I politici che vogliamo – di Ricky Filosa

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I politici che piacciono a noi sono quelli "che non promettono la felicità e il boom economico, ma si ingegnano e si impegnano a lavorare con attenzione e costanza per ridurre il disagio della popolazione"

Pur di non ammettere la caduta in picchiata di Bassolino e del suo modo di sprecare le risorse dello Stato, D’Alema inciampa su una riflessione che riteniamo quanto meno diseducativa: "La colpa non è solo di Bassolino!", pontifica Baffetto, dall’alto della sua saggezza.

Questa abitudine di declinare le proprie responsabilità con l’alibi della compartecipazione, sta all’origine dei molti mali dell’Italia, a partire dal conformismo dilagante che influisce negativamente sulla formazione della personalità,  per finire al bullismo dei giovani caratterialmente deboli, che si lasciano trascinare nel gruppo dai facinorosi.

Che direbbe D’Alema padre al figlio che, responsabile di un episodio di violenza, cercasse la difesa dicendo "ma anche gli altri miei amici l’hanno fatto!" ? Lo giustificherebbe? Lo riterrebbe meno colpevole? E cosa dovremmo pensare noi di una classe politica che, non riuscendo a risolvere i problemi del Paese, cercasse scampo nella classica locuzione: "…ma nemmeno gli altri ci sono riusciti!" ?

Eppure, fateci caso durante i dibattiti televisivi. Il botta e risposta è per lo più improntato alle accuse reciproche, sia da una parte che dall’altra. Voi non avete fatto. E perchè, voi? Berlusconi non è il nuovo.  Perchè,  D’Alema sì ? E via di questo passo.

Da parte nostra, ci permettiamo di suggerire un possibile copione. Domanda: Berlusconi, perchè Lei non ha realizzato tutto il programma? Risposta: La coalizione litigiosa non me lo ha consentito. Adesso il partito è coeso, la mia leadership è riconosciuta da tutti e potremo lavorare serenamente alla realizzazione dei comuni obiettivi.

Altra domanda: Lo sa che il suo programma non propone niente di nuovo? Risposta: Lo so, e me ne compiaccio. Non siamo nuovi, siamo gli stessi; abbiamo gli stessi valori di prima e vogliamo completare il cambiamento che avevamo prospettato nel ‘ 94, quando siamo scesi in campo. Avevamo in mente la rivoluzione liberale: è ancora quello il nostro progetto.

Ecco, questi sono i politici che vogliamo: quelli che non promettono la felicità e il boom economico, ma si ingegnano e si impegnano a lavorare con attenzione e costanza per ridurre il disagio della popolazione, cercando spazi per la difficile crescita economica e idee per il difficile progresso civile. Nessun miracolo, solo lavoro. E ciascuno si assuma le proprie responsabilità.