scuola I problemi sono quindi altri.

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Negli ultimi anni è stata dequalificata la figura dell’insegnante e dell’insegnamento, esautorando di fatto l’importanza dei docenti, in una scuola dell’autonomia che tende alla produzione dei promossi per l’innalzamento delle statistiche positive, ma non alla qualità di queste promozioni.

Altro problema, tra le cause dell’abbassamento dei livelli culturali, è stata un’eccessiva semplificazione dei programmi di studio e dei testi in adozione. Se la mente si sviluppa in modo simile al fisico che si allena, certamente con una richiesta di studio e con stimoli minori il cervello lavora poco e le facoltà mentali si accrescono meno.

Sono aumentati gli alunni nelle classi, che invece dovrebbero essere formate da un numero minore di studenti. Non è possibile pensare di insegnare bene in modo quasi individualizzato in classi con 25/30 alunni che, nelle scuole medie inferiori e superiori, non hanno certamente lo stesso grado di maturazione degli studenti universitari.

Ripensando alla qualità dell’insegnamento ne consegue che si potrebbero risparmiare molti soldi, a livello nazionale, riducendo i progetti e consentendo in questo modo l’assunzione di più docenti per la creazione di classi meno numerose.

La scuola ha perso l’effettivo valore meritocratico. Questo deve essere riacquistato  educando a tal fine gli alunni e la stessa società, non regalando le promozioni ma incentivando allo studio in maniera concreta. Solo così si possono dare validi strumenti anche a chi proviene da classi sociali svantaggiate, perché invece, e bisogna dirlo, il semplice conseguimento del titolo di studio, con l’abbassamento dei livelli culturali, come già detto,  non fa altro che aumentare la forbice della disuguaglianza sociale.

Inoltre, con l’autonomia scolastica, male interpretata e malamente attuata, che ha trasformato le scuole in imprese che tendono alla produzione di promossi, non solo sono stati abbassati i livelli culturali, ma è stato instaurato anche un rilassamento, diciamo pure un lassismo esasperato, nei confronti di atteggiamenti scorretti da parte degli alunni, con l’adozione d’interventi educativi paragonabili a semplici palliativi, al posto della giusta sanzione, che non serve per mortificare l’alunno scorretto quanto per educarlo alla giusta condotta, proiettandolo in un futuro civico verso quello che è il normale iter giuridico nei confronti del cittadino colpevole rispetto alla legge. Ovviamente questo lassismo è frutto della paura delle bocciature, che diminuirebbero il numero dei promossi, e genera immancabilmente esempi negativi per tutti gli altri alunni che emulano o incorrono in comportamenti scorretti sapendo, poi, di essere immancabilmente promossi.