Dibattito sulla situazione dei rom in Italia e in Europa

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Si è tenuto in Aula un acceso dibattito – cui ha partecipato una maggioranza di deputati italiani – sulla situazione dei rom in Italia e in Europa. molti hanno sottolineato la necessità di garantire l’integrazione nelle società europee, ma anche di assicurare la legalità e la sicurezza dei cittadini. Alcuni deputati hanno polemizzato nei confronti del nuovo governo italiano che, invece, è stato difeso da altri.  

Dichiarazione della Commissione 

La Commissione condanna ogni violenza neo confronti dei rom. Ha esordito così Vladimír ŠPIDLA chiedendo di garantire loro la sicurezza personale. Gli eventi di Napoli, ha aggiunto, non sono un caso isolato di violenza razzista che è un fenomeno presente in tutti gli Stati membri. La Commissione, ha proseguito, respinge anche ogni assimilazione dei rom con i criminali, mentre le autorità degli Stati membri devono dare l’esempio nella lotta al razzismo, indagare e punire gli attacchi xenofobi e i loro istigatori. 

Facendo riferimento ai pogrom e all’odio razziale, ha poi sostenuto che tutti gli uomini hanno il diritto di vivere in pace e di non subire discriminazioni fondate sulla razza o la religione. Non bisogna quindi «fare gli struzzi» con i problemi reali dei rom: «tutti ne vedono l’indigenza e la disoccupazione che porta sofferenza umana e tensioni sociali, spingendo i rom ai margini della società». I rom, a suo parere, «non sono meno intelligenti o criminali nati» e l’UE deve fare tutto il possibile per migliorare la loro inclusione. La libera circolazione dei rom, ha aggiunto, si basa su principi consacrati – anche sanciti dalla Corte di giustizia – e i rumeni possono quindi muoversi nell’UE, senza discriminazioni, poiché ne sono cittadini. La Commissione, ha poi precisato, vuole che tale diritto sia rispettato. 

Il commissario ha poi puntualizzato che la direttiva permette di rifiutare l’ingresso in uno Stato membro ai cittadini che non dispongono di risorse e che pesano sulla previdenza sociale. Questa valutazione, come quella sulla loro pericolosità, deve essere realizzata caso per caso, rispettando le procedure e motivando le decisioni, poiché si tratta di «una misura estrema che limita una libertà fondamentale dei cittadini dell’UE».  

Se l’inclusione è una competenza degli Stati membri, ha proseguito, anche la Commissione ha un ruolo da svolgere, ad esempio coordinando e agevolando le politiche nazionali. Può anche assicurare che sia rispettato il diritto UE nei campi in cui è competente, e la direttiva deve essere completata con misure di sensibilizzazione sui diritti e sugli obblighi. Gli eventi di Napoli, ha proseguito, richiedono uno sforzo congiunto «per assicurare la nostra solidarietà ai nostri concittadini, spezzare il circolo vizioso di violenza e disperazione e offrire delle prospettive». Il Commissario ha anche sottolineato che il Fondo sociale europeo può contribuire a migliorare le condizioni di vita dei rom.

Interventi in nome dei gruppi politici 

Lívia JÁRÓKA (PPE/DE, HU) ha sottolineato che la situazione dei rom «è orribile e terribile», mentre in tutta l’Europa è stato fatto «molto poco» durante l’ultimo decennio per sostenerli. Anche i governi «sono colpevoli» di ciò, «che siano di destra o di sinistra», poiché «sono stati incapaci di promuovere veramente l’integrazione dei rom nella società e nella maggioranza». Occorre quindi impegnarsi maggiormente per l’integrazione dei rom in Europa, «altrimenti ci ritroveremo in una situazione nella quale verranno commesse e perpetrate delle atrocità come quelle che abbiamo recentemente visto».  

Sostenendo che tale questione «non dovrebbe essere troppo politicizzata», ha sottolineato che i governi «non sono stati in grado di fare nulla di concreto». Dicendosi contraria «a sanzioni e ad azioni penali collettive», ha affermato che i governi devono fare del loro meglio «per lottare contro questi reati contro la discriminazione di qualsiasi gruppo etnico». Ha poi auspicato «standard minimi», oggetto d’accordo tra i paesi membri, «sul come si possa risolvere la questione di rom».  

Martin SCHULZ (PSE, DE) ha anzitutto ringraziato il commissario Špidla per aver menzionato gli elementi essenziali di cui si deve dibattere. Ha quindi sottolineato che «la destra e la sinistra del Parlamento condividono valori comuni», e si è detto quindi grato ai conservatori che concordano sul fatto che i problemi da risolvere devono essere affrontati in modo adeguato nel rispetto dei diritti umani, «poiché la dignità dell’uomo è inviolabile». Scacciare le persone, ha aggiunto, «è inaccettabile» e «non permette di risolvere alcun problema».  

Il problema in discussione, ha poi voluto precisare, «non è certo un problema tipicamente italiano», «si presenta anche in Italia come si è presentato ovunque nell’Unione europea negli ultimi anni»: «è il problema dell’insufficiente grado di integrazione delle minoranze nella nostra società, in particolare del gruppo rom». Questi ultimi, ha sottolineato, «vivono una situazione drammatica» e avvenimenti come quelli che si sono appena verificati in Italia «si sono già registrati anche in altri paesi dell’Unione europea». Ha quindi nuovamente insistito sul fatto che non vi è l’intenzione di «accusare l’Italia», ma semplicemente «chiederci come – insieme alle autorità italiane – possiamo risolvere il problema nell’interesse della comunità rom che ora ha bisogno del nostro immediato aiuto». Anche «nell’interesse fra l’altro delle autorità locali, dei piccoli comuni, delle piccole città che sono arrivate al limite della loro capacità di intervento nel campo dell’integrazione». Occorre chiedersi quindi come, anche con lo stanziamento di fondi dell’Unione europea, si può aiutare queste comunità locali e l’Unione deve muoversi nella stessa direzione.  

«Non possiamo perderci in controversie sulla colpa dell’uno o dell’altro o sulle carenze dell’uno e dell’altro», ha proseguito, occorre invece adoperarsi affinché «gli avvenimenti degli ultimi giorni siano considerati un’occasione per affermare che la comunità rom necessità della solidarietà di tutti i paesi europei, di tutti i cittadini europei e integrarli». Ha anche aggiunto, peraltro, che «dalla comunità rom dobbiamo esigere che si faccia integrare nelle nostre società nel pieno rispetto della sua identità culturale». Il leader socialdemocratico, ha poi annunciato di aver parlato con il Ministro degli esteri Frattini per precisare che il gruppo socialista, insieme alla Commissione e al Consiglio, vuole cercare di arrivare a risolvere i problemi più urgenti. Anche perché i rom «non possono essere fatti bersaglio di attacchi di persone che a causa dei deficit esistenti portano avanti una politica di destra estremamente populistica».  

 

Viktória MOHÁCSI (ALDE/ADLE, HU) si è innanzitutto congratulata con il commissario «per il bellissimo discorso», precisando di voler rispondere «a questi pogrom antirom che hanno avuto luogo il 13 maggio e gli sviluppi successivi in Italia». Ha quindi ricordato di aver visitato Roma e Napoli questa settimana per esaminare la situazione e, in quella occasione, ha chiesto anche «l’intervento urgente delle autorità romane per garantire i diritti dei rom e la loro protezione da ulteriori atti di violenza e aggressioni razziste contro l’ostilità antirom che prevale in Italia». Ho poi affermato di aver anche scritto una lettera a Silvio Berlusconi «esprimendo la preoccupazione di tante ONG in merito a una politica che associa i rom a stereotipi negativi, utilizzando l’intera popolazione rom come il capro espiratorio elettorale» e «ora noi vediamo qual è l’impatto di questa campagna elettorale».  

L’emergenza dei rom, ha ricordato, è stata causata da una bambina di 16 anni «che avrebbe portato via un bambino di pochi mesi dalla mamma a Napoli». A tale proposito, ha sottolineato che, dall’indagine fatta, sembra «che la storia sia falsa» e la polizia – che «non ha ricevuto nessuna denuncia» – non sta indagando su questo fatto. Ha poi rammentato che il 13 maggio, a Napoli, un gruppo di circa 60 persone «ha messo a fuoco campi nomadi rom con bottiglie molotov», mentre atti simili di violenza hanno avuto luogo in altre città italiane come Milano. In proposito, si è detta preoccupata che sulla base delle informazioni ricevute dalle autorità di polizia «a Napoli non c’è nessuna indagine di polizia su questo caso». Al riguardo ha affermato che «il governo italiano sembra essere forte con i deboli e debole con i forti». A suo parere, in tema di sicurezza «si dovrebbe prima esaminare quello che è la criminalità organizzata, la camorra» e «si cerca di parlare dell’immigrazione dei rom per distogliere l’attenzione da quelli che sono i reali problemi dell’Italia».  

Ha quindi auspicato che le autorità italiane faranno un’indagine adeguata ed efficace di quello che è successo a Napoli e a Milano e perseguano rigorosamente tutte le persone responsabili, «compresi i funzionari pubblici che continuano a fare dichiarazioni contro i rom, incitando all’odio razziale». Ha poi rivolto un invito alle autorità italiane affinché cooperino pienamente con le istituzioni intergovernative, con le organizzazioni internazionali e con la società civile italiana «per risolvere l’emergenza umanitaria dei rom in Italia». Ha infine invitato la Commissione europea a preparare una strategia per i rom per fare della loro integrazione «una priorità urgente» e coordinare i paesi membri nelle loro responsabilità, «nel pieno rispetto dei diritti dei cittadini rom». 

Per Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT), il Parlamento non è il luogo adatto «per polemiche contro questo o quel governo», bensì per discutere, portare alla luce e cercare «soluzioni condivise» su questioni che «preoccupano e turbano gli europei», come ciò che succede in Italia. Ha quindi proseguito sostenendo che si tratta di eventi molto diversi per importanza e gravità come «gli attacchi ai rom, la situazione di degrado e di povertà di intere zone controllate dalla criminalità organizzata, dove italiani e migranti competono sul nulla», alla crisi tragica dei rifiuti «fino alle ultime; incredibili, affermazioni – al limite dell’omofobia – della nostra nuova e davvero bellissima ministra italiana per le pari opportunità». 

Senza «polemiche sterili», la leader dei Verdi ha chiesto di attenersi «ai fatti» e di capire «che cosa si può fare per aiutare e migliorare la situazione e non avvelenarla ancora di più». Non bisogna «negare la realtà», ha proseguito, si è deciso di dibattere sui rom perché si tratta della «minoranza più discriminata in Europa». Gli episodi di «estrema violenza, di intolleranza e razzismo», ha poi ammonito, devono essere chiamati con il loro nome «se vogliamo cominciare a risolverli». Negando di essere "buonista", ha affermato che «la legalità è il cuore della soluzione che noi tutti perseguiamo: il rispetto delle regole, di tutte le regole».

 

Queste regole, ha insistito, «vietano di rubare e di occupare il suolo pubblico, di obbligare i bimbi alla mendicità o le donne ad una situazione di schiavitù». Ma vietano anche «di discriminare, di cacciare le persone povere e di mantenere senza diritti per decenni gente che non sa più neppure di che nazionalità è». Gente, ha spiegato, che rimane nomade «non per scelta, ma perché in fuga». 

La deputata ha quindi ringraziato il Commissario Špidla per le sue parole che hanno «chiarito con coraggio alcune evidenze che noi abbiamo sempre sostenuto rispetto alla direttiva 38 e alcune interpretazioni sbagliate del nostro governo».  

Per Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT), «la grave situazione economica, energetica e di sicurezza di tutti i cittadini dell’Unione avrebbe dovuto forse indurre questo Parlamento ad un’azione di responsabilità per cercare di controllare quella paura armonizzata che sembra ormai serpeggiare in tutti i paesi dell’Unione». Invece, «si è scelta una strada diversa»: «una decisione partitica, forse solo per ottenere un impatto mediatico», poiché «risulta evidente che non c’è un fondamento politico ma partitico dal fatto che questo sia un dibattito senza risoluzione».  

La deputata ha poi detto di condividere le parole del Papa: «solidarietà e generosità e perché ci sia solidarietà occorre il rispetto della legalità». Ha quindi insistito sostenendo che la generosità italiana è nota: «mentre altri paesi sparavano sugli extracomunitari, non facevano attraccare le navi con i profughi o lasciavano gente morire affogata nel mare attaccati ad oggetti da pesca o dei relitti, l’Italia ha sempre accolto cittadini extracomunitari e cittadini comunitari con grande attenzione e generosità».  

Certo, ha proseguito, «ci sono stati degli atti atroci che vanno condannati e che l’attuale governo ha condannato». Si è poi chiesta per quale motivo la situazione dei rom in Italia «non sia stata seguita dall’on. Mohacsi l’anno scorso, cinque mesi fa, un anno e mezzo fa» e per quale motivo questo Parlamento ne parla oggi «a cinque settimane dal voto e non ha affrontato in maniera chiara questo problema quando l’urgenza era evidente». Ha quindi concluso ribadendo che si è avuto un approccio di tipo partitico «mentre occorrono soluzioni politiche». 

Concordando con quanto affermato dal commissario, Roberto MUSACCHIO (GUE/NGL, IT) ha affermato che «siamo di fronte ad atti politici e fatti di cronaca gravissimi». Ha poi ricordato che vi sono direttive e pronunciamenti del Parlamento europeo «che debbono valere per tutti, anche per l’Italia», precisando che ciò vale sia per l’attuale governo – i cui primi atti e intendimenti «preoccupano moltissimo e ci scandalizzano» – sia per quello precedente. La lotta alla discriminazione e l’impegno di integrazione dei rom, ha insistito, «è sancito da voti parlamentari», mentre i diritti di mobilità e soggiorno «sono pilastri della cittadinanza europea» e l’Europa deve favorirne la realizzazione.  

Ha poi sostenuto che va riconosciuto il diritto alla cittadinanza dei rom «anche come minoranza europea che fu perseguitata dal nazismo». Infine, ha definito «molto grave» ciò che sta accadendo: «c’è un uso politico della paura, ad esempio della fobia da rom, al fine di conquistare consensi elettorali, le vocazioni della paura come base della cattura di voti». E così facendo «si uccide la politica e la democrazia, si avvelena la convivenza e si distrugge quella civiltà che l’Europa è richiamata a promuovere». Ha quindi concluso affermando che «questa discussione deve produrre fatti concreti: verifiche sugli atti degli Stati membri, verifiche sui territori e sulle condizioni di vita dei cittadini rom». 

 

Luca ROMAGNOLI (NI, IT) ha sottolineato che «le ripetute accuse dei socialisti spagnoli contro l’Italia e il suo sovrano diritto alla sicurezza interna vengono da chi amministra rigidamente il controllo delle coste, da chi è fresco della vicenda di Ceuta e Melilla, da chi tratta l’indipendentismo catalano e basco mettendo sullo stesso piano polemica politica e terrorismo». Ha quindi chiesto ai socialisti spagnoli e europei se sono a conoscenza «di quanta generosità l’Italia accorda ai Rom»: «Lo sanno quanto ricevono in termini di assistenza sociale godendo di sostegni economici, d’istruzione e di assistenza sanitaria di cui i cittadini italiani non godono? Lo sanno anche quanta parte di reati di allarme sociale è ascrivibile ai cosiddetti nomadi?» Ha poi chiesto al commissario Špidla: «chi tutela i bambini che chiedono l’elemosina, vendono le rose, puliscono i vetri delle auto nelle città italiane ai semafori, insomma bambini sfruttati di cui spesso non si sa assolutamente la genia?».  

In proposito, ha sostenuto che occorre attivarsi, ad esempio, «per controllare il DNA di tutti questi bambini», con il duplice scopo «di tutelare il minore e verificarne i legami parentali», come fatto per i desasparecidos in Argentina. Dicendosi contrario ai campi rom in Italia e nel resto d’Europa, ha quindi proposto la promozione di una Stato rom, «magari in un’area dell’Est europeo visto che in gran parte vengono da quell’area», nel quale possano «esprimere al meglio la loro identità e perché sia tutelata e perché si possano meglio autogovernare». A suo parere, «finirebbe così la loro diaspora, potrebbero amministrarsi e governarsi autonomamente, migliorerebbe la loro qualità di vita e la sicurezza sociale e, finalmente, migliorerebbe anche la nostra». 

Interventi dei deputati italiani 

Stefano ZAPPALÀ (PPE/DE, IT) ha osservato che era stato detto che il governo italiano non era sotto accusa, «ma in realtà negli interventi è stato citato abbondantemente, come è stata anche citata la politica di destra populista, mentre la collega Mohacsi ha detto che non è vero il fatto del bambino di sei mesi di Napoli e la collega Frassoni se l’è presa con il Ministro per le pari opportunità». Un governo che ha giurato da appena sei giorni, ha aggiunto, «è sotto accusa feroce da parte dei ministri del governo spagnolo per fatti certamente che se visti a casa loro sono molto più gravi». Si è quindi detto favorevole al problema della solidarietà per tutti i cittadini, «non solo per una parte di essi». Si è detto anche convinto che «un governo abbia il dovere di garantire la sicurezza a tutti i cittadini e non a qualcuno in particolare, abbia il dovere di garantire a tutti i bambini di poter vivere nelle stesse condizioni non a qualcuno in particolare, abbia il dovere di assicurare l’integrazione con l’operosità e non offrendo e offrendosi come ricettacolo in alcuni casi di problemi di delinquenza».  

Ha quindi sottolineato che non deve essere messo sotto accusa un governo, «che peraltro ha avuto una larga maggioranza come mai era successo nella storia d’Italia». Il problema, ha concluso, non deve essere affrontato in chiave politica ma con serietà e «questo Parlamento e l’Unione europea, una volta per tutte, dovrebbero smettere di fare manfrina, e fare una politica europea dell’integrazione seria non attaccando di singoli governi». 

Gianni PITTELLA (PSE, IT) ha concordato con il Commissario Špidla sul fatto che gli assalti ai campi rom di Roma e Napoli dei giorni scorsi «sono fatti gravissimi che vanno scongiurati assicurando risposte risolutrici». Queste però «non sono né lo scarico di responsabilità sulla matrigna Europa né l’invio delle ruspe, né il linguaggio discriminatorio e avvilente», come quello ascoltato dal collega Romagnoli, che rischiano invece «di alimentare un clima pericoloso che può sfociare in violenza e razzismo».