Dopo la pubblicazione dell’articolo in cui ci chiedevamo: Legge elettorale: e all’estero, che succede? continuano ad arrivare ogni giorno decine di mail alla nostra redazione, da tutto il mondo. Sono lettere di lettori, semplici cittadini italiani nel mondo, ma anche di presidenti di associazioni, di Comites, direttori di giornali italiani all’estero e di siti web e portali online dedicati ai connazionali oltre confine. Ognuno dice la sua, ed è bello constatare come chi ha vissuto all’estero l’esperienza delle ultime elezioni condivida tutti i nostri dubbi.
Dopo il comunicato congiunto dei responsabili esteri del centrodestra (http://www.italiachiamaitalia.net/news/137/ARTICLE/7516/2008-02-08.html), nel quale i rappresentanti dei partiti hanno sottolineato l’assoluta urgenza che il Governo assicuri "un regolare svolgimento del voto, in particolare concedendo la presenza di delegati di lista al momento della stampa e spedizione delle schede che – secondo la CDL – dovrebbero essere stampate dal Poligrafico dello Stato e spedite via raccomandata per assicurare il controllo sul ritorno delle schede consegnate"; dopo le interviste di Italia chiama Italia a Marco Zacchera e Aldo Di Biagio proprio su questo tema (http://www.italiachiamaitalia.net/news/137/ARTICLE/7531/2008-02-08.html), sul meccanismo di voto all’estero, forse dovremmo sentirci un po’ più sicuri, sul fatto che questa volta i brogli, gli imbrogli, le irregolarità del voto estero di aprile 2006 non si ripeteranno più. Invece, non è così. Non ce la facciamo ad essere sereni fino in fondo: questa situazione ci preoccupa, e anche molto.
Fra le lettere che riceviamo quotidianamente dai cinque continenti, di connazionali che si preoccupano per ciò che potrà accadere, che temono che si possano ripetere le stesse irregolarità dell’ultima volta, una in particolare ha attirato la mia attenzione: "Nelle scorse elezioni all’estero, e non parlo solo della Spagna dove risiedo e lavoro come giornalista, chiunque poteva intercettare le schede e votare per conto dei veri aventi diritto. E molti pseudo patronati, nelle varie nazioni, hanno pilotato le votazioni a loro piacimento. Tenetelo presente. E se non si può rimediare a questi inconvenienti, sarà meglio non votare all’estero". Senza citare nome e cognome di chi ci ha scritto, per ragioni di discrezione, devo ammettere che quella di questo lettore è una forte provocazione, forse, ma ha un contenuto condivisibile. E, soprattutto, dice cose reali.
Noi pensiamo che se le elezioni si fanno in Italia, si fanno anche all’estero. Se votano gli italiani d’Italia, votiamo anche noi italiani residenti oltre confine. Questo deve essere un punto sacro e inopinabile: non possiamo rischiare di tornare al passato, e di continuare ad essere considerati italiani di serie Z. Detto questo, andare a votare all’estero con gli inconvenienti che tutti noi conosciamo, sarà un vero caos. Sarà un macello gigantesco. E ora, gli "espertoni" – vedi patronati, associazioni di qualunque colore, impiegati disinvolti dei vari Consolati italiani nel mondo, e gli stessi candidati che ormai devono essersi studiati tutte le forme possibili per acchiappare voti – sono ancora più preparati: hanno come base le ultime elezioni estere, sanno cos’è successo e sapranno fare in modo che succeda ancora, fra 2 mesi, ma che nessuno se ne accorga.
Il nostro lettore, autorevole giornalista, ricorda che durante il voto all’estero del 2006, "chiunque poteva intercettare le schede e votare per conto dei veri aventi diritto": chiunque. Vi rendete conto? E’ possibile andare a votare in questo modo? E’ possibile che ci voglia così tanto a inserire un pin, un codice a barre sui plichi elettorali, per assegnare ogni plico a uno e un solo elettore? Zacchera lo ha confermato nella sua intervista: "E’ un’ottima idea", ha detto. Ha anche aggiunto però che i tempi sono troppo stretti…
Abusando dello stesso slogan di Veltroni, noi diciamo che si puo’. Si può e si deve. Berlusconi ha già parlato di centomila controllori, qualificati e da qualificare speditamente, a garanzia della legalità e della trasparenza. Sarà così in Italia e all’estero. Era stato lui il primo a dirlo nel 2006: "All’estero brogli colossali", aveva più volte denunciato. Tocca a lui fare il miracolo. E noi ci fidiamo. Fino a prova contraria.