Senza Il Fermo-Immagine

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Gli eroi che un tempo si ammiravano al cinema o fra le pagine dei libri, oggi fan cattiva mostra di sé sullo schermo tv. Già Drieu La Rochelle aveva intuito, quasi ottant’anni fa, che il potere catodico sarebbe stato il futuro burattinaio del mondo, ma forse non immaginava tanto. Senza telecamere non c’è nulla, né spazio né tempo; non ci sono scontri, fame, violazioni dei diritti umani, inedia, sfruttamento, incidenti, perfino la recessione. È grazie a mezzi telematici che gli incubi monetari prendono forme spaventose nelle menti dei money makers, e di coloro che vivono in bilico su fili virtuali, quote, capitali, oscillazioni. La voce dei mezzibusti è lo strillone del Terzo Millennio, entra nelle case e sconquassa gli umori, sfrattando gli uomini dal mondo che pensavano di abitare. Spodestati dalla paternità di un luogo privo di realtà, non riescono più a discernere la concretezza delle cose, e considerano le forme di risparmio come minacce, le forze dell’ordine come nemici della democrazia e antagonisti del diritto allo sciopero, i tronisti e gli “amici” di Maria De Filippi come vicini di casa. Ma nelle anticipazioni non c’è traccia di pietà. Secondo i legali di Sollecito, il delitto di Perugia è stato soltanto un furto finito male; per opinionisti e addetti ai lavori la Recessione è ormai inevitabile, nonostante si spenda più di quattro anni fa (e non certo per colpa dell’inflazione); le carceri si riempiono di nuovi camorristi, le strade di nuovi mostri & fantasmi del buio. I ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più indigenti, gli istituti di statistica si fregano le mani e vedono aumentare esponenzialmente il lavoro, gli introiti, l’attenzione verso il loro oracolo. Obama ha nove punti di vantaggio su McCain, domani ne avrà uno in più o in meno, ma a Novembre gli USA avranno comunque un nuovo presidente, gravato subito dall’arduo compito di riportare credibilità nell’intero colosso d’oltreoceano. Afghanistan, Wall Street, nuovi echi di guerra fredda, sperimentazioni lecite o meno, disarmo, salvaguardia del pianeta, e mille altri nodi incagliati nel pettine da troppi anni: un’agenda fittissima, da apnea. Farcita dalla (dis)informazione interessata dei mass media, dall’architettura televisiva che spara ogni cosa con le armi più rumorose, devastanti, d’impatto globale. Un numero enorme di malefatte non verrebbero compiute se il mezzo televisivo non ne desse notizia, afferma Galimberti, a ragion veduta. La sua tivù ruba l’anima perché in essa “nulla viene fatto se non per essere comunicato”, e tutto si risolve nella pubblicità. Vero o falso, sminuito o gonfiato non sono priorità degne di cronaca, ciò che pesa sul ménage quotidiano è la crudeltà della sorte. Siamo animali pericolosi, del resto; dalle macchine che abbiamo inventato impariamo a giocare, a ridere, ad amare (!) e a pregare, a morire, a vendere, a godere, a sognare, e nel rumore ci omologhiamo, riusciamo a perdere la nostra interiorità ed assuefarci alla crudeltà impersonale. Il bollettino è agghiacciante: arresti a grappolo per estorsioni e pedopornografia, attentati kamikaze, sequestri di persona, linciaggi, omicidi, sparatorie, faide, efferatezze da splatter movie. E ancora una volta la metafora proviene dalla “scatola magica”, con qualche inconveniente per gli spettatori passivi: sette assassini su dieci hanno la possibilità di scamparla, il novanta per cento di tangentisti, bustarellari e corruttori resta impunito, pusher e venditori di morte sono sempre a piede libero. Può darsi che le medie aritmetiche abbiano qualche veniale esagerazione, ma la democrazia ne esce a prescindere con le ossa rotte.