Francesco Giro, sottosegretario ai Beni Culturali e ex coordinatore di Forza Italia nel Lazio: ““Personalmente io non ero e non sono favorevole al voto per gli Italiani all’estero.
Perché penso che la comunità dei nostri connazionali oltreconfine, grandemente riconosciuta, non abbia in realtà legami consolidati con l’Italia. Da qui a pretendere di avere dei rappresentanti nel governo, credo sia troppo"
Questa settimana politica, per gli italiani all’estero, è stata caratterizzata dalla delega agli italiani nel mondo che il ministro degli Esteri Franco Frattini ha firmato al senatore Alfredo Mantica, Alleanza Nazionale – Popolo della Libertà, sottosegretario della Farnesina.
E così, mentre gli italiani all’estero con la vittoria di Silvio Berlusconi si aspettavano di tornare ad avere un ministro tutto per loro, si devono accontentare di un sottosegretario “a mezzo servizio”, come è stato già scritto.
I commenti ci sono stati e ci saranno ancora. Secondo qualche eletto all’estero, non è andata poi così male: Guglielmo Picchi, deputato azzurro eletto in Europa, ha ammesso nei giorni scorsi – cito a memoria – di preferire una buona politica per gli italiani all’estero, che un viceministro o un ministro di sola facciata. Chissà, forse ha ragione lui. Certo che, da parte di tanti connazionali oltre confine, la delusione rimane.
Se poi qualcuno mette il dito nella piaga, il dolore si sente di più. Francesco Giro, sottosegretario ai Beni Culturali ed ex coordinatore di Forza Italia nel Lazio, ha dichiarato, in una intervista rilasciata a Valentina Dello Russo per Italia chiama Italia, che per gli italiani all’estero, che ormai hanno perso il legame con l’Italia, pretendere di avere un posto di governo “forse è troppo”. E più precisamente: ““Personalmente, e lo dico con grande sincerità perché è giusto parlarne sinceramente, io non ero e non sono favorevole al voto per gli Italiani all’estero. Perché penso che la comunità dei nostri connazionali oltreconfine, grandemente riconosciuta, non abbia in realtà legami consolidati con l’Italia. Da qui a pretendere di avere dei rappresentanti nel governo, credo sia troppo. Ci sono già tanti ministri che sapranno senz’altro pensare anche a loro”. Questo il pensiero dell’azzurro.
Ecco qui riassunto in poche righe ciò che pensa l’Italia di noi, e soprattutto l’idea che la politica si è fatta degli italiani nel mondo: che non sanno votare per posta come in tutti gli altri Paesi perché, a quanto pare, molti di loro hanno l’imbroglio nel dna; che non riescono a partecipare in maniera leale a una competizione, quella elettorale, ma cercano di aggiustare come possono le carte a loro favore; che nella scorsa legislatura all’Italia hanno chiesto e basta, senza aver dato nulla – loro – al Paese.
Le prime reazioni ci sono già state. Massimo Romagnoli, ex deputato di Forza Italia eletto in Europa nel 2006 e che questa volta non ce l’ha fatta ad entrare in parlamento, ha commentato, a proposito delle parole di Giro: “Non nascondo che talvolta penso che gli italiani all’estero non si meritino tante cose. Ci sono state tante di quelle denunce nel voto estero! C’erano persone che mi accusavano di comprare le schede, poi magari erano loro che le compravano”. E ancora: “Se gli italiani nel mondo non tengono stretta la loro scheda, anziché regalarla o venderla a cani e porci… E poi guardate quello che è successo a Castelnuovo di Porto: centinaia e centinaia di schede firmate tutte con la stessa calligrafia…Un disastro. A che servono questo tipo di elezioni? L’italiano regala la scheda, la getta… Solo una piccola percentuale dei connazionali nel mondo è davvero interessata al voto. Se le cose cambiano per davvero, bene; se no, meglio lasciare stare tutto e non votare”. Forti le parole di Romagnoli.
Vincenzo Nicosia, presidente di Sicilia in Europa e coordinatore Enas del Regno Unito, si chiede invece “come fa l’onorevole Giro ad affermare che la comunità dei nostri connazionali oltreconfine, grandemente riconosciuta, non abbia in realtà legami consolidati con l’Italia? E le migliaia di associazioni italiane che da anni lavorano sul territorio, proprio per mantenere questi legami tra i nostri connazionali all’estero e la nostra amata Patria, sono frutto di fantasia? E le centinaia di migliaia di nostri connazionali che hanno interessi in Italia, come beni mobili ed immobili, sono frutto di fantasia? E le migliaia e migliaia di ritoratori italiani che giornalmente promuovono il Made in Italy, contribuendo così a fare aumentare le esportazioni da parte dell’italia per l’estero, sono frutto di fantasia?”. Nicosia proprio non ci sta, e la sua reazione è comprensibile certamente.
Giro non sarà un esperto di italiani all’estero; o forse sì, non lo sappiamo. Ma le sue parole, se lasciamo da parte i sentimenti per un attimo e ci dimentichiamo di essere italiani all’estero anche solo per un momento, riusciamo a capirle di più. Guardando le cose da fuori, che schifo sapere che ci sono italiani disposti a vendere le proprie schede elettorali per 5 euro! Diamine, che vergogna. Siamo finiti a Porta a Porta per questo: era la prima volta che Vespa si occupava di italiani all’estero, e l’ha fatto per denunciare forti irregolarità e compravendita di schede. Questo hanno visto gli italiani, oltre a molto altro. Allora è vero, i connazionali all’estero contribuiscono ogni giorno a far grande il BelPaese nel mondo. Noi lo sappiamo bene. Tuttavia, gli aspetti negativi del voto oltre confine in Italia sono arrivati tutti. E non certo per colpa dei giornali: le cose vanno raccontate, i media fanno il loro mestiere.
Forse il sottosegretario ai Beni Culturali ha detto solo la verità. E ce lo siamo meritati. Forse.