RISPOSTA Del prof. N. Cinquemani a una mail di un paziente pervenuta alla nostra redazione , riguardo a una dipendenza dai tranquillanti .
Il Sig. L.G. mi ha chiesto consiglio via e-mail riguardo alla sua dipendenza da un tranquillante che assume da 5 anni con dosaggi giornalieri progressivamente aumentati fino a 5 compresse.
Il paziente, che è in attesa di trapianto di fegato per HCC epatico, vorrebbe uscire dalla dipendenza.
Posso dare qualche consiglio, non risolverà completamente il problema della dipendenza, ma qualche giovamento potrà ottenerlo assumendo per via orale acido L-ascorbico in polvere (vitamina C) con il dosaggio di 12-15gr. nelle 24 ore suddiviso in 4 dosi possibilmente sciolto nelle spremute di agrumi.
Un preparato che può giovare è il Minirin spray per via nasale con una insufflazione per narice ogni 12 ore.
Il Minirin è un farmaco che viene rimborsato dal S.S.N., contiene vasopressina sintetica, la sua indicazione è quella di correggere i danni provocati agli ormoni post-ipofisari dai tranquillanti, come risulta dalle mie ricerche.
Con effetto a bilancia, l’aumento della vasopressina circolante dell’ipofisi posteriore deprime la liberazione della prolattina dall’ipofisi anteriore, fattore di crescita anche delle neoplasie. Quando aumentano gli ormoni dell’ipofisi anteriore viene depressa la liberazione degli ormoni dall’ipofisi posteriore.
La vitamina C è ben tollerata dall’organismo anche in dosi maggiori di quelle consigliate.
Per quel che riguarda il Minirin non è conveniente aumentarne il dosaggio perché, come risulta dalla mia esperienza sui traumatizzati cranici nella fase successiva al coma cerebrale, l’estratto totale dell’ipofisi posteriore bovina contenente vasopressina era efficace anche a bassi dosaggi come stimolo alla liberazione dell’ormone antidiuretico (vasopressina) da parte dell’ipofisi del soggetto in cura.
La vitamina C si trova con la sua massima concentrazione nell’ipofisi. Viene messa in circolo immediatamente in ogni condizione di stress. E’ da ritenere che abbia un sinergismo con la vasopressina che viene anch’essa liberata rapidamente in condizioni di stress, specie quando vi è il pericolo di un collasso della pressione venosa. Nelle crisi di astinenza da tranquillanti come in quelle da stupefacenti, le vene visibili appaiono collassate. La vasopressina agisce aumentando il tono venoso contrastando con questo meccanismo la caduta della pressione venosa.
La vitamina C ha un’analoga azione sul tono venoso. L’iniezione di due o tre grammi di ascorbato di sodio endovena determinava nei politraumatizzati cranici in stato di shock da me curati in ospedale un’azione favorevole riscontrabile sulle vene visibili che riacquistavano tono subito dopo l’iniezione.
Consiglio agli intossicati da tranquillanti, quando hanno un attacco di panico, di assumere mezzo cucchiaino da caffè di acido L-ascorbico in polvere, tenendola nella cavità orale sotto la lingua.
La vitamina C entra in circolo dopo qualche minuto. Data la notevole tolleranza di questa vitamina, non vi è alcun pericolo. La quantità di vitamina C in polvere deve essere di almeno 3 gr. Finora gli attacchi di panico sono stati curati con la psicologia dell’orologiaio pazzo dell’articolo che ho già pubblicato sul mio sito www.nicolocinquemani.it e sul giornale on line www.italoeuropeo.it : invece di usare la vasopressina e la vitamina C pezzi originali sono stati usati pezzi dissimili: i tranquillanti, con effetti disastrosi percepiti anche dai profani.
Il Sig. L.G. ha inviato il messaggio dopo aver letto il capitolo sulle intossicazioni da tranquillanti nel mio libro “Primo soccorso” Ed. Kappa Roma.
cordiali saluti
N.Cinquemani