– il Regno Unito (che, guarda caso, fa invece parte dell’U.E.) al di là delle belle intenzioni e dei discorsi di facciata espressi dal Primo Ministro Blair all’europarlamento in occasione dell’allora entrata in vigore del semestre di presidenza britannico, continua, pervicacemente e sistematicamente, col proprio veto, a “boicottare” sempre, o quasi sempre, soddisfatto, tra l’altro, la moneta unica, l’unione politica, l’istituzione di organismi per la difesa comune, i provvedimenti per contrastare l’invasione di manufatti cinesi introdotti più o meno legalmente in Europa a bassissimo costo e che danneggiano la produzione europea, l’europeismo in genere (non aderisce ai trattati di Schengen e sembra che non sia accettato neanche l’euro come banconota in sé) e quant’altra iniziativa in tal senso le viene dal continente, nonché a manifestare intransigenza nei confronti del bilancio comunitario o, attraverso articoli sparasentenze pubblicati sul “Financial Times” criticare le economie di altri Paesi europei, oppure adoperarsi ad operare una spaccatura politica dell’Europa facendo leva sui Paesi dell’Est appena entrati nell’Unione Europea, il tutto con una sufficienza, snobismo e antieuropeismo tali per cui non s’è mai capito (si fa per dire) perché abbia deciso di entrare a far parte dell’allora M.E.C. (si rammenti che all’epoca, il presidente francese De Gaulle si opponeva, inascoltato, all’ingresso nel M.E.C. del Regno Unito perché riteneva, giustamente, che i britannici avrebbero portato solo scompiglio e zizzania in seno a quell’istituzione. Tale vaticinio, come si può ben notare oggi, fu ed è, purtroppo, vero!!!) e continui a restare tutt’ora in una istituzione nella quale sicuramente non crede e nella quale, certamente, non ha mai storicamente creduto, ponendosi, volontariamente e coscientemente, nell’ambigua posizione di far parte dell’Europa ed esserne al tempo stesso separato!!– O il Regno Unito “entra” nella comunità europea e adotta l’euro o venga sbattuto fuori! – Basta col tenere i piedi in due staffe godendo i privilegi della comunità europea senza farne parte: – E’ una ipocrisia totale!– Se invece il Regno Unito facesse parte dell’Europa a pieno titolo, l’economia e la politica europea acquisterebbero un credito superiore e il commercio, grazie appunto all’apporto dell’Inghilterra, si evolverebbe!– Italia, Spagna e Inghilterra sarebbero i porti d’Europa! Posti di lavoro e crescita esplosiva. … Invece, così, vien da pensare che il Regno Unito sia una specie di cavallo di Troia di qualche potenza (U.S.A.? visto che tra inglesi ed americani c’è in comune più lingua, storia, usi e costumi e feeling che tra inglesi e resto d’Europa) che ha un disperato interesse (al di là delle belle espressioni di amicizia e collaborazione Europa-U.S.A.) a non farne sorgere un’altra per lei reputata, sotto sotto, antagonista sulla scena mondiale (si immagini un’Europa unita che persegua aggressivamente un’unica linea contro gli U.S.A. alla N.A.T.O., o che rovesci il suo peso economico in America Latina o in Africa ecc. ecc.)!!! – la Danimarca, anch’essa membro della U.E., ha deciso di non entrare nella moneta unica, insieme al Regno Unito, tenendo conto più al suo status quo di benesseri sociali acquisiti che all’Europa; – la Svezia, pur appartenendo all’U.E. (sic) avrebbe voluto aderire alla moneta unica ma per ora, anche qui grazie ad un pretestuoso referendum, ha detto no, pensando anch’essa più al proprio status quo che agli ideali comunitari; – la Svizzera, che potrebbe fornire un valido contributo alla U.E., persevera, purtroppo, ottusamente, dal lontano sedicesimo secolo, nella sua ambigua politica di neutralità perpetua, come se oggi, con i tempi che corrono, la neutralità può valere ancora qualcosa, visto che le armi chimiche e nucleari sono in grado di distruggere non solo il Paese da esse direttamente colpito ma, indirettamente, a causa degli effetti nocivi da esse sprigionati, anche quelli che gli sono, per così dire, geograficamente limitrofi, siano essi neutrali o meno, mentre il fenomeno della globalizzazione, con le sue ripercussioni positive o negative, è una realtà che, purtroppo, coinvolge tutti. – la N.A.T.O. continua a rimanere pur sempre l’organismo di difesa comune che, sebbene sia diretto e gestito dagli U.S.A. (checché se ne voglia dire il contrario) è tuttavia, per ora, preferito da gran parte dei governi europei i quali, in definitiva e chissà perché, amano più stare passivamente sotto l’ombrello protettivo politico-militare americano che formare un esercito ed una intelligence federali propri, autonomi, forti, alleati ma con pari forza e dignità a quelli statunitensi. – Gli Stati, in Europa, invece di diminuire, sono cresciuti, si sono moltiplicati specie dopo la dissoluzione politica dell’U.R.S.S. e della Yugoslavia. A tal proposito se si guarda ad una carta geografica del nostro continente si nota la sua anacronistica situazione politica: decine e decine di staterelli (ben 46, credo, in un continente di “soli” 10.000.000 di kmq!!!), molti dei quali di poche migliaia di chilometri quadrati e con qualche milione di abitanti, seppure, posti in un mondo dove spesso le nazioni sono super non solo demograficamente ma anche territorialmente. L’Europa, in tal senso, contrappone un mosaico di entità politiche davvero sconcertante! Basti pensare al confronto intercorrente, ad esempio, tra: Svizzera, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Slovenia, Repubblica di San Marino, Liechtenstein …, più tante altre lillipuziane entità nazionali da una parte, con Russia, Cina, India, Stati Uniti, Brasile, Indonesia, Canada, Australia ed altre ancora dall’altra, per rendersi conto delle macroscopiche sproporzioni o solo demografiche o anche demografico-territoriali esistenti fra le succitate, europee, e quest’ultime. Eppure sembra, e forse lo è, che tutto ciò non tocchi più di tanto i Paesi europei, arroccati ancora, nonostante tutto quel che accade di inquietante nel mondo (terrorismo, Cinesi che invadono i mercati con prodotti sottocosto, Russia che sottoscrive accordi con l’Iran per consentirgli di dotarsi di eventuali bombe atomiche, Turchia che invade l’Iraq settentrionale per sopprimere presunte cellule separatiste curde col rischio di provocare ulteriori focolai di guerra, Talebani in Afghanistan che non cedono, così come in Iraq non demorde il terrorismo… ecc., ecc.), nel loro più o meno ottuso nazionalismo ed intenti, più che mai, a coltivare il proprio orticello.