Il risparmio energetico, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, e
l’investimento in fonti di energia rinnovabile riguarda si’ il portafoglio, ma anche
la sicurezza e l’economia. Intervento della Senatrice Donatella Poretti, parlamentare Radicale-Partito Democratico
Il risparmio energetico, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, e
l’investimento in fonti di energia rinnovabile riguarda si’ il portafoglio, ma anche
la sicurezza e l’economia.
Oggi siamo in un’Europa potenzialmente molto diversa da quella che fino a qualche
settimana fa abbiamo creduto di aver costruito. E le sfide che l’Italia e l’Unione
Europea hanno davanti non possono essere affrontate sotto ricatto energetico.
E’ nell’interesse dei consumatori, e del Paese intero, prepararci subito a ridurre
la nostra dipendenza dalla Russia, mettendoci in grado di sopportare eventuali
ritorsioni, che renderebbero i rincari energetici di oggi un piacevole ricordo.
Non e’ accettabile che l’Italia non abbia un piano energetico nazionale aggiornato
(l’ultimo risale a quasi vent’anni fa). Mentre la Germania ha rinnovato la propria
rete di produzione e distribuzione, la nostra rimane antiquata ed inefficiente con
enormi sprechi. Abbiamo dilapidato il know how in fonti alternative che ci vedevano
fra i Paesi con maggior potenziale al mondo, dall’energia idroelettrica all’eolico e
all’energia solare. Oggi il Governo parla solo di nucleare, una tecnologia che ci
portera’ forse qualche beneficio non prima di molti anni. E per capire la leggerezza
e l’arroganza con cui si affronta il problema degli approvvigionamenti alternativi,
basta ricordare il "cip6", quella tassa di circa il 7% sul proprio importo che ogni
utente paga nella bolletta energetica perche’ questi fondi siano destinati a
incentivare fonti rinnovabili che, invece, proprio per legge, possono anche non
essere tali…
L’Italia avrebbe bisogno di piu’ centrali elettriche e di minori dimensioni,
distribuite su tutto il territorio, anche attraverso la creazione di piccoli
distretti energetici. Questo consentirebbe di ridurre l’inquinamento, ma soprattutto
di diminuire gli sprechi della distribuzione a lunga distanza.
Mentre le singole regioni dovrebbero muoversi di concerto fra di loro grazie ad un
piano energetico nazionale, l’Italia dovrebbe muoversi in accordo con gli altri
Paesi europei. Infatti, se (quando?) Putin ci tagliasse il gas, il problema
colpirebbe l’intera Europa, minando la sicurezza dei singoli Stati e dell’Unione nel
suo insieme.
Per questo, il Governo dovrebbe avere come priorita’ assoluta una nuova politica
energetica di lungo periodo. Alla riapertura del Parlamento, investiro’ il Senato
del problema proprio nella sua nuova configurazione di emergenza dopo i fatti di
queste settimane in Georgia e Russia e le future pericolosissime ripercussioni.