I rivoluzionari da salotto hanno parole facili, senza troppo impegno.
Chiunque può capirle, chiunque può negarle, e se le promesse che portano come cicogne restano favole per bambini ingenui, tanto meglio. Se ne potranno spendere ancora in futuro, sicuri che non faranno troppi danni, almeno nell’immediato. Il passato insegna: la montagna può partorire il topo, ma lui può starvi nascosto dentro, in attesa che il disastro si compia per mano degli uomini. Quelli che andavano a piedi per chilometri e campagne, fino a qualche cascina dove c’era l’abitudine di tenere una branda per chi aveva perso strada e salute, predicando la bellezza dell’anarchia, del comunismo, del socialismo, dell’utopia. Gente che cambiava indirizzo e cognome da un giorno all’altro, niente pullman verdi o carrozzoni elettorali; piatti scarsi e sonni inquieti, la revoluciòn in bocca e le ragnatele nelle tasche. Gli parlavano di libertà ma li arrestavano se organizzavano scioperi, gli sbandieravano la giustizia sociale ma venivano repressi tanto da chi denunciavano, quanto da chi sostenevano. Le istituzioni si sono sempre burlate di loro, con professionale cinismo. Verrebbe da pensare a tutto ciò leggendo il programma dei partiti candidati a governare il paese, guardando le loro facce e analizzando i risultati recenti, fra (in)successi, fiaschi e bocciature. Persino la crocetta sul simbolo preferito rischia di invalidare il voto, la libera e sovrana opinione pubblica: i cartoncini sono stati stampati male, e nessuno l’aveva notato prima. Detta così, è un insulto all’intelligenza comune, o forse abbiamo davvero bisogno di qualcuno che sbrighi l’incombenza di pensare al posto nostro, perché sbagliare a tracciare un segno è possibile solo se non mettiamo in moto neppure a minimo regime la macchina del cervello.
Saranno in molti a dire “ce l’aspettavamo”, eppure arduo è il cammino che ci attende. Chiunque si accomoderà sulle sedie privilegiate, a Montecitorio e a Palazzo Madama, farà il bello & il cattivo tempo per una legislatura, un periodo sufficiente ad angosciare ulteriormente l’intera nazione. Non esistono testimoni incorruttibili, serve però quel coraggio che fa dire il vero in ogni situazione, senza la mediazione della demagogia che perde di vista la sacralità dell’uomo, accecata dal potere e dagli interessi privati. A destra lo chiameranno leninismo, a sinistra fascismo, al centro anarchia, preoccupati più per la forza delle sue ragioni, piuttosto che trovarne di altrettanto valide in alternativa.