Rapporti UE-Russia in vista del vertice del 14 novembre

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L’ultimo Consiglio Affari generali del 10-11 novembre ha analizzato l’evoluzione dei rapporti UE-Russia dopo la crisi georgiana in vista del summit Russia Unione europea del 14 novembre.

Pochi giorni prima il presidente Medvedev annunciava il dispiegamento a Kaliningrad, nel cuore della nuova Europa, di missili russi a corto raggio in risposta allo scudo-antimissilistico americano tra Polonia e Repubblica Ceca. Rovinando un po’ quel clima di festa e di ottimismo nel rilancio delle relazioni transatlantiche che si era creato con l’elezione di Obama.

Tre mesi fa la crisi georgiana ha riproposto con forza la centralità delle relazioni tra l’Unione europea e la Russia nell’ambito della politica europea di Relazione Esterne e di Vicinato. Nel vertice europeo straordinario di Bruxelles del 1° settembre 2008 Sarkozy era riuscito a mantenere una non scontata unità europea in una linea di equilibrio tra fermezza e non chiusura ad un dialogo qualora la Russia avesse risposto positivamente alle richieste europee.

Come si ricorderà, il Consiglio europeo aveva fortemente condannato la decisione unilaterale della Russia di riconoscere l’indipendenza delle regioni dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud, lasciando però aperta la porta a future collaborazioni qualora la Russia fosse tornata sui suoi passi. Era stata cosi evitata una crisi più seria. Le sanzioni, probabilmente auspicate da alcuni Stati membri come Gran Bretagna, Polonia e altri paesi dell’Europa centrale e delle ex Repubbliche sovietiche, erano state rimandate ad eventuali peggioramenti dei rapporti Ue-Russia. Sostanzialmente ci si limitava a sospendere la messa in atto del Partenariato Economico in attesa del prossimo summit europeo del 14 novembre.

Dopo la missione di Sarkozy, Barroso e Solana a Mosca l’8 settembre, la Russia ha assunto alcuni impegni a cui sembra finora rispondere positivamente, anche grazie al monitoraggio dell’UE  che ha inviato sul territorio una forza di polizia.

In ogni caso, sul futuro dei rapporti Russia e in vista del vertice del 14 novembre la Commissione europea resta ottimista, anche in considerazione della forte interdipendenza commerciale ed economica. L’UE è il partner migliore per le necessità russa di modernizzare e diversificare la propria economia. Naturalmente, nel riavvio dei rapporti UE-Russia l’Europa deve avere ben chiari i propri interessi. La Russia è il nostro terzo partner commerciale con una crescita annuale dell’interscambio che arriva al 20%. Non solo energia, ma anche molti prodotti e servizi. Cresce una classe media di potenziali consumatori che rappresenta un’opportunità per l’export europeo facendo della Russia uno dei mercati emergenti più interessanti. L’80% degli investimenti stranieri in Russia sono europei, per cui abbiamo un forte interesse al buon andamento dell’economia russa. Anche alla luce di questi dati, l’UE sostiene la candidatura russa a far parte dell’OMC.

Molti problemi – testimoniati in parte da alcune dispute commerciali in corso – restano, così come anche nelle relazioni in materia di energia, sicurezza e immigrazione. Come è stato più volte sottolineato dalla Commissione, per ottenere risultati con la Russia è necessario presentarsi uniti a livello europeo. In questo momento la discesa dei prezzi del petrolio e del gas sono un buon presupposto per un confronto più paritario con Mosca, anche tenendo conto della sempre maggiore necessità per la Russia di diversificare la propria economia e della sua debolezza sui mercati finanziari. Appare dunque tanto più importante superare la logica delle politiche e dei contatti e accordi bilaterali tra le diverse capitali europee e Mosca. Questo potrebbe anche essere facilitato con l’entrata in vigore del nuovo Trattato di Lisbona che prevede una presidenza stabile del Consiglio di almeno 2 anni e mezzo.

Nel rilancio dei rapporti UE-Russia l’energia gioca un ruolo del tutto particolare. Come noto l’UE importa il 58,3% del proprio fabbisogno totale di gas naturale e l’82,8% di petrolio, dei quali oltre il 45% di gas e 29,9% di petrolio dalla Russia. La relazione energetica tra Bruxelles e Mosca è reciprocamente vincolante. L’Europa è il mercato più grande e proficuo per le esportazioni energetiche russe, senza la Russia le cucine a gas e gli impianti di riscaldamento di mezza Europa smetterebbero di funzionare. La reciproca dipendenza non è, peraltro, necessariamente garanzia di stabilità e continuità della relazione tra Mosca e Bruxelles, come ha dimostrato anche la crisi che portò nel 2006 Gasprom (monopolio statale russo per la produzione e la distribuzione di gas naturale) a tagliare le proprie forniture all’Ucraina che si rifiutava di pagare un incremento di prezzo del 400%. Gli effetti per l’Europa si fecero sentire in questa circostanza con una diminuzione del 40% delle forniture e un forte aumento del prezzo della produzione dell’energia per l’Italia.

Posto dunque che l’UE ha tutto l’interessa a mantenere relazioni strategiche con il suo vicino più importante, la crisi georgiana, e prima ancora quella ucraina, sono lezioni che non vanno dimenticate e devono servire a continuare ad avere in primo piano il problema della nostra sicurezza di approvvigionamento energetico. Da qui l’urgenza di completare la creazione di un mercato europeo dell’energia e promuovere ancora maggiori investimenti in fonti rinnovabili ed efficienza energetica. La Russia è invitata a mantenere una linea di intesa e cooperazione con l’Unione, ma questo dipende anche dalla nostra capacità di ottenere un po’ più di rispetto evitando di andare in ordine sparso e recuperando parte della nostra “sovranità energetica”.