Commento sul caso ELUANA: CHE FINE FAREMO?

0
875
images.jpg

La terribile notizia della sentenza con cui la Suprema Corte di Cassazione ha condannato a morte Eluana

ha lasciato molti di noi, a dir poco, inorriditi.  A rendere il fatto ancora più sconvolgente sono state le grida di giubilo di molta gente davanti a questa notizia apparsa in caratteri cubitali su tutti i mass-media del mondo, come se avesse vinto la nazionale di calcio, quando invece si tratta, a detta degli esperti, di una condanna a morte tra le più dolorose e atroci, per fame e per sete, con una lenta e straziante agonia che può durare addirittura 12-15 giorni.  Se avessero condannato a questa morte un gattino, avremmo avuto la protesta in piazza di animalisti, ecologisti e affini, ma è da troppo tempo che l’uomo non vale più nulla, da quando lo si può ammazzare, inerme, sin dal grembo materno.

            Da quella triste legge in favore dell’aborto di circa 30 anni fa, l’uomo ha iniziato il suo lento ma graduale declino, distruggendo sé stesso perché mettere le mani sulla vita, qualunque sia il motivo, è un gesto di sfida contro Dio, autore della vita, e pertanto Dio ha lasciato l’uomo in balìa delle sue miserie, lo ha reso cieco, sordo e muto anche alla voce della propria coscienza e della propria ragione.   L’uomo ha voluto perdere la perla preziosa che lo distingue da tutti gli altri esseri viventi: il senno, la saggezza, cioè il “ben dell’intelletto” che è la voce della Verità, cioè la voce di Cristo, cioè la voce di Dio, e allora Dio lo ha lasciato in balia delle tenebre.

            E quale lume può avere quella persona che insiste con una pertinacia spaventosa per anni e anni nel tentativo di far morire un suo familiare, appellandosi alla legge e aprendo in tale modo una breccia insidiosa che potrebbe avere delle ripercussioni devastanti nella legislazione civile?  La cosa è ancora più assurda se si pensa che esistono istituti religiosi disposti a prendersi cura gratuitamente dell’assistenza di certi invalidi, senza farne cadere il peso sulla famiglia.  

            Quale vittoria meravigliosa hai ottenuto cara Italia con questa sentenza di morte atroce! Chi garantisce che gli aguzzini di oggi non siano tra le vittime di domani? E poi ti lamenti, cara Italia, se l’economia va a rotoli trascinata sempre più in basso dall’immoralità dei costumi? Se diminuisce il lavoro anche per i medici, oltre che per gli avvocati senza scrupoli, perché anziani e malati cominciano a rifiutare il ricovero per timore del peggio? Ti meravigli se aumentano gli omicidi, i drogati, i criminali, i maniaci sessuali in una società che propina solo la morte? E poi magari te la prendi col Padre Eterno se capita qualche calamità, mentre per tutto il resto mai ti ricordi di inginocchiarti per chiedere aiuto, consapevole che sei creatura fragile, povera, provvisoria, che ti basta un incidente qualunque per restare paralizzata o presentarti davanti a Lui per la resa dei conti!   

            Qui sulla terra, infatti, ci stiamo giocando la vita del Cielo, e se perdiamo quella, abbiamo miseramente fallito tutto, checché ne dicano i cosiddetti laici benpensanti, vale a dire gli atei, gli agnostici, quelli che sfidano Dio, la vita e le sue leggi! E in questo percorso terreno all’insegna della precarietà anche la sofferenza fisica o morale ha il suo ruolo e il suo significato perchè ci rende più forti nelle difficoltà e più comprensivi verso le sofferenze degli altri; fa emergere quei valori morali che costituiscono la dignità della nostra persona e l’eroismo delle nostre virtù, ma soprattutto ci fa comprendere il mistero della Croce di Cristo da cui proviene la nostra salvezza.

            E tu, cara Eluana, se veramente dovessi raggiungere il gaudio eterno attraverso questo martirio, ricordati che il Signore ti darà la forza per superarlo, come ha sempre fatto con i santi martiri davanti ai loro aguzzini di tutti i tempi, e poi ti incontrerai con l’Amore per sempre.

            Mentre noi, quando saremo chiamati a rendere conto del nostro operato a Dio, giusto Giudice – che avverrà sicuramente, anche se nessuno vuole sentirne parlare – ci verrà chiesto se abbiamo dato da mangiare a quelli che avevano fame, se abbiamo dato da bere a quelli che avevano sete, se abbiamo avuto cura dei nostri ammalati…e questa sentenza sarà per noi definitiva, per tutta l’Eternità, senza possibilità di appello.

                                                                      Centro culturale Nicolò Stenone – Verona