Nelle sue Note Azzurre, Carlo Dossi sosteneva che l’età dell’oro è stata quella in cui l’oro non c’era.
E i metalli preziosi, pur essendo concentrati nel cuore del Continente Nero, finiscono tutti altrove. Nella culla del mondo, e non si tratta di mera retorica, resta soltanto la fame. Se le diete ci uniscono da nord a sud, certi (dis)sapori appartengono all’archeologia sociale, al centro di aspre discussioni dell’ultim’ora, alimentate da Londra. Secondo i pareri d’oltremanica, è gravemente inopportuna la presenza di Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe, al vertice FAO in corso a Roma, poiché responsabile del disastro alimentare del suo paese. Nessuno ha prestato attenzione a quella voce fuori dal coro. Surplus collettivo. A sancire l’inizio dei lavori, Giorgio Napolitano; nella sala d’onore degli ospiti, l’agenzia ONU per l’Agricoltura e l’Alimentazione, sollecitata dall’allarme del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon: bisogna porre un freno all’aumento dei prezzi dei generi primari, o l’impatto sulle zone più povere sarà devastante. Il Brasile, fra i maggiori produttori di biocarburanti, ha già fatto sapere di voler destinare ad Haiti 1,4 milioni di dollari; la speranza è che molti altri diano seguito a tale politica. L’Europa delle speculazioni dovrà aprire il cuore prima della la borsa, ma non dovrà essere la sola. La realtà quotidiana dei suoi abitanti non verrà scossa; resterà a ciondolare davanti alle vetrine, rapita dai saldi atuttastagione, dai satelliti e dai filmati sulla natura lontana e misteriosa, che appassiona soltanto se visitata con la patente di vacanzieri. E ancora le nuove tecnologie, il sex symbol di turno, i campioni del doping e quelli del fanatismo religioso, l’avanguardia delle nuove ideologie. Proprio da esse dovrebbe venire la scossa, per cominciare il lungo processo di assestamento dei territori più indigenti. Il rischio è quello delle troppe parole, dell’indifferenza verso il clochard che muore sul marciapiede con un cartello di cartone: “ho fame, aiutatemi”. Potrebbe rivolgersi a un qualsiasi ospedale, a un ufficio di assistenza, ma non trova l’indirizzo, e la società lo rifiuta per default. Gentili analisti di mercato, egregi parlamentari, stimati addetti ai lavori, lavorate perché ciò non accada.