Ciò che genera il progresso, viene surclassato dalla sua creazione.
Nelle geometrie dell’occupazione, è un motivetto comune quasi quanto l’assioma secondo cui cercare un lavoro è un lavoro serio. Per molti, ma non per tutti. Già, perché le cronache del bluff infarciscono il principio dell’uguaglianza con paurosi innesti anarchici, con esami truccati e indagini sui relativi brogli che sfociano nel ridicolo, nella bolla di sapone. Troppe spese da sostenere per appurare la verità, e allora si tiene buono il garbuglio, anche se ripropone gli stessi cognomi di sempre. Salvo lievi differenze: amici & congiunti salvano il salvabile. Concorsi pilotati, assunzioni facili, viatici ai confini del fantozziano; cinema, letteratura, saggistica e sapienza popolare, col tempo, hanno provato a scalfire il muro della consuetudine, ottenendo solo danni fisici. Fegato marcio, unghie scheggiate, smorfie di ribrezzo. È una pratica troppo in uso, e il suo circolo vizioso ha radici fonde, fittoni duri da estirpare.
Non è un paese per giovani, insomma. A meno che non portino a spasso un nome illustre, o che un ramo della famiglia si estenda laddove c’è humus, terreno fertile su cui costruire le speranze di un futuro senza precariato, dubbi, spettri dell’incertezza e dello sfruttamento. In sintesi, i soldi non danno la felicità, ma pagano un gruppo di specialisti che risolvono il problema. Potranno avere ruoli occulti o più nobili, essere in vista o protetti dal clamore, ma resteranno ad uso e consumo dei beneficiari e dei mass media, pronti a riempire titoli e scalette di agghiaccianti imbarazzi e ingenue indignazioni. L’industria del tarocco ha messo capi, capetti e dignitari dinanzi al fatto compiuto: una bella e calda poltrona, a dispetto di chi, magari più meritevole, si è laureato, specializzato da anni, e da altrettanti anni ignora il suo avvenire. Ciò che resta è la sensazione di compiuta inutilità che cresce nell’animo di ricercatori sottopagati, cervelli in fuga e uomini di buona volontà, di fronte all’ennesimo esame da sostenere. Se nel teatro di Eduardo le prove non finiscono mai, nella vita sembra che la fortuna bussi sempre alla porta dei soliti noti. Per tutti gli altri, ammesso che ne ricordi l’indirizzo, lo fa soltanto quando sono alla toilette.