La risata stimola il sistema immunitario.
E migliora l’esistenza, secondo autorevoli pareri. Non è il solito sproloquio da psicopalestrati di olistica, ma un’autentica sommatoria di ricerche scientifiche, supportate da anni di sperimentazioni, verifiche e riscontri empirici. Il sorriso diminuisce i livelli di cortisolo siero, aumenta il numero di cellule killer naturali e quello dei linfociti T, irrobustisce il battito cardiaco e i muscoli del corpo intero. Qualsiasi occasione è perfetta, anche una che soltanto noi conosciamo, per soffiare via dal mondo tensioni e foschie. Somministrato in forma massiva, a un livello globale, potrebbe contribuire al cammino verso la pace, incoraggiando a superare odi e pregiudizi, favorendo l’intesa su argomenti spinosi e delicati. È utile in tram, in ospedale e fra capi di Stato, per mantenere la concentrazione e dirottare dolori e depressioni su pianeti lontani. La risata stimola, insomma, la neuroattività, rivaluta le scelte e dona un tocco di ottimismo al futuro, che goccia a goccia piove fra le mani. Forse non potrebbe convertire i discepoli dello shopping e del Grande Fratello, ma senz’altro sarebbe d’aiuto all’armonia complessiva. Quando inarchiamo le labbra ed apriamo l’animo alla positività, diventiamo di colpo dei benefattori. Il nostro atteggiamento, se viscerale e sincero, sarà percepito tanto da chi ne apprezza il valore, quanto da chi non ne ha conoscenza. Quest’ultimo potrà attivare i recettori in modo involontario, poiché la refrattarietà non dura in eterno: la luce cancella ogni ombra, e il sorriso è la palestra del sole. In sua compagnia non esiste cupezza né triste attività; il sereno si espande sui minuti e rischiara la strada, mostra meglio i problemi e le relative soluzioni.
The Smiler, per dirla col linguaggio dei ricercatori d’oltreoceano, è un taumaturgo infallibile, un vate che vede più lontano degli occhi e del’immaginazione. È un saggio con l’esperienza di un adulto e l’istinto di un bambino. Dunque l’umorismo è una terapia che non richiede grande sforzo nell’essere utilizzata, bensì disposizione, apertura. E il grigio d’intorno è già quasi un ricordo. I colori ci vengono incontro, sanno sempre come soccorrerci e incoraggiarci nello scambio di propositi, idee, intuizioni, cancellando l’amaro dell’umoralità. Lo stress si riduce drasticamente, gli impulsi negativi vengono fatti a fettine, il conflitto perde di senso: si recide il fittone dei malanni con un bel colpo di cesoie. Chi pota i rami avventizi, i succhioni e le malerbe, coltiva una finissima grammatica interiore per sé e per chi gli vive attorno; è un giardiniere e un ginnasta dello spirito e dell’intelletto.