I Filibustieri dell’Eurogenesi

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Il tentativo di blindare gli argomenti pro-Europa è naufragato.

La fiamma ossidrica irlandese ha avuto ragione della toppa piazzata sulla chiglia, non certo una cassaforte. Falla a babordo, ma la nave s’è assestata su un fondale basso, sabbioso. Dopo le necessarie riparazioni non servirà neppure trascinarla fuori di lì: ci penserà la marea. E niente più parole, o almeno questo è l’auspicio. La UE continuerà infatti a basarsi sul trattato di Nizza, senza aprirsi alle nuove soluzioni proposte in tema di sicurezza, immigrazione, energia e politica estera comune. Insomma, le "questioni calde" non saranno più al riparo dal tiro dell’opinione pubblica, uno spauracchio piratesco secondo le istituzioni. Chi sperava di inflazionare la rotta con la consueta demagogia è rimasto sottocoperta, niente posto sulla plancia di comando. Limpidezza e democrazia vanno rispettate, così come il progetto collettivo che dovrà rendere sempre più coeso il Vecchio Mondo; c’è una fetta di popolazione in continua crescita che lo chiede a tutta forza. L’Eire si è fatta portavoce di tutto ciò, e nonostante gli enormi benefici ricavati da Bruxelles, non ha esitato a votare contro la stasi, l’inazione e la retorica. Bocciato seccamente, insomma, il Trattato di Lisbona, l’euroscetticismo prende piede con circospezione. In principio furono Francia e Olanda a manifestare perplessità, ora quest’altro schiaffone rischia di riportare a galla la questione in molti paesi, Italia compresa. Lo Stivale non è solo un’alcova di pregiudizi e radicalismi, ma nutre in seno fusioni blasfemocreative di rara genialità, che spaziano dal neofascismo al leninismo coatto, dal leghismo alle forme più subdole di protestantesimo trasversale. Realtà inapplicabili, nella gran parte, eppure fortemente difese dalla solita cortina demagogica, di facciata. E’ inutile pretendere di spazzarla via, poiché le braci covano a lungo sotto la cenere; serve riaffermare la tendenza alla ragione comune, un bene sociale inestimabile per europeisti e non. Il pluralismo, infatti, non è una "somma algebrica di diverse parzialità", perchè nessuno, dal rappresentante di partito al direttore di giornale, deve essere un giocatore asservito alla squadra che paga meglio. Le regole esistono per non farci sentire soli al mondo a orientarci su principi e valori, alla ricerca di una verità. La catastrofe paventata da chi vorrebbe "lasciar fuori i sabotatori dell’Unione" non ha indirizzi, e per fortuna non si conoscono quelli dei salvatori. Siano dunque benedetti i pirati, capaci di gettare ettolitri d’acqua sui focolai da smorzare e di fermare la nave prima dell’impatto con gli scogli.