La processione dei votanti è iniziata con buona diligenza e sconfortate speranze.
Solo i rappresentanti dei partiti locali, provinciali, regionali, i “gatti” e gli accalappiatori di uomini gongolano, fuori dai seggi. Hanno la faccia gentile e i modi cortesi di chi ti porge il paradiso con una mano, ma nell’altra ci mette scheda e matita. Dopo la prima giornata il Viminale comunica che il 63% degli aventi diritto ha espresso il suo parere alle urne; leggero e sensibile calo rispetto a due anni fa. Il tre per cento che manca basterebbe a sostenere un paio di partitinutili delle odierne legislature, ma nelle 61.212 sezioni elettorali dislocate sul territorio ci sarà ancora tempo, oggi, fino alle 15. Grandi spot per convincere gli ultimi indecisi e un film già visto che si ripete. Berlusconi, in una scuola media vicina all’abitazione della madre scomparsa di recente, è stato accolto dalle grida di una donna: “Silvio, salvaci!”, mentre curiosi & immancabili presenzialisti applaudivano a ranghi serrati. Il candidato premier del PdL si è fermato a stringere le mani come Sua Santità è uso fare, ha baciato un bimbo, e raccolto una margherita (ogni riferimento è puramente casuale?) omaggio di un’immigrata polacca. Walter Veltroni, per l’occasione senza il codazzo di gorilla e supporters in venerazione, si è recato al seggio sotto casa con la famiglia al gran completo. Non mancavano invece giornalisti e fotografi avidi di uno scatto, una dichiarazione, l’ennesima “sparata”. Non è mancato neppure il dissenso, espresso nei modi più fantasiosi e insospettabili. Un imprenditore sorrentino, per protesta, ha fatto a pezzi una delle cinque schede consegnategli, e sotto gli occhi allibiti dei presenti l’ha mangiata, senza lesinare una lunga serie d’insulti alla politica e ai suoi rappresentanti. L’uomo è stato fermato e denunciato dalla Polizia. Ai presidenti dei seggi, invece, il compito di far rispettare il veto sull’ingresso nelle cabine senza cellulari e microapparecchi fotografici, anche se molti sarebbero curiosi di verificare in prima persona se, tra un sospetto e un’ipotesi di broglio, potrebbe ancora avere ragione Andreotti. “A pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca”, sostiene da anni il senatore a vita.