é metterci insieme e cambiare questo mondo che sta andando a fondo, basta guardarsi attorno, a meno che uno é indifferente e pensa a sé stesse ed é egoista, ma se uno é intelligente, sensibile, non può essere indifferente a tutto quello che sta succedendo, forse vale la pena magari di guardarsi negli occhi, e che tu creda o no, insieme, cercare di costruire questo mondo migliore, questa speranza..
 
Sei stato in giro per il mondo con la tua musica, quali paesi sono più sensibili alla rinascita religiosa?
Io ho girato molto in questi anni, non ultimo ho fatto un tour con Don Mimmo Iervolino in Canada e Stati Uniti, ma sicuramente i viaggi più belli, più interessanti, più affascinanti, non solo dal punto di vista paesaggistico ma come esperienza, sicuramente l3America Centrale e latina, Guatemala, Salvador, dove ho incontrato migliaia di persone e giovani ad ogni concerto, c’erano dai 3 ai 5mila giovani, nella loro semplicità e soprattutto sono ragazzi che credono veramente nella musica cristiana come mezzo di comunicazione e evangelizzazione, qui in Italia faccio molta fatica, é vero che ci sono delle città dove ci sono teatri pienissimi, é anche vero, come é capitato in qualche Palasport di qualche città, che ci fossero cinque persone, e allora, io canto lo stesso, perché nn canto per il successo, però la Chiesa é convinta, é forte, é forte la presenza e la partecipazione dei giovani, credono che la musica cristiana, credono in questo linguaggio, la vivono, la comunicano, la diffondono, e i risultati si vedono, perché in tutti i concerti ci sono moltitudini di giovani che ballano, che danzano, che sono veramente felici.
 
Non è limitativo essere etichettato come cantautore cristiano?
No, non é limitativo, é interessante dire, ma che cosa é la musica cristiana? Ma la musica é musica…cioè non é che la musica cristiana é un genere, particolare, noi usiamo il linguaggio musicale, io spazio dal pop; al rock, al Blues alla ballata, quindi uso questo linguaggio anche perché io fin da bambino ho sempre amato la musica e un certo tipo di musica, e tuttora continua ad amarla e ascoltarla, io sono cresciuto con Fabrizio De André, il mio primo cantautore che ho scoperto e ho conosciuto, poi la beat generation e la musica pop internazionale, ho ascoltato e ascolto musica anglosassone, amo il blues, un certo tipo di rock, possiamo dire che non esiste una musica cristiana, anche perché prima bisogna essere cristiani convinti per poi essere dei comunicatori o degli artisti cristiani, non é limitativo dire o essere un cantautore cristiano perché se tu lo manifesti e lo dici perché dietro c’è la tua fede, che ben venga…
 
C’è una canzone, tra le tante che hai scritto, che è particolarmente significativa per te?
La canzone che più mi é cara tra le tante che ho scritto sicuramente è quella che mi porto nel cuore e continuo a cantare, al di là del fatto che grazie a Dio la guerra è finita, parlo della Bosnia-Erzegovina è “Concerto a Sarajevo”, l’ho scritta andando in Bosnia in tempo di pace, quando l’ho scritta qualche persona del posto l’ha sentita, in tempo di guerra veniva poi trasmessa dalle radio clandestine a Sarajevo, ed é un’esperienza legata ad una persona straordinaria, Monsignor Tonino Bello, un testimone della fede, un uomo coraggioso, un uomo che ha creduto nella pace un uomo che ha creduto nella solidarietà ma é anche un’esperienza che ho vissuto in prima persona quando in uno dei miei numerosi viaggi, un viaggio umanitario, ho avuto modo di incontrare quei bambini deportati nei campi di concentramento, e di ascoltare tristemente con le mie orecchie quelle donne stuprate, da chi? Dai vicini di casa, quelli che vedevano ogni sabato e domenica e pensavano fossero amici, ho sentito questo urlo di dolore, questa rabbia, questa incazzatura, lasciatemelo dire, che si é poi trasformato in questa canzone, e siccome le Sarajevo nel mondo sono tante, ho deciso di continuare a cantare anche per quelle altre Sarajevo, per quei drammi, quelle tristezze, per quella gente che molto spesso paga un prezzo, i bambini, le donne, gli anziani, e questo non é giusto. Non sarà questo concerto, non sarà questa canzone, ad arrivare alla pace, ma ci provo, con le mie note stonate, con la mia faccia, la mia storia, con la mia vita. Forse, magari un giorno, con altre note, insieme ad altre persone, altre canzoni, riusciremo a portare un po’ di pace, anche se, scusate , per uno che crede, ed é convinto di quello che fa, attraverso Dio, se noi fossimo convinti, probabilmente questa pace potremmo averla subito, in questo caso parlo della Palestina, di Israele e di tutti quei luoghi che sono le mie piccole Sarajevo.