EDITORIALE INCHIESTA: Abbiamo raccolto 668 biglietti ferroviari in qualche mese, tutti vidimati ma mai timbrati dai controllori. Un esempio breve qua sotto.
“La patria è un dolore che ancora conosce il suo nome”, diceva Leopoldo Marechal in un verso memorabile.
Mai aforisma sarebbe più calzante per una delle piaghe dell’Italia moderna: le ferrovie. Ebbene sì, ci risiamo. L’homo rotabilis ciondola fra luci e tenebre,
salmi e ingiurie, sedili sdruciti e vagonaglia arrugginita, sulle macerie della cattedrale dei teoremi errati. Puntualità, cortesia, solerzia, cura, pulizia? Impensabili, tutte assieme. Il supplemento Intercity è la tangente che assicura il ritardo del treno, e nel trasporto regionale la soppressione selvaggia è sempre in agguato; ratti e scarafaggi sono di casa nell’intercapedine fra un vagone e l’altro, insieme a macchie di grasso e colate di sostanze misteriose. La fila in biglietteria o davanti alle emettitrici automatiche è di prammatica: il suo acceleratore è il freno a mano, perché a monte qualcuno ha disposto così, e non è colpa nostra, giurano gli impiegati. Milioni di euro investiti per migliorare la rete nazionale, ma se un tempo la ripresa era autentica, oggi il vecchio e il nuovo ristagnano (in pausa caffè) sotto lo striscione della partenza. E anche stavolta non è colpa di nessuno. Studenti, turisti, habitué, pendolari pigiati a temperature tropicali e in apnea perché i finestrini non funzionano, perché le carrozze sono poche, e nonostante i depositi ne siano pieni, nessuno ha mai pensato di aggiungerne qualcuna. Il personale è poco, è la scusa ufficiale, e inversamente proporzionale al numero dei “portoghesi”, dei furbetti, degli inadempienti. Evasori totali, secondo i responsabili, veri e propri mostri dinanzi ai quali un satanista sembrerebbe una dama di carità. Così sono stati intensificati i controlli, e qualcuno s’è visto recapitare una multa di 50, 100, 200€ ed oltre più il prezzo del biglietto, spesso per una disfunzione o un’incolpevole svista. Ma il buon Tommaso, apostolo incredulo fino a voler toccare con mano, insegna tanto a fidarsi quanto a dubitare. Perciò, per un breve periodo, alcuni utenti e membri della redazione hanno conservato il documento di viaggio. Convalidato correttamente, e nel 96% dei casi non vidimato dal personale viaggiante. Un caso? La prova è stata ripetuta su sei tratte differenti, e quella che poteva essere un’eccezione, si è rivelata una regola. L’assioma della nullafacenza è il primo comandamento della fede nei sistemi sbandati, dove vince chi non lavora, poiché non sbaglia mai. La Brigata degli Onesti attende spiegazioni.