Il Decalogo Della Circostanza

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Il dovere istituzionale di indignarci, sollecitare risposte e dare l’allarme è una poesiola in rima baciata che dal Presidente della Repubblica all’ultimo protopoliticante di quartiere ci propongono come un codice deontologico da imparare.

Possibilmente a memoria. Le morti bianche e gli incidenti sul lavoro, le aggressioni a mano armata, il dominio della monnezza di camorra e affiliati, gli assalti dei gruppi studenteschi ai rappresentanti delle ideologie antagoniste, il parroco che "benediva" con un punteruolo le gomme delle automobili, il vannamarchismo, la pirateria stradale, il razzismo; tutte cancrene dell’attualità, da cui si è volutamente omessa una fetta preponderante. Il motivo è semplice: non abbiamo imparato nulla. E non per ignoranza o parodia, ma per sola ragion di comodo. Il teatro partenopeo ha fatto la sua fortuna sugli inciampi di parola, i tentennamenti, le sviste, gli sbagli che fanno deragliare il discorso fino a produrre l’incidente comico. Il pubblico ride, perché non ci sono armadi a sufficienza per infilare i vestiti dei commedianti, e il cabaret è assicurato. Se un predicato della sapienza afferma che quanti si nutrono di essa avranno sempre sete, allora è bene affrettarsi ai bancali della spesa. E così, lo schemino si ripete. Gli ostaggi del gasolio sono in rivolta: i prodotti della terra andranno in beneficienza, poiché gli allevatori preferiscono regalare il latte, piuttosto che svenderlo alle industrie. Gli 0,42 euro pagati ai produttori, infatti, verranno ancora ribassati, e nessuno è più disposto a sostenere dei costi che non potrà ammortizzare. Aumentano le rapine alle poste, il numero dei feriti tra le forze dell’ordine, il degrado (mental)ambientale, eppure gran parte della sua tossicità si sfoga nella ricerca di un’immagine d’impatto. Nascondiamo le magagne con la chirurgia plastica, e sia lode al boom del Lato B al silicone, dopo anni di vita sedentaria. L’effetto bambola gonfiabile è garantito, ma almeno vi si potrà immergere la fantasia, per cancellare le brutture della realtà. Una soluzione degna dei commedianti di cui sopra, ma in odor di sketch senza entusiasmo, denutrito di umanità. Cézanne diceva che non si dovrebbe mentire per educazione, e piangeva dinanzi ai critici che esaltavano la sua semplicità; da noi quest’ultima è pura utopia. Abbiamo "sacre scritture" a cui ricorrere in ogni caso, risvolto, situazione. Dobbiamo far ridere e preoccupare il mondo: ci riusciamo tutti i giorni.