Il termine “farsa” viene indicato per un’opera letteraria che è un misto di commedia e tragedia. Una delle prove della stupidità che caratterizza la nostra epoca è data dal permanere in circolazione della teoria della respirazione bocca a bocca in assenza di presidi anestesiologici. L’assistenza respiratoria mediante la compressione delle pareti laterali del torace, è stata codificata già nel 1916 sul manuale della Croce Rossa dal titolo “Soccorsi d’urgenza” in dotazione dell’Esercito Italiano. L’autore del metodo era il dottor Carlo Galliani, ispettore capo della Croce Rossa e direttore del corso.L’autore di questa memoria ha usato con successo nella sua carriera di neurochirurgo decine di volte la tecnica di compressione manuale delle pareti anteriori del torace con una tecnica molto simile a quella descritta dal Galliani.La critica al metodo bocca a bocca è stata già fatta dall’autore in altra parte di questo sito. Appare opportuno esaminare il problema da un’altra angolazione. Quello delle responsabilità penali di chi insegna questo metodo (la bocca a bocca).La premessa fondamentale riguarda le condizioni nelle quali si presenta il paziente che è in paralisi respiratoria. La respirazione bocca a bocca è stata resa popolare da film in cui si fa vedere un uomo che soccorre una bella ragazza usando il suddetto metodo. Nella realtà la paralisi respiratoria per stimolazione del nervo vago determina dopo pochi secondi vomito ripetuto, di conseguenza la bocca del soggetto è piena del contenuto gastrico vomitato. Sono pochi i soccorritori che riescono a controllare il disgusto. Questo è uno dei motivi del rifiuto ad eseguire il metodo bocca a bocca.Su internet è pubblicato il risultato di una ricerca intitolato: “Omissione della respirazione bocca a bocca”: la riluttanza del soccorritore ed il timore di contrarre malattie sono le principali cause di tale omissione. In un’indagine su 1000 soccorritori BLS laici, solo il 15% ha dichiarato di essere disponibile ad eseguire la ventilazione bocca-a-bocca a sconosciuti.Le deduzioni da trarre sono le seguenti: l’85% dei soggetti in paralisi respiratoria è destinato alla morte perché i soccorritori BLS laici non sono disponibili in mancanza di presidi medici ad attuare la bocca a bocca.Nella realtà la cifra degli eventuali mancati soccorritori è molto più alta includendo i soggetti non abilitati BLS. Questa indagine motiva l’alto numero dei morti per overdose da stupefacenti. In Italia sono circa 1000 ogni anno.Consultando Internet risulta che sono ancora in produzione i respiratori a corazza che venivano usati negli ospedali italiani, soprattutto nei reparti di neurochirurgia, nei quali erano frequenti le paralisi respiratorie.Si riferisce quanto è scritto su Internet sui respiratori a corazza:“Più maneggevole del precedente, è sicuramente idonea all’uso domiciliare. E’ costituita da un guscio rigido che si applica sul torace del paziente. La particolare rigidità dei vecchi modelli ne limitava l’utilizzo in presenza di scoliosi, che rappresenta una prevalente complicanza evolutiva delle malattie neuromuscolari.”Il funzionamento del respiratore a corazza è molto semplice: è costituito da un guscio simile a quello di una tartaruga, nel suo interno contiene due manicotti di gomma espansibili collegati ad una pompa pneumatica che li fa gonfiare ritmicamente.Il guscio viene applicato con delle cinghie alle pareti anteriori del soggetto in paralisi respiratoria. L’assistenza respiratoria, in caso di paralisi totale, poteva durare molti giorni.L’azione del respiratore automatico è identica a quella del soccorritore che usa le mani con le dita divaricate ed applicate alle pareti laterali del torace. E’ evidente che, nel caso del respiratore automatico e del soccorso manuale, è importante che la lingua del paziente non cada nel retrobocca occludendo le vie respiratorie.La situazione è la seguente:Da diversi decenni sono in funzione i respiratori automatici che sono in grado di far respirare un paziente in paralisi respiratoria per giorni interi. E’ sufficiente consultare Internet per averne conferma.Secondo i fautori della bocca a bocca, invece, il soccorritore che usa le mani al posto dei manicotti espansibili del respiratore automatico a corazza, non è in grado di ossigenare il paziente, nemmeno per pochi minuti, quelli sufficienti a permettere l’arrivo di presidi anestesiologici.Per fare un paragone a beneficio dei più scettici, ci troviamo al cospetto di “eminenti scienziati” che sosterrebbero che la maionese può essere prodotta solo con un frullatore elettrico e che non è assolutamente vero che per secoli è stata ottenuta sbattendo i tuorli d’uovo manualmente.Il paragone si riferisce al respiratore automatico a corazza e alla compressione manuale delle pareti laterali del torace. La similitudine dovrebbe essere chiara ai più.Purtroppo non è il caso di fare dello spirito su certi “eminenti scienziati” perché in questa faccenda vi sono gravi aspetti morali e legali: dichiarare per iscritto in documenti legali, come perizie chieste dall’autorità giudiziaria e in altri modi che, in mancanza di presidi anestesiologici l’unico metodo di assistenza respiratoria è costituito dalla bocca a bocca, costituisce il reato contemplato dall’art. 373 “falso ideologico”. La pena prevista è la reclusione fino a 6 anni.La cosa non finisce qui. Vi è la istigazione a delinquere (art. 414 C.P.) che porta all’omissione di soccorso perché il soccorritore, non essendo in grado di vincere il disgusto, non opera alcun’altra manovra rianimatoria. La pena per l’istigazione a delinquere è fino a 5 anni di reclusione. Il risultato del falso ideologico è la strage di migliaia di persone (art. 422 C.P.), pena prevista non inferiore a 15 anni. Vi è inoltre l’aggravante della continuazione dei reati. Infatti, nell’ipotetico “Museo degli Errori” non è stata ancora ripetuta la semplice prova della compressione toracica nella fase di induzione dell’anestesia generale fatta nel 1987 dall’autore di questa memoria e pubblicata in vari lavori ed in questo sito che dimostra l’efficacia della compressione toracica manuale. I parenti delle vittime potrebbero chiedere i danni in sede civile agli autori del falso ideologico.