La Sindrome Della Velina

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Dai blog ai concorsi di miss liceo: il culto dell’immagine e della personalità ha trasformato l’intuizione ironica di Antonio Ricci in una metastasi del paradosso.

All’inizio fu la risata, poi vennero gli specchi e uno stipendio da direttore di banca; oggi c’è addirittura un concorso televisivo per scegliere le aspiranti. Dozzine di ragazze catapultate in video da un sogno: la fama. Soldi e calciatori? Sarebbero la più logica delle conseguenze, ma è sempre troppo presto per inchinarsi all’altare degli stereotipi. The show must go on, e così per strada, nei negozi, sui tram, a scuola, in crociera, perfino negli ospedali, sfilano tronfie e impomatate le vip in rottamazione. La fantasia è una merce a costo zero, tranne quando la si mette nelle mani di un chirurgo plastico, un consulente d’immagine, un personal shopper, un negozio d’alta moda, una presunzione svalvolata. Sull’enciclopedia del buonsenso non troveremo un codice (rimato, con stacchetto e gabibbo danzante) per comunicare: non è concesso ai comuni mortali. E forse è un linguaggio che anche gli autori faticano a comprendere. Ma se la donna rappresenta quello che l’uomo ha fatto di lei, costui non è uno né trino, e nemmeno sessualmente identificabile. È una forma imbizzarrita di società, che foraggia la mente con miti senz’anima. Diceva Eduardo De Filippo che l’uomo, talvolta, è come le scimmie, che hanno il gusto dell’imitazione. Ma se anche il popolo con le carni cadenti e i rotoli adiposi vuol fare la velina, allora il pudore dei sentimenti diviene una sindrome. Effettacci, lustrini, paillettes, ceroni, vestiti da mutuo ed extensions dove ci piace: lo spettacolo della semplicità è sceso dal palco. Rotolato giù in malo modo, scacciato a gomitate da sguardi e parole tenaci, duri, impenetrabili. “Fin quando ci sarà un filo d’erba sulla terra, ce ne sarà uno finto in palcoscenico”, continuava il grande commediografo, ma il suo show era una tragedia comico-intelligente, perché “teatro significa vivere sul serio ciò che gli altri, nella vita, recitano male”. L’arte è un’altra cosa.