Vita organica su Marte

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Nel 1996, dopo secoli di speculazioni marziane su canali, ghiaccio e vegetazione, David McKay, della NASA, riportò la “sconvolgente” notizia di tracce di vita organica, sotto forma di batteri, rinvenuti su un meteorite proveniente da Marte (ALH84001). Ancora oggi, non si è riusciti a stabilire con certezza se fossero o meno di origine biologica “aliena”. Nel frattempo, però, sono state scoperte sul Pianeta Rosso tracce chimiche associate alla vita organica terrestre, un grande ammontare di acqua ghiacciata in superficie e tracce di metano nell’atmosfera. L’acqua è uno degli elementi indispensabili alla vita, mentre gran parte del metano terrestre è prodotto da microbi. Nonostante ciò, si è ancora molto scettici sulla possibilità di vita sulla superficie di Marte, dove la temperatura media è di -63 gradi Celsius e radiazioni ultraviolette nocive penetrano la sottile atmosfera.

Su Marte, come sulla Terra, più si va in profondità e più la temperatura cresce. Sotto la superficie, potrebbero esistere le condizioni per l’acqua allo stato liquido, necessaria anche alla produzione non-biologica di metano sulla Terra. Potrebbe, allora, nascondersi un qualche ecosistema vivente in profondità sotto la superficie marziana ? Sulla Terra, diverse forme di vita “estremofile” riescono a sopravvivere sotterraneamente senza la luce del sole, senza ossigeno e senza alcun contato con la superficie. E si tratta di forme di vita "primitive", organismi mono-cellulari che alimentano il proprio metabolismo mediante l’energia chimica che ricavano dall’ambiente in cui si trovano. Sono chiamati “metanogeni”, dato che sono specializzati proprio nel produrre metano.

Tre missioni NASA hanno scoperto tracce evidenti di acqua su Marte: nel 2000, le immagini riprese dal Mars Global Surveyor; nel maggio del 2002, il deposito di idrogeno rilevato dallo spettrometro a raggi gamma di Mars Odyssey; nel dicembre 2004, le rocce scoperte dalla sonda Opportunity nella zona di Meridiani Planum che testimoniavano l’esistenza, in passato, di acqua. Tutta una serie di dati a supporto della teoria che miliardi di anni fa Marte sia stato caldo e bagnato. Se l’acqua è uno degli elementi necessari alla vita, il metano può rappresentare l’evidenza di vita organica.

Negli ultimi due anni, tre gruppi di ricerca separati hanno rilevato segni “spettrali” di metano su Marte: nel 2003, Michael Mumma, del Goddard Space Flight Center (GSFC), usando gli spettrometri di due potenti telescopi terrestri (ad un nmeeting svoltosi lo scorso aprile, Mumma ha detto di aver rilevato larghe variazioni delle concentrazioni di metano in diverse aree marziane); Vladimir Krasnopolsky, della Catholic University of America di Washington D.C., ad un meeting della European Geosciences Union nell’Aprile del 2004, ha riportato dati simili a quelli di Mumma; nel dicembre del 2004, Mars Express ha ulteriormente confermato la presenza di metano sul pianeta rosso; inoltre, la rivista Science, ha pubblicato un resoconto a cura di Vittorio Formisano dell’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario di Roma i cui dati, ricavati dal Planetary Fourier Spectrometer in orbita su un satellite, confermavano le precedenti misurazioni di Krasnopolsky. William Boynton, della University of Arizona, tra i principali investigatori dei dati riportati dallo spettrometro a raggi gamma di Mars Odyssey, ha mostrato alcune perplessità, dovute ai limiti degli strumenti e all’effettiva consistenza delle misurazioni.

Gli spettrometri utilizzati analizzano le onde luce. Dato che atomi e molecole emettono e assorbono determinate lunghezze d’onda luminose, gli spettrometri possono determinare la composizione atomico-molecolare di oggetti anche molto distanti. Per studiare i gas presenti nell’atmosfera marziana, gli spettroscopisti usano uno strumento in grado di analizzare la luce infrarossa emessa quando le radiazioni solari scaldano la superficie del pianeta. Nel momento in cui queste radiazioni infrarosse muovono verso la Terra, i gas presenti nell’atmosfera marziana possono intrappolare e assorbire determinate frequenze di luce.

Gli spettroscopi permettono ai ricercatori di separare la luce infrarossa e determinare la composizione degli atomi o molecole che hanno assorbito la luce in rotta verso la Terra. Una eventuale “linea” di metano sulla curva spettroscopica corrisponde al riflesso luminoso emesso da atomi di metano. Vi sono però delle complicazioni. Perchè quando una faint luce emessa da un pianeta è intercettata da un telescopio terrestre, vi possono essere interferenze dovute all’interazione di atomi e molecole presenti nello spazio o nell’atmosfera terrestre, che necessitano di ulteriori “compensazioni”.

Tutte le tracce di metano trovate finora su Marte non possono essere il ciò che resta di antiche condizioni, perché le radiazioni solari distruggono completamente le molecole presenti nell’atmosfera nel giro di 600 anni. Resta da stabilire se il metano rilevato sia effettivamente prodotto da Marte o se provenga da qualche cometa o asteroide. Una volta stabilito ciò, bisognerà poi verificare se sia prodotto da processi chimico-geologici oppure, come sperano i “panspermici”, biologici. Questa notizia è stata pubblicata dal periodico “Astrobiology Magazine”

Istituzioni correlate all’articolo:

NASA Goddard Space Flight Center

Catholic University of America

IFSI-Main

University of Arizona