ANTIDEPRESSIVI E CANCRO

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Uno dei fattori che in parte spiegherebbe l’enorme aumento delle neoplasie potrebbe essere l’uso indiscriminato e generalizzato degli antidepressivi che vengono usati anche nell’infanzia.

Da uno studio fatto in America risulta che a 13 milioni di bambini vengono somministrati antidepressivi. In Italia si stanno esercitando pressioni al fine di usare questi farmaci anche nell’infanzia. E’ inutile ricordare l’uso generalizzato che viene fatto nelle case di cura e negli ospedali per adulti.

L’autore di questo articolo vuole ricordare alcuni fatti che devono mettere in guardia gli addetti ai lavori.

E’ di comune acquisizione che un uso prolungato di antidepressivi dà un aumento della prolattina circolante a valori patologici. In America e in Europa è riconosciuta la pericolosità degli antidepressivi per la possibilità di indurre al suicidio. Casi di violenza incontrollata sono legati agli stessi farmaci.

Vi è un altro fatto che invita alla prudenza: la prolattina è un potente e ubiquitario fattore di crescita delle neoplasie come lo è il fattore di crescita GH usato per il nanismo.

Per l’ipofisi si manifesta un effetto che possiamo definire “a bilancia”: se vi è un aumento della produzione o della somministrazione degli ormoni dell’ipofisi anteriore viene depressa la liberazione degli ormoni dell’ipofisi posteriore. La somministrazione degli antidepressivi determina una depressione dell’ormone antidiuretico: la vasopressina. Questo effetto è evidenziato dall’aumento della diuresi, dall’incontinenza urinaria e dall’aumento della prolattinemia. La vasopressina ha delle proprietà magnetiche con un ruolo importante sulla memoria e sui processi cognitivi. Somministrata per via nasale dall’autore negli anni passati sotto forma di estratto bovino della post-ipofisi a soggetti che uscivano dal coma cerebrale traumatico, aveva un effetto immediato sulla percezione del mondo esterno e sedava in modo naturale in perfetta coscienza le crisi di ira tipiche del risveglio dal coma.

Non si comprende per quali motivi non venga usata la vasopressina sintetica per via nasale nelle sindromi di depressione, nella decadenza tipica degli anziani e nell’Alzheimer al posto degli antidepressivi.

Tanto per cambiare ci si comporta come l’”orologiaio pazzo” descritto già dall’autore in altro articolo: per riparare i guasti non si usano elementi originali ma elementi dissimili il cui uso giustifica  il sospetto che vi siano altre motivazioni nella scelta della cura dei malati. Che in molti casi la strada seguita sia quella sbagliata, dovrebbe essere chiaro a tutti i terapeuti. Non può essere attribuita alla sola ignoranza della fisiologia. L’esperienza dell’autore riguarda l’uso dell’estratto della post-ipofisi  bovina che sicuramente conteneva anche l’oxitocina e probabilmente anche la somatostatina, potente antiblastico. Negli ultimi anni sono stati fatti degli studi sulle proprietà della vasopressina sintetica con buoni risultati sulla memoria e sui processi cognitivi. Non potendo sperimentare sull’estratto bovino, appare opportuno continuare nella ricerca sul preparato sintetico.
In Italia è disponibile la vasopressina sintetica (Minirin per via nasale).