Il nuovo governo ottiene la fiducia, e promuove se stesso all’accademia della res publica.
Non sarà un cammino facile, ma le fazioni contrapposte non faranno un cieco ostruzionismo, almeno questo sostiene il segretario del Pd. Tutte le forze in campo coopereranno per il bene del paese, ribadisce Veltroni, ma che nessuno si senta il padrone di esso. Scongiurata – almeno di primo acchito – l’opposizione dura & pura che per molta sinistra è religione, resta l’ombra dell’ombra, quella doppia faccia di Montecitorio che trarrebbe tanto giovamento, secondo la cabina di regia del Pd, nel restare alla finestra e lanciare il sasso, tirando indietro la mano al momento giusto. Italia Dei Valori, per bocca del suo leader, non cadrà nel tranello del Cavaliere, afferma Di Pietro, mentre Casini terrà la linea dura morbida aperta semichiusa flessibile rigida che da sempre si confà all’UDC. La storia si ripete, cambiano di poco i nomi e i programmi, e torna alla mente Ceronetti, che osservando l’effigie di Cavour, notava come perfino la sua maschera rivelasse “l’arte di fare uno stato, l’unico che sapesse cosa fare e dove andare”. Ma i lavori, in questa neo-legislatura, sembrano andare per le spicce. C’è stata un’inversione di tendenza rispetto alle formule consolidate, e la matematica di palazzo non è più un’opinione: anticipare ad oggi quel che si sarebbe potuto fare domani è il motto del clan Berlusconi. L’equazione del rimando ha le ore contate, forse è già stata tumulata, perché gli uomini non debbono più cadere negli errori delle generazioni passate. Il proposito è buono, senza il minimo dubbio, bisognerà vedere se & quando gli impegni presi di fronte agli italiani permetteranno di farvi fede. Ma tant’è, grazie alla disponibilità della controparte, il premier affronta il discorso alla Camera con undici minuti di toni distesi, aprendo alle riforme e alla ventennale diatriba sulla Rai. “Anche su questo terreno d’incomprensione e di scontri”, ribadisce, “non c’è altra strada che quella del dialogo e della comune assunzione di responsabilità”. Molti scriveranno e diranno di tutto su queste parole, ma ancora una volta sarà il tempo a mettere i voti su una pagella cara a tutta la nazione. Siamo un popolo svagato e innocente, non ci piace chi le spara grosse ma inconsciamente gli apriamo le braccia, e guai a chi ferma la catena di prodigi che gli ha concesso la fanfaronata. Crediamo, preghiamo, piangiamo, ci risolleviamo, e se qualcuno ci chiedesse di congedarci, risponderemmo come fece Mastroianni, con un semplice arrivederci.