Sono stati funerali da vero trionfo, come tutta la sua vita, quella diChiara Lubich, la fondatrice dei Focolarini, una vita di una “escalation” umana, spirituale, carismatica ecc. degna dei più grandi ménager, sempre
condotta all’insegna del successo, del trionfo, dell’applauso,
dell’ammirazione a tal punto che sembra doveroso fermarsi per riflettere ed
esprimere qualche seria perplessità.
Si tratta di perplessità che, non appena si osano timidamente esporre,
vengono travolte dalla retorica, classica risposta che ti tappa la bocca:
“Allora vuol dire che sei invidiosa”.
Ebbene, sì! Concedetemi la sincerità e la trasparenza. Come si fa a non
essere invidiosi di una vita cristiana così impegnata, condotta sempre e
costantemente all’insegna del trionfo, del successo, delle immense folle
plaudenti di qualsivoglia razza, popolo e religione, una vita davanti alla
quale si inchinano umilmente come figli spirituali e devoti, non solo comuni
laici, ma anche preti, suore, vescovi, cardinali, dichiarandosi tutti umili
discepoli di una donna così eccezionale che ha portato alla Chiesa un
rinnovamento di tale portata? Quale rinnovamento, viene da domandarsi? Dove
si possono riscontrare i frutti di questa spiritualità così ostentata che
mai ha trovato alcuna contraddizione, alcun intoppo, alcuna calunnia, ma che
è stata tutta una escalation di successo?
Le nostre sante martiri cristiane, Agata, Lucia, Cecilia, Agnese…e le più
recenti, Teresina del Bambin Gesù, Gemma Galvani, Caterina da Siena, Teresa
Benedetta della Croce ecc. tutte segnate dalla croce, dalle prove anche
esterne della vita, da una umiltà straordinaria, sono nulla al suo
confronto. I nostri santi diventati tali per merito della persecuzione e
della contraddizione prevista dallo stesso Cristo per i suoi figli fedeli
“…come hanno perseguitato me, così perseguiteranno anche voi” (Gv.15,18 –
Mt.10,16 – Mc.10,29 – Lc. 11,49), sono ormai fuori moda davanti alla
grandezza di Chiara Lubich che propone un nuovo modello di santità
all’insegna del successo che si ottiene livellando tutte le differenze per
vivere l’uguaglianza, in modo da piacere a tutti, non dispiacere a nessuno,
e privilegiare l’unità rispetto a qualunque altro carisma, anche
fondazionale.
Ci si domanda, infatti, quale altra spiritualità estranea al proprio carisma
fondazionale può ricavare da questa proposta, ad esempio, una vera suora
domenicana, un vero frate francescano, un vero figlio di San Camillo, un
vero Gesuita, un illustre Vescovo o Cardinale teologo di Santa Romana
Chiesa? Forse quello di riconoscersi tutti uniti, tutti fratelli, nelle
“mega-mariapoli focolarine” che hanno il potere di “gasare” anche i cuori
più demotivati a forza di canti e di incitamenti, livellando e omologando
tutti i carismi a tal punto da ignorare non solo le differenze peculiari che
caratterizzano un Carmelitano da un Legionario di Cristo, ad esempio, ma
perfino le ben più profonde differenze dottrinali, teologiche e dogmatiche
che distinguono un cattolico da un luterano, un cristiano da un musulmano,
un induista da un buddista ecc. ecc.
Tutto viene livellato in questa fantastica spiritualità pluri-ecumenica,
dove tutti possono far parte dello stesso “calderone spirituale” nel quale
vengono “purificate” e passate al crogiuolo le differenze specifiche che
rappresentano l’unico motivo di rottura con la tanto conclamata “unità” da
Chiara Lubich, per essere tutti, indistintamente rivestiti dell’unica tunica
ecumenica, ad una sola condizione: “Che si vogliano bene in cuor loro, che
siano uniti dall’amore” a tal punto che questo desiderio li rende degni di
ricevere lo stesso Cristo nell’Ostia, senza distinzione alcuna, professando
ciascuno la propria fede nella propria, più stravagante, religione!!!
Altro non voglio aggiungere e se i fatti mi devono smentire, ben vengano.
Li terrò nella dovuta considerazione prima di decidermi a far parte dello
stesso coro belante e osannante.