Lunedì 9 febbraio, ore 20. Pochi brandelli di stelle a pioggia sul cielo di Udine, che poi è tutti i cieli del mondo.
Eluana Englaro se n’è andata, all’improvviso ma non troppo, nella sua discreta e indelebile astinenza dalla ribalta. Ce l’avevano portata prima un incidente, poi la battaglia del padre, infine l’indomita persecuzione dei media. È scomparsa con la sete di libertà che chiede di abbreviare ogni chiasso, clamore, frastuono, quasi anticipando la gogna mediatica che il suo stare al mondo continuava a ingigantire. Più dello schianto, le è stato fatale il dibattito sulla sua vita. Che prima dell’incidente avesse o meno espresso un desiderio circa il suo eventuale destino non è dato sapere, ma il testamento biologico non è un diritto che si può reclamare in piazza. E neppure in televisione.
Cervelli in stato vegetativo? No, grazie. Fuori dall’aula, parlamentari compresi. Non sappiamo se alla fine del cammino terreno la vita ci aspetterà come un mendicante, tendendo la mano, ma possiamo evitare di ridurre il dolore privato a una réclame strumentale. Grazie, Eluana, per avercelo ricordato.
The story of life
is quicker than the wink of an eye.
The story of Love is "hallo and goodbye,
untile we meet again".
[Jimi Hendrix]