“Com’è possibile che il perdente offra la vicepresidenza al vincitore?”
Ecco come Barack Obama ha cercato di porre fine alle speculazioni di
accettare l’offerta di Hillary Clinton di un dream ticket nel quale lei
avrebbe il posto numero uno e il candidato afro-americano sarebbe il suo
vice.
L’idea dei due avversari nella stessa squadra risolverebbe il problema degli
elettori democratici e dei superdelegati di dovere decidere a chi offrire la
nomina del Partito Democratico. Benché Obama fino ad oggi abbia vinto un
centinaio di delegati più della Clinton, non riuscirà raggiungere il numero
richiesto (2,025) per ottenere la nomina. La decisione quindi sarà fatta dai
superdelegati, l’establishment del partito alla Convention di Denver nel
mese di agosto.
L’idea dei due candidati nello stesso ticket era stata circolata dal campo
dell’ex first lady sapendo che Obama non avrebbe accettato. L’offerta aveva
l’odore di null’altro che politica. L’ex first lady con la sua mossa voleva
semplicemente comunicare la sua flessibilità ai superdelegati e gli
elettori. Naturalmente la scelta del vicepresidente prima di avere ottenuto
la nomina non è mai avvenuto. Per offrire la vicepresidenza bisogna prima
avere in tasca la nomina alla presidenza. John McCain, per esempio, il
quale ha virtualmente vinto la nomina del Partito Repubblicano, non ha
ancora annunciato chi sarà il suo vicepresidente.
Nel caso del Partito Democratico l’idea di una grand coalition che combini
le forze dei sostenitori di Hillary Clinton e Barack Obama sembrerebbe una
carta vincente. In linee generali i sostenitori dell’ex first lady sono
principalmente le donne e gli elettori democratici tradizionali, quelli dai
colletti blu. Il successo di Obama invece è venuto dagli afro-americani e i
giovani soprattutto quelli con lauree universitarie. Logico dunque sommare
queste due forze onde potere sconfiggere il candidato repubblicano.
I problemi del dream ticket sono apparenti però dalle parecchie
dichiarazioni fatte da Hillary Clinton nelle quali accusa Obama di non
essere pronto per la presidenza. La senatrice dello Stato di New York ha
affermato che sia lei che John McCain hanno l’esperienza per essere
presidenti ma nel caso di Obama si tratta di un’altra storia. Sarebbe dunque
Obama qualificato come vicepresidente? Le qualifiche del vicepresidente
devono includere la capacità di prendere il comando in caso di un’eventuale
emergenza. Quindi se Obama non ha la capacità di divenire presidente non
avrebbe nemmeno le qualifiche per la vicepresidenza.
Tutto ciò è teoria perché la proposta di Hillary Clinton non era nient’altro
che un suggerimento per segnare gol politici. L’ex first lady voleva
indicare che un voto per lei potrebbe essere anche un voto per Obama. Quindi
coloro che hanno difficoltà di scelta non dovrebbero preoccuparsi.
La reazione di Obama alle insistenti domande dei giornalisti ha anche
incluso la diplomazia. Il senatore dell’Illinois ha detto che è prematuro
parlare di vicepresidenti. Bisogna prima decidere chi riceverà la nomina del
Partito Democratico. Dato che lui ha vinto più delegati della sua
avversaria, crede di potere seguire su quella strada. Anche se non riuscirà
a vincere i 2,025 delegati necessari, sarebbe difficile che i superdelegati
dessero la nomina a Hillary Clinton dato che sembra che lei riceverà meno
delegati di Obama.
Insomma Obama è fiducioso che in un modo o nell’altro la spunterà. Sarà
allora la sua decisione se offrire la vicepresidenza a Hillary Clinton. L’ex
first lady probabilmente la rifiuterebbe dato che in un certo senso lei ha
già fatto il ruolo di numero due nella presidenza di suo marito.
Il fatto che il Partito Democratico abbia due candidati che si contenderanno
la nomina fino alla Convention in agosto potrebbe essere uno svantaggio dato
che John McCain avrà molto più tempo da dedicare all’elezione generale.
D’altra parte la battaglia democratica per la nomina potrebbe convertirsi in
un’ottima preparazione per l’elezione di novembre. Invece di arrivare
sfiniti all’elezione il vincitore democratico potrebbe rafforzarsi avendo
avuto un tenace sparring partner.