La Campagna del Codice Rosso

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Codice rosso, nel Pronto soccorso della politica.

La campagna elettorale versa in stato di salute precaria, ai limiti del collasso. La sua galassia è bombardata da asteroidi in rotta di collisione, imprevedibili traiettorie del malumore. Onorevoli e candidati Premier giocano a carambola fra sponde, bocciate e rimpalli: neanche al mundi alito di carambola se ne sono mai viste tante. La Destra accusa Veltroni di avere un programma vetusto per il paese, un organico di mummie vestite di gioventù; la Sinistra Arcobaleno punta il dito sugli ex alleati, ormai organico a sé stante e senza riconoscibilità alcuna, perché schierarsi è ormai un obbligo morale; i centristi viaggiano senza bussola nei territori dell’incertezza, in attesa di tuffarsi in questa o quella coalizione. Quando si dice la coerenza. E allora sia fatta la volontà degli SOS, perché proteggano le istituzioni e i partiti dal fuoco serrato degli slogan da bettola, dagli anatemi di piazza, dalla pubblica ingiuria. I leaders potranno così continuare lo sfiancante lavoro ai fianchi dell’avversario, sferrando colpi sopra e sotto la cintura (tu a destra e io a sinistra, ma se mi chiamano al centro sarò pronto a confluire, a tradire una fazione in cui non credo più, elettori compresi); fioriranno poster e grandi firme sotto una frase o un simbolo da barrare. Chi fermerà la “musica”? Gli uomini si guardano attorno, osservano il mondo che li premia o li angoscia e si pongono domande che nascono dall’esperienza: da quando un manifesto con la foto di un personaggio è stato determinante per scegliere chi votare? Pretendere che ciò influisca davvero è un insulto al sentore comune, alla saggezza popolare, all’intelligenza dei singoli, di qualsiasi livello essa sia. La sola certezza sarà l’inondazione di cartelloni pubblicitari appiccicati ovunque, in completo spregio del decoro e della legge che gli effigiati dovrebbero far rispettare. Per i saggi indiani la realtà visibile non è che una piccola parte, e neppure quella più importante, tanto che la vita quotidiana è piena di luci che ci impediscono di vederne una più forte, intensa e autentica. E questo processo opera sulla sensibilità di ognuno, limitando le reazioni a un moto istintivo. Ci sarà così chi non eserciterà il proprio diritto, chi rinuncerà perfino a informarsi sui candidati, chi darà un voto a caso, per protesta, per simpatia, per default, perché gli hanno detto che deve, che si fa così, che altrimenti è un’occasione persa. Di nuovo, la domanda nasce dall’esperienza: le urne sono la speranza concreta o la mera illusione – per conto terzi – di un cambiamento impossibile?