I troppi killers di Benito Mussolini

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La fine di Benito Mussolini ha lasciato numerosi e inquietanti interrogativi senza risposta, ombre ed incertezze infinite, strascichi di polemiche e di contrasti non sanati e si è accompagnata alla stesura di ricostruzioni storiche differenti che si basavano sui medesimi fatti riferiti, paradossalmente, dai medesimi testimoni.

Nella Storia di ogni paese ci sono eventi drammatici e misteriosi sui quali si indaga e si discute per decenni senza giungere a stabilire una verità che possa essere concordata unanimemente. Così è per la morte del Duce, un dittatore carismatico che ha governato l’Italia per oltre un ventennio destreggiandosi tra la risonanza delle vittorie e i rigurgiti delle sconfitte e cercando di accomunare, con un pò presunzione, mistica e mitica nel medesimo caldo afflato e nello stesso sublime anelito. “Per usare una celebre frase del grande Tommaso Besozzi a proposito del bandito Giuliano e delle rivelazioni sulla sua fine, anche per Mussolini si può dire: <Di sicuro c’è solo che è morto>”.

Sul Duce, dopo la morte, si è scritto forse più che su Napoleone Bonaparte. Due dittatori, due destini diversi, due postume valutazioni. La Francia, un paio di decenni dopo la scomparsa del generale corso, ha richiesto all’Inghilterra la restituzione della salma del Bonaparte, consacrandone la posterità al Boulevard des Invalides. Ha restituito, inoltre, alla parigina Place Vandome l’obelisco eretto col bronzo dei cannoni presi nella battaglia di Austerlitz e abbattuto dopo la disfatta di Waterloo. Anche se Luigi XVIII ha fatto scalpellare la “N” dal ponte di Jena, Napoleone non è stato radiato dal patrimonio spirituale e cancellato dalla memoria storica della nazione francese. L’Italia, invece, ha demonizzato e continua ancora a demonizzare, oltre mezzo secolo dopo, la figura e il nome di Mussolini. Tuttavia basta fare un salto in edicola o in libreria per accorgersi che il Duce, un politico rivoluzionario, l’ideatore del fascismo e un dittatore carismatico, colpisce ancora la fantasia di un pubblico vasto ed eterogeneo. Dai saggi impegnativi agli articoli pettegoli, dalle videocassette ai Cd Rom, il focoso romagnolo, dopo essere penetrato nell’immaginario collettivo degli italiani, resta il personaggio storico più gettonato in tutte le salse. Nonostante tutto su di lui c’è ancora chi dubita, chi discetta e chi distingue.

Sessant’anni di “rivelazioni”, fatte da “nani e ballerine”, non hanno ancora esaurito il “feuilleton” della fine di Mussolini. Molte cose non si conoscono, alcune sono dubbie, moltissime sono palesemente false per la loro intima contraddizione. Una verità offuscata da imprecisioni, silenzi, reticenze, speculazioni faziose, miserabili astuzie, bugie con il timbro e plateali voltafaccia. Intorno alla figura del dittatore si è venuta costituendo una sorta di romanzo popolare, una specie di questione “omerica” fatta di scoperte storiche, di scoop giornalistici, di memoriali segreti, di diari improbabili, di falsi testamenti e di documenti apocrifi. F. Grisi ha affermato: “Certamente chi diede l’ordine di uccidere Mussolini non si rese conto che i fucili non danno la morte”.

Come in un melodramma di G. Verdi, il dittatore italiano, avviticchiato con più di un nodo scorsoio all’acredine della rappresaglia ciellenneista, è morto tra le braccia dell’amante, mentre sua moglie stava a casa ad accudire i figli minori. Finita la fuga a Varennes, non era più possibile raccogliere applausi: l’immenso scenario romano di piazza Venezia era solo un vivido ricordo che faceva parte di un mondo di mesti rimpianti. Quando i russi erano ormai arrivati alle porte del bunker costruito sotto la Cancelleria di Berlino, A. Hitler, il tiranno nazista, ha fatto una scelta “wagneriana” (si è suicidato). Appartenendo ad un paese “verdiano”, il Borgomastro di Gargnano (Mussolini), travestito da soldato tedesco, ha optato per “Un ballo in maschera” e per “La forza del destino”: siamo nell’irresistibile campo del DNA.

Vediamo di seguito quali sono stati i presunti killers del Duce. Chi vuole approfondire l’argomento può consultare la bibliografia riportata in parentesi:

Walter Audisio, colonnello Valerio, inviato dal CNLAI milanese per la convenuta scannatura di Mussolini (W. Auidisio. In nome del popolo italiano. Edizioni Teti, 1975).

Luigi Longo, Gallo, numero due del Partito Comunista Italiano presieduto da Palmiro Togliatti (Ercoli) (G. Pisanò. Gli ultimi cinque secondi di Mussolini. Il Saggiatore, 2004).

Aldo Lampredi, Guido, vice comandante delle Brigate d’Assalto Garibaldi (M. Caprara. Quando le botteghe erano oscure. Il Saggiatore, 1997).

Michele Moretti, Pietro, comissario politico della 52° Brigata d’Assalto Garibaldi (F. Giannantoni. “Gianna” e “Neri”: Vita e morte di due partigiani comunisti. Mursia, 1992).

Giuseppe Frangi, Lino, partigiano della 52° Brigata d’Assalto Garibaldi operante sui monti di Dongo (F. Borzicchi. L’ultima autoblinda. Ciarrapico Editore, 1984; L. Garibaldi. Vita col Duce. Effedieffe, 2001).

Luigi Canali, capitano Neri, capo di stato maggiore della 52° Brigata d’Assalto Garibaldi (A. Zanella. L’ora di Dongo. Rusconi, 1993).

Giovanni Bruno Lonati, Giacomo, partigiano comunista milanese e comandante garibaldino (G. B. Lonati. Quel 28 aprile. Mussolini e Claretta: la verità. Mursia, 1994).

Siro Rosi, Lino, ispettore regionale della delegazione lombarda del comando generale delle Brigate d’Assalto Garibaldi (E. Vannozzi. La fucilazione di Mussolini. Una storia riscritta. La Cartotecnica, Grosseto, 1989).

Claretta Petacci, Avrebbe ucciso il Duce prigioniero su esplicita richesta del medesimo (A. Nava. Il terzo uomo di Mussolini. Zecchini Editore, 2002).

Domenico Tomat, Valerio, comissario politico della 40° Brigata d’Assalto Garibaldi (Brigata Matteotti) (F. Bandini. Vita e morte segreta di Mussolini. Mondadori, 1978).

Killers inglesi, è l’ipotesi sostenuta da Guido Mussolini, nipote del dittatore, e dal suo Avvocato Luciano Randazzo. Esisterebbe addirittura un filmato sugli ultimi istanti del capo del fascismo (A. Bertotto. Il processo a Mussolini: risultati delle indagini preliminari. Storia del Novecento, Dicembre, 2007). Utile in proposito è anche la lettura del libro di L. Garibaldi intitolato: La pista inglese. Chi uccuse Mussolini e la Petacci?, Ares, 2002.