Bruxelles – Anna Maria Campogrande, Presidente dell’Associazione per la difesa delle lingue ufficiali della Comunità europea, precisa, con un lungo intervento, la sua presa di posizione dei giorni scorsi a sostengo del candidato alla Camera sulla ripartizione Europa per il PDL Salvatore Albelice… (Salvatore Albelice sostenuto dall’Associazione per la difesa delle lingue ufficiali della Comunità europea). Si tratta, spiega Anna Maria Campogrande, di un sostegno ‘ad personam’. Non, "un sostegno generico al partito con il quale si presenta perché, personalmente, non sostengo alcun partito". Sostegno determinato dall’attenzione che Salvatore Albelice ha sempre riservato "alla questione linguistica europea, ignorata dai più e trattata in maniera estremamente superficiale dai politici e dalla grande maggioranza degli organi di stampa, per le sue grandi e personali qualità e per il suo impegno a favore dell’italiano e delle scuole italiane all’estero di cui è, da tempo, il più convinto promotore".
Gli attuali schieramenti politici in Italia non permettono, afferma Anna Maria Campogrande, "nient’altro che una fiducia ad personam. Allorché le scelte di politica economica non costituiscono più lo spartiacque tra destra e sinistra, è legittimo chiedersi se c’è ancora una destra e una sinistra. La qual cosa potrebbe anche essere accettabile se i valori e gli interessi dello Stato e dei singoli cittadini fossero posti al centro dell’azione politica, se la solidarietà sociale e la protezione delle categorie più vulnerabili costituissero una priorità assoluta. Invece non si fa altro che parlare, da ogni parte, della ineluttabilità delle privatizzazioni, della precarizzazione del lavoro e della globalizzazione".
Nessuno sembra rendersi conto, prosegue la Presidente Campogrande "del fatto che, con le privatizzazioni, lo Stato rinuncia alle sue qualità e prerogative di pubblico potere e abbandona il ruolo sul quale si fonda la sua legittimità. Per ragioni di equità, di giustizia sociale, di solidarieta, di efficienza, i servizi imprescindibili del vivere in una società civile, acqua, luce, trasporti pubblici, istruzione, sanità, forse ne dimentico cert’altri, devono essere assicurati dallo Stato. Non si possono abbandonare i cittadini, in particolare le categorie più vulnerabili, nelle fauci delle imprese private che non fanno perniente abbassare i costi dei servizi di prima necessità ma, al contrario, sommergono gli utenti di informazioni chilometriche tanto inutili quanto incomprensibili e gli fanno perdere un tempo incredibile e inaccettabile nella lettura e valutazione di informazioni che lo confrontano a delle scelte difficili e quantomai azzardose e imprevidibili. Se i servizi publici non funzionano bene, la sfida per lo Stato è quella di farli funzionare, il disfarsi di questa responsabilità, sopprimendoli, è una dimissione inammissibile".
"La precarizzazione del lavoro costituisce una trappola non già e non solo per i lavoratori, in senso lato, ma anzitutto per lo Stato che, a termine, si ritroverà confrontato con l’incompetenza generalizzata dei lavoratori in qualsiasi campo" dice Anna Maria Campogrande. "Il mestiere di funzionario dello Stato è un mestiere serio e importante di grande responsabilità civile e morale, non è una ‘sine cura’ per accoliti politici soggetti a cambiare a ogni nuovo Governo. Questo è il sistema delle Republiche bananiere che l’Europa ha sempre guardato con sospetto e preoccupazione e che ha cercato di far cambiare via i progetti di cooperazione. La competenza e la professionalità della Pubblica Amministrazione che si ottengono solo con la pratica, l’esperienza e la continuità nel tempo, sono un’esigenza imprescindible dello Stato perché la Pubblica Amministrazione costituisce il braccio operativo della democrazia. Allo stesso modo è del tutto assurdo sottoporre i lavoratori cinquantenni a licenziamenti e corsi di riqualificazione per trovare un’altro lavoro allorché, l’interesse generale e il semplice buon senso, indicano che il miglior posto per un lavoratore di cinquant’anni, che, me lo si lasci dire, non è un rudere ma un soggetto nel pieno delle sue capacità, è precisamente quello dove ha svolto il suo percorso lavorativo-professionale. La soluzione a eventuali problemi consiste nella capacità di motivazione delle imprese nei confronti dei propri dipendenti, in una riqualificazione interna. Il licenziamento non è vantaggioso per nessuno, salvo per le nuove società multinazionali di prestazione di servizi e di formazione professionale che vendono vento, fanno crescere il costo del lavoro e vivono della precarizzazione del lavoro diffondendo un modello di civiltà arido, gretto e falsamente efficiente".
"Se è vero che la globalizzazione è ineluttabile, non è affatto vero che dobbiamo subirla" conclude la Presidente Campogrande. "In linea di principio la globalizzazione avrebbe dovuto essere un processo che mirava a mettere in comune, nell’interesse generale, il meglio che ogni Paese, ogni civiltà può mettere a disposizione di tutti. L’Italia e gli altri Paesi europei, che hanno molto da mettere in comune: la cultura, i valori della nostra civiltà, il modello sociale, l’artigianato, la produzione di alta qualità nel settore agricolo e industriale, il cinema e i telefilm, che a volte eccellono, e quant’altro, non contribuiscono affatto al processo di globalizzazione in favore degli altri abitanti del pianeta. Al contrario, la globalizzazione che stiamo vivendo è quella dell’economia e della finanza internazionale che operano a briglia sciolta, quella delle grandi imprese multinazionali, produttrici di tecnologie, non sempre necessarie, non sempre orientate al benessere degli abitanti del pianeta e raramente del tutto efficienti. Il pericolo che incombe sugli abitanti della Terra è quello di una nuova forma di schiavitù sotto il giogo di élites mondiali predatrici, fabricanti di armi, petrolieri, società che mirano a privatizzare anche l’acqua e che stanno già desertificando le terre coltivate con l’invenzione di sementi che generano un solo raccolto e che non si riproducono più secondo il processo naturale del regno vegetale. La realtà è che i politici che noi eleggiamo, nella maggioranza dei casi, una volta in Parlamento, non rappresentano gli interessi e i valori dei cittadini e del Paese ma quelli di queste élites dell’economia e della finanza mondiale che opera compatta, all’interno di club internazionali d’interesse economico, per depredare l’intero Pianeta".