La crisi georgiana ha posto le relazioni tra l’Unione Europea e la Russia ad un vero e proprio bivio: una linea di forza, magari anche con sanzioni economiche, o la semplice fermezza di principi sostenuta da unità di linea e abilità diplomatica volte a convincere la Russia senza isolarla? Il vertice europeo straordinario di Bruxelles presieduto da Sarkozy sembra chiaramente indicare la seconda opzione; magari non auspicata da tutti, ma capace di trovare un indispensabile minimo comune denominatore e di ottenere il risultato più importante per l’Europa: la sua unità d’azione. Il Consiglio europeo ha fortemente condannato la decisione unilaterale della Russia di riconoscere l’indipendenza delle regioni dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud, ma ha sottolineato di non voler rinunciare ad un dialogo. Per il momento una crisi con l’Ue sembra quindi scongiurata e la linea comune che emerge è quella della mediazione. Le sanzioni, probabilmente auspicate da alcuni Stati membri come Gran Bretagna, Polonia e altri paesi dell’Europa centrale e delle ex Repubbliche sovietiche, sono rimandate ad un eventuale ulteriore peggioramento dei rapporti Ue-Russia. Per il momento ci si limita a sospendere la messa in atto del partenariato economico in attesa del prossimo summit europeo previsto per il 14 novembre e nella speranza che la Russia faccia retromarcia.
L’Ue si è impegnata a sostenere tutte le iniziative volte ad una soluzione pacifica delle controversie e a tale fine si mostra disponibile fin da ora ad inviare missioni di osservatori, il cui compito sarà monitorare la situazione nel Caucaso, a stretto contatto con l’OSCE e la Nato. Nell’incontro tenutosi tra Solana e il primo ministro georgiano, l’Alto Rappresentante ha rassicurato i georgiani ribadendo il futuro impegno europeo. A tale proposito, tra le conclusioni finali del summit vi è anche la decisione di nominare un rappresentante speciale dell’Unione europea per la crisi georgiana. La risposta all’interrogativo sul perché l’Ue abbia deciso di percorrere una via essenzialmente diplomatica senza particolari prove di forza va data sia sul piano della strategia delle relazioni esterne europee sia su quella dei suoi interessi concreti. Da un lato, in questa fase, isolare la Russia o spingerla a guardare ancora di più ad oriente poteva rivelarsi un grave errore per l’Europa; dall’altro va sempre ricordato che i legami economici e di dipendenza energetica tra Russia e molti Stati membri sono fortemente cresciuti negli ultimi anni. Se per la Russia siamo un ottimo compratore di materie prime, a cominciare da gas e petrolio, il nostro interscambio commerciale e, soprattutto, la nostra dipendenza energetica, è tale da consigliare estrema prudenza prima di cominciare a parlare di sanzioni.
L’Unione europea importa il 58,3% del proprio fabbisogno totale di gas naturale e l’82,8% di petrolio, dei quali oltre il 45% di gas e 29,9% di petrolio dalla Russia. La relazione energetica tra Bruxelles e Mosca è reciprocamente vincolante. L’Unione è il mercato più grande e proficuo per le esportazioni energetiche russe, senza la Russia le cucine a gas e gli impianti di riscaldamento di mezza Europa smetterebbero di funzionare. Tuttavia, per il futuro, non è certo che questa reciproca dipendenza sia sufficiente a garantire la stabilità e continuità della relazione tra Mosca e Bruxelles. L’Europa non è nuova ad una crisi energetica già nel 2006, Gazprom, il monopolio statale russo per la produzione e la distribuzione di gas naturale, ha tagliato le proprie forniture all’Ucraina che si rifiutava di pagare un incremento di prezzo del 400%. Gli effetti per l’Europa si fecero già sentire in questa circostanza con una diminuzione del 40% delle forniture. La nuova crisi nei rapporti Ue Russia sarà probabilmente un ulteriore stimolo per rafforzare la nostra sicurezza energetica con l’accelerazione della creazione di un mercato europeo dell’energia e ancora maggiori investimenti in fonti rinnovabili ed efficienza energetica. La crisi georgiana pone dunque sotto i riflettori le relazioni di partenariato tra Unione europea e Russia. La Russia è fortemente esortata a mantenere una linea di intesa e cooperazione con l’Unione, ma un’intesa sarà possibile solo se sarà all’insegna del rispetto reciproco e della cooperazione. Il ruolo principale dell’Europa, ora sarà quello di monitorare tutta la situazione e dopo questo primo ammonimento la Russia ha tutte le possibilità di riscattare la sua posizione.
Il prossimo 8 settembre il presidente del Consiglio in carica accompagnato dal presidente della Commissione e l’Alto Rappresentante si recheranno a Mosca al fine di proseguire le discussioni, ma finché le truppe non si saranno ritirate sulle posizioni antecedenti al 7 agosto, la situazione resterà in sospeso. L’Unione si trova a fronteggiare al momento una sfida importante, infatti è un banco di prova per una comune politica estera e di difesa, che possa mettere d’accordo i 27 Stati membri. Si tratta di una sfida cruciale soprattutto nell’ottica dei futuri cambiamenti che sono previsti in tale senso dal nuovo trattato di Lisbona, ciò che interessa maggiormente è vedere se l’Unione – come sembra – saprà mantenere una linea comune e, dunque, una reale possibilità di incidere ed ottenere risultati.
Carlo Corazza
Direttore della Rappresentanza a Milano