Un voto anomalo del tutto normale.
A quasi una settimana dal responso delle urne, molto si è detto e molti sono ancora gli increduli, ma le scelte dell’elettorato erano ampiamente prevedibili. Senza tracciare il profilo dei saputi, né la pretesa di evangelizzare alcun lettore col sacro verbo della ragione, possiamo affermare di aver ampiamente previsto – proprio su queste pagine – l’exploit delle seconde linee. La sinistra, (dis)organica e a caccia di un responsabile, ha additato Veltroni come causa del proprio male: lo sciagurato invito agli elettori a non disperdere il voto per combattere il Cavaliere si è dimostrata una lama a doppio taglio, che ha penalizzato oltremodo le velleità armate di falce & martello. Per contro, al Walter nazionale sembra si stiano già ribellando gli alleati di peso. Di Pietro non ha digerito l’esternazione sul governo ombra, e i radicali mirano all’autonomia da sempre loro congeniale. Su tutto, la domanda chiave: perché i fedelissimi di Sinistra Critica, Arcobaleno e consoci avrebbero convogliato i favori al PD, mentre quelli del popolo della Lega non hanno fatto altrettanto col PdL? Due pesi, due misure, e anche due coscienze? Analizziamo dunque la realtà dei fatti. Più dei sindacati, più delle vecchie legioni assistenzialiste lente e ciarliere, agli occhi della gente (tanto agli operai quanto ai ricchi imprenditori), l’ultimo baluardo dei lavoratori è Bossi. Le sue intemperanze, le sparate, le metafore volutamente colorite, esagerate, riflettono un sentore palpabile ormai non solo circoscritto al Nord. Batte il tasto della sicurezza e dei salari, quei danèe che saranno volgari ma servono per vivere, e vanno difesi in modo tosto e coerente. Il senatur parla al popolo col linguaggio del popolo, e paradossalmente risulta più a sinistra di molti sedicenti comunisti. “Prendete i fucili” non è un incitamento alla rivolta di massa, ma un modo per dire che la sua brigata, insieme a quattro milioni di camicie verdi, è carica al punto giusto. E il suo partito diviene un’entità a protezione del territorio. Molti operai iscritti alla CISL votano il Carroccio; l’idea del federalismo fiscale è avanti ancora oggi, così come lo era nei primi anni Novanta, quando “i Padani” facevano la loro comparsa sulle scene. Italia Dei Valori, l’altra coalizione premiata dagli italiani, ha fondamenti e dettami non dissimili, ed esercita una forte presa in svariate regioni dello Stivale. La giustizia, la sicurezza, il culto del lavoro, l’assenza di classismo, sono parte di un programma troppo limpido per non ottenere unanimi consensi. Di Pietro e Bossi, insomma, piacciono perché sono convinti della bontà delle proprie battaglie, perché sono puliti, perché difficilmente scendono a compromessi, e agli occhi degli italiani non sono spinti da interessi privati. Per quanto l’apparenza non sia una buona maestra, entrambi non hanno sete di potere, non sono illustri imbucati o scaldasedie a tradimento, non soffrono di patologie demagogiche. E per chi gli contesta l’eloquio lasciano fare, consci che è una soddisfazione tipica dei vinti.